Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/08/2016, a pag.11, con il titolo "Un patto per fermare i curdi" la cronaca di Giordano Stabile.
Ecco l'ennesima prova che i kurdi possono contare soltanto sulle proprie forze. Nemici e pseudo-alleati non perdono occasione per stare dalla parte degli stati-canaglia, poco importa se usano armi chimiche - Usa e Francia stanno ancora discutendo se fare una risoluzione di condanna !- o se la Turchia di Erdogan giudica i kurdi allo stesso livelli dell'Isis e li massacra. I kurdi non devono avere un loro Stato.
Ecco l'rticolo:
Giordano Stabile
Perché gli Usa hanno ammonito Ankara? I ribelli filo-turchi continuano ad avanzare verso Manbij, nel Nord della Siria, appoggiati dall’esercito turco. Nella città, strappata all’Isis dopo una battaglia di 73 giorni, i guerriglieri curdi dello Ypg rinforzano le loro posizioni, nonostante le pressioni di Washington e gli ultimatum di Ankara perché si ritirino a Est dell’Eufrate. Lo scontro è vicino e il Pentagono ha espresso le sue «preoccupazioni» per lo spargimento di sangue fra due dei suoi alleati nella lotta allo Stato islamico: «Il nemico è l’Isis», ha ammonito. Dopo l’agguato a una colonna di tank turchi di sabato, e le stragi di guerriglieri e civili nei villaggi a Sud di Jarabulus domenica, la Turchia ieri ha accusato i curdi di «pulizia etnica» e lanciato un nuovo monito: «Lo Ypg deve ritirarsi oltre l’Eufrate, come ha promesso e gli Stati Uniti hanno garantito - ha detto il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu -, altrimenti saranno colpiti». La risposta curda è stata ambigua. «Ci sono rinforzi in arrivo a Manbij - ha ammesso il portavoce Ibrahim Ibrahim -. Ma non sono dello Ypg». I curdi si riferiscono a milizie arabe loro alleate, come quelle cristiano-siriache, ma poi protestano per i militanti fatti prigionieri dai ribelli filo-turchi: «La Turchia è responsabile». Segno però che lo Ypg è ancora a Ovest dell’Eufrate. I curdi devono far fronte alle incursioni turche anche più a Est. Lo Ypg denuncia anche un bombardamento vicino a Qamishlo. E punta il dito contro i ribelli usati da Ankara: «Hanno la stessa ideologia dell’Isis». Non è proprio così ma è anche vero che il grosso degli alleati dei turchi è costituito da Faylaq al-Sham, la Legione Siriana di ispirazione salafita, e dalla Brigata turkmena, già alleata di Al Qaeda sui fronti di Aleppo e Idlib. Sono gli stessi ribelli nemici del governo di Damasco ma finora la sua reazione «all’invasione» turca è stata tiepidissima. Per due motivi. Da una parte lo spostamento degli insorti verso la frontiera Nord facilita l’attacco ad Aleppo. Dall’altra c’è un tacito accordo Turchia-Siria-Iraq-Iran nel ridimensionare le ambizioni curde. Lo fa intuire il vicepremier turco Kurtulmus quando spiega: «Impedire che lo Ypg completi la striscia di influenza che dall’Iraq sta arrivando al Mediterraneo significa impedire che la Siria venga divisa».
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