Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/08/2016, a pag.18, con il titolo "Islam,la base dem incalza Sumaya 'niente ambiguità'", la cronaca di Matteo Pucciarelli.
Sumaya Abdel Qader
Il titolo promette più di quanto il testo offre. Il dibattito con Sumaya Abdel Qader si rivela di scarso interesse, non tanto per le risposte dell'interessata, in gran parte condivisibili, ma per l'insipienza delle domande. Se questa è la base del PD milanese, va detto che ci vorrà un lungo lavoro di informazione. Si spiega perchè la candidata musulmana Maryan Ismail, lei sì moderata, lontana dalle posizioni da Sumaya, sia stata emarginata.
Ecco l'articolo:
Matteo Pucciarelli
MILANO. La domanda precisa, e probabilmente la più spinosa della serata, il pubblico del Pd gliela deve porre per ben tre volte: «Ma se in un quartiere, o in una scuola, ci si dovesse trovare con una maggioranza musulmana, quale principio prevarrebbe? La laicità o il Corano?». La consigliera comunale (del Pd) Sumaya Abdel Qader sembra tergiversare un po’. Ma alla fine tranquillizza tutti: «Vale la legge del Paese nel quale viviamo. Se mai dovesse accadere, mi impegnerò a garantire la laicità e il rispetto per qualsiasi sensibilità religiosa». È il secondo giorno della festa dell’Unità di Milano e la protagonista è lei: 38 anni, tre figli, tre lauree, lo hijab sempre sulla testa e vicina al Caim, il coordinamento delle associazioni islamiche milanesi accusato di qualche ambiguità nella condanna dell’estremismo islamico. Per “colpa” sua un’altra dirigente musulmana del Pd ha lasciato il partito dopo le elezioni amministrative e ieri ha disertato l’incontro successivo, cioè Maryan Ismail, che accusa: «Il partito vuole rappresentare sempre di più l’ideologia ortodossa, escludendo ancora una volta volontariamente la voce dei musulmani laici e integrati nel tessuto sociale da decenni». Di sicuro nel cofronto dal titolo “#Tutta colpa di Sumaya”, alla consigliera non è stato risparmiato nulla da parte di un pubblico sensibile al tema della laicità e dei diritti e a quello della libertà religiosa. «Ma lei si sente di dover chiedere scusa per i recenti attentati?», altra domanda. Lei: «È come chiedere al popolo italiano di scendere in piazza per dissociarsi dalla mafia. Impossibile farlo, nonostante la gran parte viva in antitesi con quei valori». E poi, cosa ne pensa della poligamia? Prima una risposta che appare ambigua («È una pratica vietata dalla legge e non è nelle esigenze delle persone. Se domani gli italiani chiedessero un referendum si potrebbe fare? Boh, lo chiedo a voi», rumori in platea), dopo spiega meglio: «Se si vuole fare un discorso serio, non si può prescindere dalle parità di genere ». Oltretutto «non siamo in uno Stato a maggioranza musulmana... ». La sensazione è che per lei, che rivendica l’amore per lo studio, gli esami non finiranno qui.
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