Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/08/2016, a pag.3, con il titolo " Assad e Stato islamico hanno usato armi chimiche in Siria ", il commento di Daniele Raineri sull'uso delle armi chimiche di Assad e Stato islamico in Siria.
Daniele Raineri
Roma. Gli attacchi con le armi chimiche in Siria sono stati compiuti dal governo del presidente Bashar el Assad e dallo Stato islamico, ha accertato dopo anni d’indagini una squadra internazionale di specialisti formata dalle Nazioni Unite e dall’Opcw (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche). E’ la prima volta in questa guerra che la responsabilità per gli attacchi chimici è attribuita con certezza, perché i precedenti rapporti delle Nazioni Unite si erano limitati a constatare l’accaduto (“ci sono stati attacchi con armi chimiche in Siria”) senza indicare i colpevoli. Attenzione: non si parla per ora del caso più famigerato di strage con armi chimiche, quello con i razzi caricati con il sarin lanciati sui quartieri alla periferia di Damasco non controllati dal governo che il 21 agosto 2013 ha ucciso più di 1.400 persone. La squadra di esperti per adesso ha invece chiuso altri tre casi meno conosciuti: due sono bombardamenti con bonbe al cloro contro villaggi nel nord della Siria effettuati da elicotteri del governo, il terzo è un colpo di mortaio “arricchito” con il cosiddetto gas mostarda, che è un agente tossico che crea vesciche dolorose e anche mortali su pelle e polmoni. Questo colpo di mortaio è stato sparato dallo Stato islamico nell’agosto 2015 e anche in questo caso contro il territorio controllato dai gruppi dell’opposizione, che sono in guerra sia con Assad sia con il gruppo estremista. Il gas vescicante fu con tutta probabilità preso dallo Stato islamico durante una razzia in una base dell’esercito siriano caduta nel dicembre 2012, come spiega una bella inchiesta in tre puntate pubblicata la settimana scorsa da Foreign Policy. Tuttavia, mentre l’uso di scorte di materiale militare catturato da parte dello Stato islamico non è una novità e non ha conseguenze politiche (la linea unanime non cambia: lo Stato islamico va debellato, che usi o non le armi chimiche), la dimostrazione che è il governo di Assad a usare i barili-bomba al cloro contro i siriani avrà effetti già a partire da martedì 30 agosto, quando il rapporto sarà reso pubblico e discusso alle Nazioni Unite. Lo stesso rapporto, che per ora circola soltanto in forma ridotta come sommario di due pagine, dice anche che l’analisi dei campioni prelevati in 122 siti in Siria dimostra che il governo di Damasco sta continuando “attività potenzialmente legate ad agenti chimici non dichiarati” e che le spiegazioni offerte “non sono plausibili dal punto di vista tecnico e scientifico”, e in questo modo conferma i sospetti e le dichiarazioni di esperti e diplomatici più volte apparse negli ultimi tre anni anni (per esempio in Israele) sul fatto che Assad non ha consegnato tutto il suo arsenale chimico come sarebbe stato tenuto a fare secondo l’accordo del settembre 2013 firmato con Russia e America. Tra il dicembre 2015 e l’agosto 2016 l’Opcw ha ricevuto più di 130 segnalazioni di uso di armi chimiche in Siria da parte di stati membri. Questa settimana i team tecnici dei ministeri degli Esteri di Mosca e Washington stanno lavorando al testo di un possibile accordo per un’azione militare congiunta in Siria. Ma sul caso delle armi chimiche di Assad i due governi sono su posizioni opposte. La Russia promette un veto scontato in Consiglio di sicurezza a favore di Assad e contro ogni possibile sanzione (e così farà anche la Cina). L’Amministrazione Obama invece vuole impugnare il rapporto per esercitare pressione su Assad, anche perché sul tema delle armi chimiche in Siria si sente vulnerabile in modo speciale. Il presidente sconta una promessa incauta fatta nel luglio 2012, un anno prima della strage di Damasco, quando definì l’uso di armi chimiche da parte di Assad una “linea rossa” che non era possibile valicare e disse che in caso contrario ci sarebbe stato un intervento militare americano. La linea rossa fu violata quasi senza conseguenze e oggi il caso è sollevato da molti tra gli osservatori della politica estera di Obama come un fallimento americano e una ferita alla sua credibilità. L’ambasciatore francese alle Nazioni Unite, Alexis Lamek, ha messo le basi per una contrapposizione frontale al Consiglio di sicurezza e ha avvertito : “Quando si parla di proliferazione e di uso di armi chimiche e di armi di distruzione di massa, non possiamo permetterci di essere deboli e il Consiglio dovrà agire” Le bombe al cloro sono un’arma chimica di importanza marginale. Il cloro non è una sostanza proibita ed è facilmente reperibile, e a differenza degli altri composti proibitissimi rientra nella categoria delle armi soltanto quando è usato in guerra. Dal punto di vista tecnico, le bombe al cloro sono enormemente meno letali del sarin, non c’è confronto: le prime creano una nuvola tossica verdognola e tossica alla quale è facile sfuggire, al punto che l’evento più pericoloso è quasi sempre l’esplosione stessa; il secondo è invece capace di raggiungere e sterminare centinaia di persone nel giro di pochi minuti. Il governo siriano però ha bisogno di rassicurare la propria base e di dimostrare ai suoi sostenitori interni che l’accordo sull’arsenale chimico non è stato castrante in via definitiva, che ci sono ancora ampie libertà e autonomia di azione contro i nemici, anche con sostanze tossiche. I barili bomba al cloro, che non sono armi banali ma hanno richiesto un quid di studio prima della produzione, assolvono lo scopo. Incutono timore ma non arrecano gli stessi danni delle altre armi chimiche, e non fanno scattare gli allarmi internazionali scattati nell’agosto 2013. L’ultimo caso risale al 10 agosto: due barili bomba al cloro sganciati sulla zona est di Aleppo, quella fuori dal controllo del governo (che è anche, in assoluto, la più devastata dai bombardamenti).
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