Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/08/2016, l'analisi di Carlo Panella che informa sugli ultimi movimenti della Turchia di Erdogan: combattere l'Isis, dopo averlo sostenuto, e la guerra continua contro i kurdi, senza che l'Occidente giudichi opportuno intervenire.
Libero-Carlo Panella: " Erdogan si butta sulla guerra di Siria"
Erdogan bombarda i kurdi ... finalmente abbiamo la nostra aviazione
Carlo Panella
Svolta clamorosa della Turchia di Tayyip Erdogan che ieri all'alba ha passato con una colorma di carri armatii il confine con la Siria e ha attaccato e conquistato, con un forte impiego dell'aviazione e dell'artiglieria pesante, la citta di Jarablus, subito al di là della linea frontaliera e controllata da anni dall'Isis. Per anni le televisioni di tutto II mondo hanno mandato in onda le immagini dei vessilli neri del Califfato dell'Isis che svettavano su tutti i minareti di Jarablus, visibili a occhio nudo dal territorio turco. Prova indiscutibile di una tolleranza, anzi di una complicita oggettiva con l'Isis di un Erdogan che accettava senza reagire la sfida di un provocatorio presidio armato del Califfato subito al di là dei propri confini. Il tutto, all'intemo di una ambigua strategia turca che favoriva chiunque si opponesse a Beshar al Assad, anche i terroristi di al Baghdadi. Una strategia fortemente contestata da ampia parte degli stessi vertici militari turchi e ragione non secondaria del tentato golpe poi fallito del 15 luglio scorso. Pur pienamente giustificato, l'attacco via terra e via aria di armate turche sul territorio siriano costituisce indubbiamente - e volutamente - una violazione della sovranita siriana e infatti ii govemo di Damasco ha reagito con furibonde proteste. Dietro le colonne dei carri armati turchi infatti si sono mossi ben 5.000 miliziani ribelli siriani turcomanni e soprattutto della laica Free Syran Army, alleati di Ankara, che intendono prendere possesso della citta in funzione anti Assad, oltre che anti Isis, per poi probabilmente marciare sulla vicina Aleppo, per impedime la caduta nelle mani del regime di Damasco. Naturahnente non è stata casuale la coincidenza Ira questa mossa di Erdogan e la contemporanea visita ad Ankara del vice presidente Usa Joe Biden, la prima dopo II fallito golpe. Una sfida aperta alla pasticcidata strategia americana in Siria e in marcatura di una piena autonomia di azione della Turchia nella crisi siriana, peraltro anche nei confronti di una Russia tenacemente alleata di Assad. Joe Biden, naturalmente, dovra affrontare con Erdogan anche lo spinoso tema dell'e-stradizione dagli Usa di Fetul-lah Gillen, il teologo islamico che la Turchia accusa di essere stato ii promotore del golpe del 15 luglio e che imbarazza non poco Washington, che teme di essere accusata dalla comunita intemazionale, a ragione, di cedere a pressioni turche per nulla motivate sul piano legale. Un imbarazzo che è trapelato dalle parole di Joe Biden, che si è confermato come gaffeur, dichiarando: "Vorrei che Gillen fosse in un altro paese e non negli Stati Uniti". L'imbarazzo di Biden è poi accresciuto dal contemporaneo attacco aereo disposto da Erdogan contro la citta siriana di Kharlcamis, controllata dai curdi del Ypg, alleati degli americani - ma anche di Assad - nel contrasto all'Isis. L'apertura di questo secondo fronte militare turco in Siria, oltre a costituire uno schiaffo nei confronti degli Usa, segna una seconda sfida aperta ad Assad e alla Russia. Nei progetti russo-siriani, infatti, la nascita di una repubblica curda del Ypg - denominata Rugava - nel nord della Siria costituisce un fatto strategio , anche perchè grazie a questa blasfema alleanza Assad ha potuto liberare consistenti forze militari dal presidio del nord del Paese. Specularmente, la nascita di questa entita curda in Siria è intollerabile per la Turchia, anche perchè funziona come santuarioo per i ribelli curdo-turchi del Pldc, alleato del Ypg, che conducono dal luglio scorso una guerra senza esclusione di colpi - e di attentati - contro i militari e le citta turche. Dunque, da ieri è iniziata una escalation militare nella crisi siriana, dagli sviluppi imprevedibili.
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