Quanto è accaduto all'Univeristà di Lecce
(IC di ieri: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=16&sez=120&id=63522 ) è di una gravità assoluta per due motivi. Il primo, come una università statale italiana abbia potuto avallare il progetto di una università islamica, il cui scopo, neanche tanto nascosto, era quello di incitare all'odio verso gli ebrei e Israele, come ha scritto il segretario Abdallah Villani, in attesa dell'avvento di una 'soluzione finale', ma "questa volta definitiva". Il secondo, persino più grave, il silenzio dei giornaloni Repubblica,Stampa, Corriere ecc. su un fatto di interesse nazionale. Se non fosse stato per il CORRIERE del MEZZOGIORNO, LIBERO e FOGLIO, la vicenda sarebbe stata una non-notizia.
Ma la storia non finisce qui, andata in fumo la prospettiva Lecce - solo grazie allo scandalo che ne è nato - Khaled Paladini, presidente dell'intera baracca, annuncia che trasferirà tutto in Piemonte, a Omegna, dove sembra verranno accolti a braccia aperte. Il Ministro non a nulla da dire ? E la Regione Piemonte, neppure? Con quei precedenti non dovrebbe essere difficile negare qualsiasi tipo di permessi.
Khaled Paladini
Riprendiamo parzialmente dal Corriere del Mezzogiorno di oggi, 24/08/2016.
A seguire il commento di Fausto Carioti, in prima pagina su LIBERO:
II presidente della Fondazione Khaled Paladini dichiara: l'iniziativa non interessa, andiamo in Piemonte, a Omegna, dove stiamo lavorando al nostro progetto di Universita islamica con sede nell'ex stabilimento della Bialetti», Un progetto, quest'ultimo, del quale si parla ormai da alcuni anni, ma tutt'oggi ancora al palo. Paladini, 57 anni, salentino di Magliano convertitosi all'Islam, vede tramontare un sogno proprio mentre scoppiano le polemiche per le recenti frasi antisioniste postate sul suo profflo Facebook da Raffaello Yazan AbdAllah Villani, responsabile dell'ufficio di segreteria della Fondazione Università Islamica di Lecce. La nostra fondazione non ha più nemmeno la sua sede a Lecce e abbiamo spostato tutte le nostre attivita in Piemonte, dove le condizioni sono assolutamente diverse, direi proprio migliori. Ad Omegna abbiamo iniziato le attivita preparatorie per il master in Diritto e finanza islamica.
Libero-Fausto Carioti: " Il governo scomunica l'Università islamica"
A Fausto Cairoti, autore dell'ottimo pezzo che segue, facciamo un solo appunto. Scrive: "quell’università, che pure ha nel proprio comitato scientifico un luminare del calibro di Franco Cardini". A meno che non sia una citazione ironica, ma non pare, l'Università Islamica ha avuto fra i numi tutelari Franco Cardini non a caso. Cardini è una delle colonne portanti della invasione musulmana in Italia, in prima fila ovunque l'islam lo ritenga utile. Catto-islamista è il nome che piace sia al Vaticano che agli imam.
Ecco l'articolo:
Bisognerebbe chiedere al ministro Stefania Giannini di chiudere la prima (e per ora fortunatamente unica) università islamica d’Italia, dopo che il responsabile della segreteria dell’istituto ha invocato la «soluzione finale per i sionisti» e le sue parole sono arrivate sui giornali israeliani. Ma non si può fare, perché quell’università, che pure ha nel proprio comitato scientifico un luminare del calibro di Franco Cardini, non esiste. Almeno non come soggetto accreditato dal ministero dell’Istruzione. Lo dice la stessa Giannini alla giornalista di Libero Brunella Bolloli: «La cosiddetta università islamica di Lecce non è affatto riconosciuta dal Miur e non ci risulta alcuna loro richiesta di accreditamento». Eppure i responsabili del sedicente ateneo, sul sito, sostengono che esso sia «in attesa del riconoscimento Miur». Qualcosa non torna. La storia di quella che avrebbe dovuto essere «la corrispondente della Cattolica di Roma e Milano, ma di matrice musulmana», è stata opaca sin dall’inizio. Il suo fondatore e attuale presidente, l’imprenditore salentino Giampiero Khaled Paladini, non ha mai spiegato chi sarebbero stati i finanziatori. E ancora oggi non si è capito quanti e quali soldi ci siano dietro al progetto. Nel novembre del 2014 Paladini convocò alcuni giornalisti nello studio del suo avvocato e spiegò i suoi progetti. Volò molto alto: disse che i suoi punti di riferimento erano l’Unione delle comunità islamiche, e questo era prevedibile, ma citò anche la Qatar Foundation, che per capirsi è quella che appartiene agli sceicchi del ricchissimo staterello arabo e sponsorizza il Barcellona di Lionel Messi. Per realizzare l’ateneo, raccontò la Gazzetta del Mezzogiorno, sarebbero stati coinvolti anche «i Paesi della Lega Araba e quelli aderenti all’Opec». «È già stato avviato il progetto “Un milione di barili per la gloria di Allah e per il dialogo dei popoli del Mediterraneo”, nato proprio per finanziare la nascita dell’ateneo islamico», annunciò quel giorno Paladini. Solo questa voce, alla quotazioni di allora, avrebbe dovuto garantire entrate per 65 milioni di euro. Fatto sta che né sul sito della Qatar Foundation, che pure elenca in modo minuzioso tutti i progetti che sponsorizza, né in quel- li delle altre istituzioni citate da Paladini, è mai apparsa traccia della Università islamica d’Italia. Né si è visto il milione di barili promesso, che avrebbero dovuto essere importati in Italia, lavorati in due raffinerie e venduti sul mercato per foraggiare l’ateneo. Intanto, anziché nell’imponente struttura dell’ex Deposito tabacchi di Lecce, che era l’obiettivo iniziale, la gloria culturale dell’Islam italiano si è accomodata nei più modesti locali di via Matteotti, in una sede teoricamente provvisoria. Chi la stia finanziando è ancora un mistero: sul sito dell’istituzione (unislamitalia.it), dove peraltro abbondano i refusi, essa è presentata come «una libera e nonprofit Università secondo la legge italiana», ma non c’è alcun riferimento ai generosi sottoscrittori. L’unica cosa chiara è il ruolo della Confime come fondatrice dell’ateneo. Si tratta della Confederazione imprese mediterranee, che raggruppa alcune aziende del Sud ed è presieduta dallo stesso Paladini. Ha la sede a Roma, in un palazzone condominale che affaccia sulla tangenziale. In ogni caso le ambizioni restano intatte. L’ateneo per ora si limita a proporre un corso di Laurea coranica e società occidentale («2.500 euro annui, escluse borse di studio e incentivi»), per il quale non occorre l’accreditamento del Miur, e nei prossimi mesi dovrebbe avviare due master: uno in Diritto e finanza islamica («realizzato col supporto delle più importanti organizzazioni delle banche islamiche presenti in Bahrain», garantisce la brochure) e l’altro in Strutture aerospaziali (per ambedue la tassa d’iscrizione è di 25.000 euro). Ma già a ottobre, spiega quello che con una certa enfasi è chiamato «Master Plan», dovrebbe decollare la facoltà di Scienze Umanistiche, seguita nel 2017 da quella di Scienze Agrarie e l’anno successivo da Medicina e Scienze Infermieristiche. Come questo sia possibile senza che ancora sia stato chiesto l’accreditamento, è un mistero la cui soluzione solo Allah conosce.
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