Cadremo sotto il dominio russo o sotto quello islamico?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari Amici,
nelle ultime due settimane sono accadute alcune cose veramente importanti nel Medio Oriente, che vanno ben al di là di quel che si pensava possibile anche solo qualche mese fa. La prima è che l’Iran ha reso disponibile alla Russia una sua base militare, da cui far partire i bombardamenti contro l’Isis e ha anche acconsentito alla richiesta dell’aviazione russa di far partire missili da quella postazione.
Non era strettamente necessario, perché i russi hanno già basi in Siria, non solo sulla costa ma anche vicino al confine iracheno a Palmira. Gli iraniani sono molto nazionalisti, non hanno mai accettato l’esistenza di basi straniere sul loro territorio, ma ora c’è quella russa e sarà difficile che se ne vadano. (http://www.latimes.com/world/middleeast/la-fg-russia-syria-20160817-snap-story.html ). Anzi, già si parla di una seconda base.
Il secondo fatto è un incontro avvenuto a Baku fra Russia, Azerbaigian e Iran, in cui la Russia si è proposta come mediatore nel conflitto fra i due paesi, cercando di sostituire l’Occidente come protettore del paese caucasico, a quanto pare con buon successo.
E’ uno sviluppo che può preoccupare Israele, che con l’Azebaigian aveva costruito un rapporto che gli consentiva un possibile accesso informativo e in futuro anche aereo, al territorio iraniano. E preoccupa anche l’Armenia, finora protetta dalla Russia contro le minacce dell’asse fra Turchia e Azerbaigian. (http://theduran.com/summit-baku-russia-iran-azerbaijan-new-axis/ )
Il terzo fatto è l’incontro fra Putin ed Erdogan a San Pietroburgo (http://edition.cnn.com/2016/08/09/world/russia-putin-turkey-erdogan-meeting/ ), che ha sancito se non un’alleanza, una qualche vicinanza, la fine del boicottaggio russo e la possibilità di cercare un accordo sulla Siria, dove la Russia ha soprattutto interesse a tenere il suo predominio, l’Iran a proteggere gli sciiti (e i semi-sciiti alauiti, di cui fa parte Assad) e ad avere un accesso al Libano, da dove vengono gli Hezbollah, che sono sotto il suo controllo.
Un accordo per una soluzione siriana condivisa fra Russia, Turchia e Iran non è alle porte, ma ora è fra le possibilità concrete (http://www.rightsreporter.org/turchia-sulla-siria-ok-ad-assad-ma-erdogan-vuole-la-testa-dei-curdi/ ). I
l quarto fatto (soggetto a mezze smentite diplomatiche, ma ripetutamente confermato) è il frettoloso trasferimento in Romania delle 50 testate atomiche che la Russia manteneva in Turchia: uno sviluppo che mostra il deterioramento rapidissimo delle relazioni fra Stati Uniti e Turchia (http://www.debka.com/article/25613/Rushed-evacuation-of-US-nukes-from-Incirlik , http://www.euractiv.com/section/global-europe/news/us-moves-nuclear-weapons-from-turkey-to-romania/ ). Ora è la Russia a chiedere l’uso della base di Incirlik (http://sputniknews.com/middleeast/20160820/1044470471/putin-russia-turkey-nato-incirlik.html ). E’ difficile che la possa ottenere oggi, sarebbe una rivoluzione inaudita, ma il fatto stesso che se ne parli è significativo.
Ora guardatevi una carta geografica per favore e vedrete che c’è una continuità territoriale fra Russia, Azerbaigian, Iran, Turchia, Siria, Libano, Iraq.
E’ il nuovo blocco che Putin vuole costruire, magari dando garanzie a Israele sulla sua sicurezza (ci sono stati quattro incontri faccia a faccia fra Putin e Netanyahu nell’ultimo anno - e nessuno con Obama, naturalmente). Questo blocco formidabile per estensione e potenza esercita un controllo decisivo su tutta la zona settentrionale e orientale del Medio Oriente, rovesciando una situazione strategica stabilita cent’anni fa, alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ne restano fuori l’Europa, la cui insignificanza è totale, i paesi sunniti, in parte (ma solo in parte) Israele. E l’America, naturalmente.
Qui c’è un quinto fatto da citare. E’ ormai ben documentato, nonostante tutte le patetiche smentite, che l’Amministrazione Obama ha pagato un riscatto di 400 milioni di dollari per far liberare tre suoi cittadini detenuti dall’Iran (http://www.nytimes.com/2016/08/19/world/middleeast/iran-us-cash-payment-prisoners.html?_r=1 ): una pratica vergognosa, proibita dalla legge americana, condotta in contanti con banconote straniere, nello stile della “Stangata”, intesa come film).
Questo è il rapporto che Obama ha costruito con quelli che voleva diventassero i suoi alleati: gli prendono i soldi per un atto dovuto, e consolidano l’alleanza con l’avversario storico dell’America. Che in cambio non si sogna di appoggiare gli avversari sunniti dell’Iran.
Perché il Tafazzi che ancora per cinque mesi abiterà alla Casa Bianca non è mai stanco di farsi male (o forse di far male all’America che scioccamente si è affidata a un nemico). E’ difficile visualizzare in maniera più chiara il fallimento totale di una politica estera, che prendendo in mano ancora la carta geografica del Medio Oriente. Prima di Obama, sotto la presidenza di Bush, l’America era alleata con Egitto, Arabia Saudita, Israele, Turchia; controllava l’Iraq, teneva sotto schiaffo Libia e Siria. Ora tutti questi paesi non sono più amici né dipendenti e flirtano, chi più chi meno, con il nuovo boss della regione, Vladimir Putin. C’è qualcuno che ha ancora il coraggio di dare la colpa a Bush del fallimento? No, ma gli americani rischiano di eleggere a novembre il principale architetto della politica estera di Obama nel primo mandato (oltre che una donna coinvolta in una serie di casi politico-giudiziari spaventosi).
Iran o Russia ?
Il punto è che questo smottamento geopolitico riguarda profondamente anche l’Europa. Mentre noi giochiamo alle piccole crocerossine con gli invasori islamici e scambiamo il grido di guerra “Allahu Akhbar” per un sintomo di depressione, mentre regaliamo le caserme all’ospitalità degli invasori e trasformiamo la marina da arma di guerra a traghetto per l’ingresso in Europa dei clandestini, il mondo intorno a noi si fa sempre più minaccioso. C’è un solo dubbio che io vedo, se non ci risvegliamo in fretta: cadremo sotto il dominio russo o sotto quello islamico? In ogni caso sappiamo chi ringraziare: Obama, Bergoglio, Merkel, Hollande...
Ugo Volli