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Ugo Volli
Cartoline
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L’errore 22/08/2016

L’errore
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari Amici,

Scusate se insisto: ormai è chiaro, ha vinto la censura.
Chi si illude di vivere in un regime democratico dove vige la libertà di stampa, farebbe bene a ricredersi in fretta. Non su tutto, è ovvio. Se volete vedere le mutande di una ministra, ci sono i giornali di sinistra per mostrarvela. Se volete leggere il testo di intercettazioni o altre notizie che riguardano i cavoli personali di qualche esponente non allineato con il pensiero unico, gli stessi giornali snob, che hanno ottime fonti nei palazzi di giustizia, vi soddisfano meglio di Novella 2000 e Stop.
E naturalmente c’è abbondanza di cronache riguardo le schermaglie politiche, con particolare riguardo alle nefandezze della maggioranza nei confronti dei poveri antagonisti.

Ma se volete sapere qualcosa dello stillicidio degli attentati, attacchi terroristi e antisemiti, degli stupri e dei crimini dei poveri immigranti, be’, rassegnatevi. Non esce un nome, un’immagine, un dato significativo su provenienza territoriale, etnia, religione dei criminali. Salvo che si tratti di “dati” che servono a confondere le acque, come quando per giorni definirono “norvegese” un immigrato somalo (ma questo venne fuori), colpevole di un attentato, ma definito “squilibrato” e nascosto accuratamente alla legittima attenzione dell’opinione pubblica. Sul tentato omicidio di Strasburgo di un paio di giorni fa, vi rimando al censimento dei titoli subito fatto da Informazione Corretta ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=63487&print=preview );

Ma anche negli articoli le cose non vanno meglio. Nessuno ha citato il nome del criminale (non si può, non te lo dicono... ma il compito di un giornalista non è scoprire le cose che non ti vogliono dire? O c’è una norma che punisce chi lo rivela, anche all’estero? E quale?) Nessuna foto, per carità. Solo la Stampa ha scritto che era musulmano. Pochi hanno detto che al momento di accoltellare aveva firmato il suo gesto col grido di guerra islamista “Allahu Akhbar”. Tutti in cambio hanno spiegato che era stato segnalato come uno psicolabile. E sapete perché, perché aveva già aggredito ebrei in passato. E naturalmente un musulmano che aggredisce degli ebrei non è un razzista, un violento un tentato assassino: è un depresso, un instabile, uno psicolabile. Da compatire, porello.
La procura di Strasburgo non ha affidato le indagini agli uffici antiterrorismo, perché l’episodio non appariva legato al terrorismo.

Perché? non è chiaro, la sola cosa che appare dai giornali è la vecchia storia del “lupo solitario”: non sono provati i rapporti con l’Isis. A parte il fatto che la maggior parte dei lupi solitari non si sono dimostrati solitari affatto (ma solo in un secondo momento, quando non facevano più notizia), dietro a questa notizia sta una valutazione chiara (e molto sbagliata): che solo chi ha legami organizzativi con l’Isis sia da combattere in quanto terrorista. Gli altri, l’ho detto, sono dei depressi, dei proletari delle periferie che contestano il capitale, nella peggiore delle ipotesi dei violenti. E’ un’illusione pericolosa, che coglie malissimo il senso della situazione attuale e ha la conseguenza (molto diffusa negli ambienti responsabili) che “il modo migliore di combattere il terrorismo è espugnare Raqqa (la capitale dell’Isis) e che chiunque combatta il califfato sia un alleato contro il terrorismo.

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Non è vero. L’Isis è una forma organizzativa di spinte sociali molto profonde: innanzitutto è l’arma dei sunniti contro gli sciiti, cioè l’espressione di una guerra di religione vecchia di mille e trecento anni, che è stata fortemente accentuata in questo momento dal fatto
che russi e americani (di Obama) insieme hanno appoggiato i persiani sciiti, che sono il dieci per cento dell’Islam, dando loro il modo di minacciare il centro storico del mondo islamico, il mondo arabo. Poi è uno dei modi in cui si manifesta il revanscismo islamico contro l’Occidente. Dopo alcuni secoli di decadenza loro e di grande sviluppo dell’Occidente, oggi i musulmani avvertono che l’Occidente sta decadendo, sta rinunciando a esercitare la sua forza, sta distruggendo la prpria società, è privo di speranze per il futuro, di politica e di leaders. Di conseguenza si apre la possibilità concreta di rovesciare l’equilibrio del potere, innanzitutto su quella frontiera storica del Mediterraneo che su cui si combatte ininterrottamente dal Settimo secolo.

Ma l’Isis è solo una forma organizzativa di questa spinta, come lo era Al Queida, come lo è l’Iran (con le risorse militari ed economiche di un grande stato). Come lo è l’immigrazione di massa in Europa. Anche se fosse distrutto, la spinta non cesserebbe affatto. Troverebbe altre forme. Ed è questa spinta collettiva che trova espressione nelle vicende individuali di “depressi”, “teppisti di periferia”, e anche in coloro che vanno a raggiungere Isis e altre forze islamiste per farsi addestrare e poi tornano in Europa a combattere il nemico: gli ebrei innanzitutto, ma poi anche i cristiani e i laici e infine gli alleati comunisti.

Non rendersi conto di questo, non capire che il terrorismo è un’espressione del revanscismo islamico e non viceversa, è il grande errore degli europei: giornalisti e politici, magistrati e poliziotti.
Speriamo non degli elettori.

Immagine correlata

Ugo Volli


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