Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 22/08/2016, a pag.7, con il titolo "La repressione di Ankara e gli attacchi dell'Isis, il dramma di noi kurdi due volte prigionieri " l'intervista di Marco Ansaldo alla sindaca kurda Gultan Kisanak, a Rimini.
Gultan Kisanak Marco Ansaldo
RIMINI. «Purtroppo in Turchia la presenza dei curdi non viene accettata E adesso ci troviamo di fronte a un nuovo massacro. La notizia dello spaventoso attentato a Gaziantep scuote anche il Meeting per l'amicizia dei popoli, a Rimini, dov'è ospite Gultan Kisanak, prima sindaca di Diyarbakir, il centro a più forte identità curda nella stessa regione della città colpita l'altra notte. Esponente del Partito della pace e della democrazia ( Bdp) , già parlamentare ad Ankara, 55 anni, Kisanak ne ha passati 4 anni e mezzo in carcere dov'è stata torturata per essersi rifiutata di rinunciare alla propria identità etnica. In passato è stata pure direttore di Ozgur Gundem, il quotidiano filo-curdo chiuso dalle autorità turche pochi giorni fa. Sindaco, il dialogo fra turchi e curdi sembra ormai spazzato via dalla guerra tra militari e Pkk. In più la Turchia è adesso preda di stragi attribuite all'Is. Non c'è il rischio di un allargamento del conflitto? .Il dialogo fra turchi e curdi non è proseguito anche a causa della guerra in Siria. Nell'area siriana del Rojava i curdi vorrebbero una soluzione democratica e si battono contro il terrorismo dello Stato Islamico. E oggi gli attacchi più feroci, come vediamo, sono proprio contro le cittadine curde della Turchia. chia. Però il governo di Ankara teme l'indipendenza curda». E quanto sta influendo lo Stato Islamico in Turchia? .Si sa che tutti i supporti ai gruppi terroristici vengono fatti attraverso la Turchia. Noi curdi stiamo lottando a favore dell'identità curda e non siamo per nulla sulla linea espressa dal partito Giustizia e Sviluppo al potere. Ci battiamo per il dialogo e per un'identità laica e liberale. Ma tutto questo viene contrastato dalla formazione fondata dal Presidente Tayyip Erdogan». Perché sempre più dttà curde sono coinvolte? «Perché il governo turco ha dato fine alle trattative di pace con i curdi, chiudendo la ricerca di una soluzione, ricominciando la guerra, prendendo le nostre città a bersaglio. Come accade a Diyarbakir, dove ci sono decine di migliaia di sfollati dalla Siria che cerchiamo di proteggere. Per) non voglio parlare solo della mia città. Perché ci sono altre realtà colpite dal terrorismo. E sono tutte città amiche fra loro, oltre che piene di profughi, come clizre, Silopi, Sirnak, Sinjan». E come Gaziantep, appunto. Ma il Kurdistan turco in questo modo non rischia di inflammarst? Quello che sta accadendo dimostra quanto le città siano diventate bersaglio della guerra. Sono centri che hanno più anime: quella turca, curda, e dove vivono musulmani e cristiani Sono città che hanno una vita, una cultura, dei valori. Ma tutti coloro che non accettano il pluralismo prendono di mira proprio le realtà abitate da più anime. Ed è così la vita stessa a essere presa a bersaglio». Sirnak rasa praticamente al suolo, Diyarbakir con interi quartieri sotto coprifuoco, Gaziantep nella morsa degli attentati. Che cosa ci mostra oggi questa situazione in Turchia? aChe le città sono ostaggio della guerra. E che tutti quelli che combattono contro il pluralismo, i gruppi più radicali, vogliono distruggerle. II nostro compito invece è di preservar le, ricostruirle. Perché ci deve essere una struttura pluralista, che protegga ogni religione diversa. Noi curdi stiamo facendo di tutto per operare in questo senso. Ma purtroppo il mondo oggi non è a conoscenza delle tante città curde distrutte». Perchè? «Noi facciamo la nostra parte. Combattiamo il terrorismo. Siamo contro tutti gli Stati non democratici Forse ci sono degli interessi fra uno Stato e l'altro. Perchè noi vogliamo vivere in città libere. II futuro ci aspetta con la libertà». Ma in questi stessi centri non ci sono purtroppo i covi dello Stato Islamico? *In Iraq e in Siria gli attacchi terroristici si sono moltiplicati. Poi, dal 2015, anche noi in T urchia abbiamo cominciato a soffrire le stesse cose, la medesima tragedia». Eppure nel 2014 proprio Erdogan aveva cercato il dialogo con i curdi, anche per otteneme il voto alle elezioni, spedendo il capo dei servizi segreti Hakan Fidan a trattare nell'isola di Imrali con il leader imprigionato del Pkk, Abdullah Ocalan. Su che cosa è saltato il negoziato? «Sì, ci furono delle trattative. Noi pensavamo che alcune cose sarebbero cambiate. Poi però non è stato così. Erdogan fini per dichiarare la nullità dei negoziato con i curdi, e che in Turchia c'è solo la nazione turca e basta».
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