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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Una stretta di mano mancata 20/08/2016
 

Una stretta di mano mancata
Commento di Michelle Mazel

dall’edizione francese del Jerusalem Post
(versione italiana di Yehudit Weisz)

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l'israeliano porge la mano, l'egiziano la respinge

Due immagini. Il judoka israeliano Or Sasson che ha appena regalato a Israele la sua seconda medaglia olimpica: dritto sul podio esibisce con un gran sorriso la sua medaglia di bronzo.
E l’altra, il judoka egiziano Islam El-Sheraby, mentre rifiuta la mano tesa dell’israeliano che l’ha battuto, e abbandona l’arena sotto i fischi degli spettatori indignati per un atteggiamento così poco sportivo.
Non è la prima volta che uno sportivo si comporta in modo così poco…sportivo. L’hanno già fatto atleti libanesi, iraniani, sauditi o originari degli Emirati del Golfo, la maggior parte di loro ha perfino preferito rinunciare all’incontro piuttosto che dover affrontare un israeliano.
Molti lasciano intendere fra le righe che l’han fatto per evitare le ire del loro governo. E’ successo che degli artisti libanesi hanno dovuto scusarsi per essersi lasciati fotografare accanto ad artisti israeliani.
Solo che questo caso è diverso. Egitto e Israele non sono più dei nemici. Hanno fatto la pace, si sono scambiati gli ambasciatori. Il Presidente Sadat è venuto in Israele ; Itzak Navon è stato ricevuto al Cairo con tutto il fasto di cui l’Egitto è capace.
Oggi David Govrin è il tredicesimo ambasciatore israeliano ad assolvere le sue funzioni all’ombra delle piramidi.
El Sheraby ha 34 anni. Quindi è nato circa 10 anni dopo la Guerra del Kippur, l’ultimo conflitto armato tra Gerusalemme e Il Cairo, e due anni dopo le relazioni diplomatiche. Eppure…37 anni di pace, una solida cooperazione per la sicurezza, degli scambi commerciali fruttuosi non sono riusciti a dissipare quell’ostilità profonda, quasi viscerale, che anima una gran parte della popolazione egiziana nei confronti del nemico di ieri.
La normalizzazione è ancora considerata come un’offesa all’onore egiziano.
Lo si è visto quando un deputato è stato escluso dal parlamento egiziano per aver
« osato » invitare l’ambasciatore d’Israele a cena.
Ma nel nostro caso c’erano già state delle voci fin da principio. L’egiziano si sarebbe rifiutato di affrontare l’israeliano. Voci presto smentite dopo che il Ministro egiziano della Gioventù e dello Sport aveva dichiarato senza equivoci, che il suo Paese rispetta la Charta olimpica e i suoi principi fondamentali.
Sono poi filtrate altre voci : forte del suo impressionante palmares l’egiziano, che annoverava 16 medaglie d’oro e 15 d’argento nelle competizioni internazionali contro le 12 medaglie d’oro e le 5 d’argento di Sasson, si diceva sicuro di battere con estrema facilità il suo rivale. La sua vittoria sarebbe stata doppiamente applaudita. Solo che non ha vinto e si trova ora attaccato su due fronti.
Sanzionato e spedito a casa dal comitato olimpico egiziano, richiamato all’ordine dal Comitato Olimpico, deve anche fronteggiare l’opinione pubblica egiziana adirata per la disfatta inflitta da un israeliano, ma che sarà indubbiamente pronta a perdonarlo alla sua prossima vittoria.
Per quel che concerne il Comitato, non ha niente di cui preoccuparsi. Peccato. Una bella stretta di mano tra questi due atleti avrebbe avuto una immensa risonanza in un Medio Oriente in frantumi, e minacciato dal terrorismo dell’Islam estremista...
Chi se lo ricorda, che nel 1928, era stato un certo Salvatore Cicurel, figlio di una numerosa famiglia ebraica, a rappresentare l’Egitto ai Giochi Olimpici di Amsterdam in ben tre discipline : sciabola, spada e fioretto.

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Michelle Mazel


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