Due notizie, una patetica, l'altra vergognosa
Commento di Deborah Fait
Incominciamo dalla notizia patetica, quella che forse fa sorridere ma che in realtà è il segno dei tempi assurdi che stiamo vivendo.
La Francia è divisa, signori miei, sul costume da bagno delle donne musulmane. Il mondo è allo sbando, l'Europa intera è a pericolo terrorismo, il Medio Oriente brucia ma in Francia si discute se burkini sì o burkini no. Una donna islamica non può far vedere il proprio corpo in pubblico, è un'imposizione che, se non rispettata, in molte dittature mediorientali può anche portare alla morte o a un certo numero di frustate o semplicemente alle botte di un marito.
E' un bel problema, ma siccome sappiamo che certe usanze barbare sono profondamente radicate anche tra gli islamici che vivono in Europa, trovo crudele e profondamente ingiusto impedire per legge che una musulmana, rispettosa delle regole della propria religione o costretta dalla comunità in cui vive, possa andare al mare. A chi può dare fastidio il burkini se non a lei stessa e al caldo infernale che deve patire? A me disturba, anzi mi fa proprio infuriare che una donna sia talmente sottomessa alle proprie tradizioni e al proprio marito, padre, fratello da accettare di andare in giro scafandrata, ma uno stato non può entrare nelle famiglie e soprattutto non può prendersela sempre con le donne.
Se lo fa diventa uno Stato padrone che perseguita le donne esattamente come gli stati islamici. Punisca invece i mariti, i padri, i fratelli se le sottomettono, se le picchiano, se le schiavizzano. Un Paese europeo che penalizza le donne in nome dei valori repubblicani e della laicità non fa altro che sostituirsi a chi le tiranneggia in casa o in moschea col risultato che una donna musulmana viene oppressa sempre e dovunque, anche quando vive in una società libera, in questo caso la Francia, dove, proibendo l'uso del burkini si nega alla donna che vuole, o deve portarlo, di andare al mare....o forse i burocrati francesi pensano che, private del burkini, le musulmane indosseranno i bikini e se ne andranno a spasso sul bagnasciuga mezze nude? Se lo scordino, il risultato sarà che dovranno stare, come sempre, chiuse in casa.
Sono perfettamente d'accordo che uno stato laico e democratico non ammetta i simboli religiosi nei luoghi pubblici, negli uffici, negli ospedali, nelle scuole, è sacrosanto! ma non può impedire che un cittadino si metta al collo una croce se cristiano, una kippà sul capo se ebreo, il hijab se musulmana, naturalmente a viso sempre scoperto per motivi di sicurezza e per non spaventare i bambini.
Se uno Stato occidentale vieta all'individuo di seguire le regole, purchè non nocive, violente o pericolose, della propria fede, si mette allo stesso livello dell'Arabia Saudita dove si va in galera soltanto nel portare la croce al collo.
Vivendo in Israele sono abituata a vedere chiunque andare in giro come gli aggrada, nessuno giudica, nessuno ride, nessuno protesta per come uno si veste. Vi sono le vecchie donne etiopi tutte vestite di bianco come in Africa con le figlie, bellissime, in minigonna, vi sono le ebree ortodosse con parrucca o cappellino e le gonne lunghe, vi sono le donne arabe tutte coperte ma col viso sempre in bene in mostra e i giovani israeliani liberi come il vento.
A Gerusalemme è normale vedere di shabbat gli ebrei ortodossi col cappello di pelliccia (anche con 40 gradi di caldo)i calzoni alla zuava e i calzettoni bianchi, o gli yemeniti con i costumi tradizionali e i cernecchi lunghi fino alle spalle. In questo Paese accusato da molti cretini di praticare l'apartheid, le spiagge sono piene di famiglie arabe le cui donne vanno in acqua tutte belle vestite e col velo in testa (a un passo da giovani ebree in bikini che giocano a ping pong). Nessuno glielo impedisce, nessuno le caccia. Possono far pena perchè andare in acqua vestite non deve essere una sensazione piacevole, possono fare anche molta rabbia ma sono assolutamente libere di vestirsi come pare a loro o, purtroppo, ai loro mariti o padri o imam. Nessuna legge lo vieta perchè in Israele vige l'assoluta libertà di seguire ognuno le regole della propria religione o comunità. Naturalmente nei luoghi pubblici non esistono simboli di alcun genere. Burkini sì dunque, vietarlo sarebbe come punire doppiamente le donne, a un patto però, che nessuno osi proibire alle donne occidentali di andare in spiaggia in bikini o in topless, se ne hanno voglia o se il fisico glielo permette. Più ampiamente, che nessun musulmano osi proibire agli altri, nelle mense scolastiche per esempio, di mangiare maiale o di festeggiare Babbo Natale nelle scuole materne.
La seconda notizia di cui vorrei parlare è la foto del bimbo di Aleppo ormai diventata virale sui media e in internet e che informazionecorretta, giustamente, non ha voluto pubblicare. Non so se l'immagine sia vera, a me sembra molto un tarocco costruito apposta. Se non lo fosse, se quel bambino fosse stato estratto davvero dalle macerie, provo una profonda vergogna e tanto schifo per chi l'ha scattata e ha avuto il coraggio di mettere un bambino sporco e sanguinante in posa su un sedile anzichè dentro un ambulanza.
Chi può essere stato così cinico e crudele? Chi può aver avuto tanto pelo sullo stomaco col chiaro scopo guadagnare soldi? Mettetelo in galera subito! Sappiamo che gli arabi usano i loro bambini per pura propaganda, abbiamo visto immagini di tutti i tipi, bambini morti, feriti, moribondi, alcuni veri, altri finti, molti fatti passare per palestinesi vittime di Israele anche se siriani o iracheni. Ma la foto del bambino di Aleppo supera tutto, supera il limite della decenza umana, è vergognosa, oscena, immorale, irreale.
L'islam non sa rispettare i bambini , è questo che bisognerebbe combattere con tutte le nostre forze, i bambini vilmente usati per propaganda o come scudi umani, i bambini educati all'odio e al terrorismo! Altro che burkini sì, burkini no!
Forse i problemi sono altri.
Deborah Fait
"Gerusalemme, Capitale di Israele unica e indivisibile"