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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.08.2016 Islam terrorista: le somiglianze con i 'compagni che sbagliavano'
Analisi di Gianni Santucci

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 agosto 2016
Pagina: 6
Autore: Gianni Santucci
Titolo: «Quando il detenuto Moez era il 'povero amico' di anarchici e brigatisti»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/08/2016, a pag.6, con il titolo "Quando il detenuto Moez era il 'povero amico' di anarchici e brigatisti", l'analisi di Gianni Santucci.

Molto acuta l'analisi di Gianni Santucci sulle similitudini tra islam terrorista e i "compagni che sbagliavano", come la sinistra variamente colorata aveva definito i brigatisti italiani. Oggi il fenomeno si ripete, quasi tutti i media nostrani sono allineati nello sforzo di distinguere gli islamici 'buoni' da quelli 'cattivi', avendo però in comune l'uso di un liguaggio che li assolve tutti prima di qualsiasi analisi: non si chiamano 'terroristi islamici', qualche volta sfugge la parola 'terroristi', sempre invece l'aggettivo 'islamico'. Islamofobia viene considerata peggio del terrorismo. Come quasi totale è l'uso di un'altra parola: 'radicale', seguita dal verbo 'radicalizzazione', entrambe in luogo di terrorista islamico e terrorismo.  " si è radicalizzato.." leggiamo sui nostri giornaloni, lo sentiamo anche nei Tg. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico.

Immagine correlata
Abu Nassim

Ecco l'articolo:

Rivolgendosi ai nuovi «compagni», anarchici e neobrigatisti, si firma così: «II vostro povero amico Moez, che si sveglia sempre alle 2 per parlare da solo come un pazzo a causa delle torture subite». La lettera viene spedita dal carcere di Rossano Calabro (Cosenza). È datata 3o maggio 2010 e arriva a Milano poco dopo. II «povero amico» è Fezzani Moez Ben Abdelkader (detto Abu Nassim): oggi colonnello del-l'Isis in fuga dalla Libia. Secondo alcune fonti, non confermate, Fezzani sarebbe stato arrestato qualche giorno fa, ma è interessante sapere chi sono gli «amici» a cui scriveva prima della condanna e l'espulsione dall'Italia (nel 2m3). Abu Nassim indirizzò la sua lettera all'associazione «Ampi orizzonti», che l'ha inserita in un ampio dossier «OLGa» («è Ora di Liberarsi dalle Galere»): II bollettino anti carcerario degli anarchici milanesi. Quel fascicolo racconta l'abbraccio solidale che, da un decennio, lega i «neri» e le nuove Br ai terroristi islamisti (definiti «prigionieri di guerra arabi»). Si sono ritrovati «compagni di strada» su un terreno comune: contro «l'imperialismo americano» e i reparti di isolamento nei penitenziari italiani. La testimonianza più profonda di questo legame sta in un'altra lettera di solidarietà ai condannati islamisti, anch'essa contenuta nel dossier «Guantanamo italiane — Dalle sezioni speciali per arabo-islamici» (2014), che porta la firma dei maggiori «prigionieri politico» delle Nuove Brigate La cella a Bagram «Ero legato al muro coi ferri, come i gladiatori romani, musica rock 24 ore su 24» Rosse (tra cui Alfredo Davanzo e Claudio Latino). Pur chiarendo che «ci distingue la concezione del mondo», dal carcere di Siano (Catanzaro) affermano: «Siamo solidali con la loro lotta contro il carcere dello Stato imperialista italiano». L'isolamento dei condannati islamisti ha un obiettivo primario: contenere II reclutamento in carcere dei detenuti per reati «comuni». Abu Nassim si radicalizzò nella moschea di viale Jenner nel 1993. Parti come mujaheddin per la guerra in Bosnia. Tornato a Milano, divenne un reclutatore per l'invio di combattenti di Al Qaeda in Afghanistan. Poi si spostò a fare lo stesso «mestiere» in Pakistan, dove venne fermato dagli americani e tenuto per 7 anni a Ba-gram. Ai «compagno anarchici e comunisti raccontava questa esperienza: «Ero legato al muro con i ferri, come i gladiatori romani, ricoperto dal suono della musica rock 24 ore su 24... Non dovrei trovarmi in carcere perché ho diritto all'asilo politico, perché dopo 7 anni nell'inferno di Bagram sono stato considerato innocente». Riconsegnato all'Italia ed espulso prima della condanna, dalla Tunisia Abu Nassim ha scalato le gerarchie del-l'Isis. L'abbraccio con gli estremisti italiani è stato politico, mai «operativo». Nell'ambiente anarchico e neobrigatista c'è stato un duro dibattito interno sull'amicizia con i «compagni (islamisti) che sbagliano».

Per inviare al Coriiere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante 


lettere@corriere.it

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