Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 11/08/2016, a pag. 15, la breve "Koch sul Papa ad Auschwitz: il silenzio parla".
Di silenzi la Chiesa Cattolica è stata protagonista anche in passato. Quelli di Pio XII durante la Shoah non vanno dimenticati. Suo prosecutore ideale è oggi Papa Francesco, che in visita ad Auschwitz non è riuscito a trovare parole, preferendo rimanere muto. Non aveva niente da dire sulla connivenza delle gerarchie ecclesiastiche durante la Shoah, sull'antisemitismo diffuso per secoli dalla Chiesa, sulla sua scelta di inazione durante la retata di ebrei romani il 16 ottobre 1943, a poche centinaia di metri da San Pietro?
Ecco l'articolo:
Il cardinale Kurt Koch
"Il silenzio è un messaggio. Un messaggio ben conosciuto anche dagli ebrei. Del resto, parlare dell'orribile situazione vissuta da milioni di uomini e di donne durante la follia di quegli anni non è mai facile». Lo afferma il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, in un'intervista pubblicata da L'Osservatore Romano sulla visita di Papa Francesco ad Auschwitz-Birkenau.
Per Koch, nel campo di sterminio polacco «è importante essere presenti e pregare». Proprio come ha fatto Francesco restando in silenzio durante la visita al lager. Rispetto all'attualità e alla volontà di far sorgere muri in Europa Koch mette in guancia dal rischio «di nuove pericolose ondate di antisemitismo» ricordando che «Francesco continua a ribadire con forza che è impossibile essere cristiano e antisemita nello stesso tempo».
Papa Francesco
Una presa di posizione «molto importante anche per gli ebrei, che ritengono la sua una voce particolarmente autorevole». «L'Europa che si sta chiudendo ai migranti, a me ricorda proprio la tragica situazione degli ebrei di tutto il mondo alla fine della seconda guerra mondiale», aggiunge Koch, per il quale «è molto importante che l'Unione europea lavori a una soluzione.
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