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Deborah Fait
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La retorica dei luoghi comuni 10/08/2016
La retorica dei luoghi comuni
Commento di Deborah Fait

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Gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Sotto, quelli libanesi

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Leggevo tempo fa che l'etica dei Giochi olimpici si può riassumere in amicizia, lealtà, solidarietà, impegno, rispetto, coraggio, pace e uguaglianza a prescindere dalle differenze culturali e etniche. Bellissime parole che forse hanno un valore per la maggior parte dei paesi e degli atleti partecipanti ma non per tutti. Non ho timore di asserire che queste belle parole non abbiano nessun senso per il mondo arabo. Certamente solidarietà, pace e rispetto erano assenti nel 1972 quando la squadra israeliana fu massacrata da terroristi palestinisti e nessuno pensò di interrompere i Giochi o almeno di rimandarli per rispetto dei morti e solidarietà per le loro famiglie e il loro Paese così gravemente colpito.

Come ho scritto giorni fa, quest'anno, per la prima volta e dopo ben 44 anni, le vittime ebree sono state ricordate ufficialmente a Rio de Janeiro. Tardi ma per le vedove ha avuto un gran significato e conforto morale. http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=70&id=6335 Belle parole: pace e uguaglianza a prescindere dalle differenze culturali e etniche.... Belle parole: amicizia, solidarietà, coraggio, pace! Ma per chi? Certo, la sfilata delle squadre di tutto il mondo la notte dell'inaugurazione dei Giochi è sempre una grande emozione, un incontro globale di giovani e giovanissimi, le telecronache degli inviati contribuiscono a esaltare non soltanto il sogno di vincere una medaglia e la retorica che vuole tutti fratelli, molto spesso dimenticano di citare alcuni importanti particolari. Per esempio, quest'anno, nonostante qualche giorno prima il presidente del CIO avesse commemorato gli atleti israeliani assassinati nel 1972, nessun inviato ha parlato dell'avvenimento, nessuna televisione ne ha dato notizia. L'eccezione, in Italia, è rappresentata dalla Gazzetta dello Sport (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=236&sez=120&id=63360).

Il coraggio è un valore ma per molti giornalisti è qualcosa di sconosciuto, oscuro e sfuggente al contrario dell'ambiguità, gioco di cui fanno largo uso. Prima dell'inizio delle Olimpiadi quasi tutte le testate giornalistiche avevano dato la notizia (FALSA) che la sicurezza israeliana avesse trattenuto all'aeroporto tutte le divise e le attrezzature della squadra palestinese. Naturalmente niente di vero, la squadra è arrivata a Rio con tutte le sue cose intatte ma la diffamazione era partita, una delle tante bufale cui nessun giornalista si sottrae se riguardano Israele. Benissimo! una menzogna in più cosa volete che sia! La cosa scandalosa e rivoltante è che nessuna agenzia ha scritto che la squadra libanese ha rifiutato di condividere lo stesso autobus con gli atleti israeliani. http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=63367

I libanesi erano già nell'autobus quando si sono accorti che gli israeliani stavano avvicinandosi, hanno immediatamente ordinato all'autista di chiudere le porte e si sono barricati dentro impedendo agli altri di salire. Grandissimo esempio di rispetto, amicizia, pace, coraggio! Ma non basta, la judoca saudita ha rifiutato l'incontro con la sua rivale israeliana. Succede ogni anno, ad ogni manifestazione sportiva internazionale arabi e musulmani non vogliono gareggiare con gli israeliani, Israele non può entrare in nessun paese arabo o islamico per partecipare a qualche manifestazione sportiva. Nei summit internazionali gli arabi impediscono a Israele di partecipare. E' una regola assurda e ributtante che nessuno al mondo ha il fegato di contestare. Naturalmente non mi meraviglio del comportamento incivile del mondo arabo e islamico, quello che mi lascia disgustata è il solito silenzio dei media, l'ingiustizia del CIO (che rispecchia l'ingiustizia del mondo contro Israele) perchè chiunque rifiuti di gareggiare col rivale di un Paese che odia o che gli sta antipatico dovrebbe essere espulso dai Giochi. La squadra libanese doveva essere immediatamente squalificata e rimandata a casa con disonore, lo stesso per la judoca saudita. Nel 1972, i terroristi palestinisti non hanno ammazzato soltanto 11 atleti di Israele ma anche l'etica delle Olimpiadi, hanno annegato nel sangue ogni valore umano, hanno trasformato in fanghiglia nauseante, in inutile e ipocrita retorica l'etica dello sport. Hanno ricoperto di vergogna il mito leggendario di Olimpia!

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Deborah Fait
Gerusalemme, capitale di Israele, unica e indivisibile


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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