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La Stampa Rassegna Stampa
10.08.2016 Erdogan e Putin: dio li fa e poi li accoppia
Cronaca di Anna Zafesova, Francesco Semprini intervista David Frum

Testata: La Stampa
Data: 10 agosto 2016
Pagina: 6
Autore: Anna Zafesova - Francesco Semprini
Titolo: «Putin-Erdogan, sfida all'Europa: 'Oggi si apre una nuova pagina' - 'Un Paese Nato non può stringere alleanze con la Russia'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/08/2016, a pag. 6, con il titolo "Putin-Erdogan, sfida all'Europa: 'Oggi si apre una nuova pagina' ", la cronaca di Anna Zafesova; a pag. 7, con il titolo "Un Paese Nato non può stringere alleanze con la Russia", l'intervista di Francesco Semprini al politologo americano David Frum.

Erdogan e Putin: dio li fa e poi li accoppia. Due dittatori più o meno laici, ma molto aperti all'influenza religiosa, la chiesa russa ortodossa per la Russia, l'islam per la Turchia. Non siamo al livello dell'Iran, ma poco ci manca.

Ecco gli articoli:

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Vladimir Putin con Recep Tayyip Erdogan

Anna Zafesova: "Putin-Erdogan, sfida all'Europa: 'Oggi si apre una nuova pagina' "

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Anna Zafesova

Gasdotti, reattori nucleari e voli charter: sembra quasi che tra Russia e Turchia tutto sia tornato come prima, quando le relazioni erano «a un livello senza precedenti», come ricorda Vladimir Putin. Recep Tayyip Erdogan sceglie San Pietroburgo per la sua prima visita estera dopo il fallito golpe, per «aprire una nuova pagina», lanciando un segnale all’Europa sulle alleanze alternative che potrebbe stringere. Contemporaneamente Ankara fa sapere che la revisione della legge anti-terrorismo richiesta dagli europei è «impossibile e neppure intelligente in un momento come questo, abbiamo il Pkk, l’Isis e un golpe appena tentato da un’organizzazione terroristica interna», dice il ministro turco per gli Affari europei Omer Celik al «Financial Times». Una dichiarazione che rischia di mandare in fumo l’accordo per l’abolizione dei visti Ue per 80 milioni di turchi, e soprattutto la cooperazione sui flussi migratori.

Il Presidente turco gioca su due tavoli, e mentre manda questo messaggio all’Europa vola a San Pietroburgo e chiama il collega russo «mio caro amico», ringraziandolo per la comprensione: «Non mi ha chiesto perché dopo il golpe avevo licenziato funzionari e militari, gli europei mi parlavano solo di questo», ha rivelato a «Le Monde». Ma cancellare otto mesi di rottura successivi all’abbattimento del caccia russo in Siria da parte dei turchi, quando Putin aveva accusato Erdogan di essere colluso con l’Isis, non è facile. Il capo del Cremlino promette un’abolizione «graduale» delle sanzioni imposte alle aziende agricole ed edili di Ankara dopo l’incidente, e presenta una lista di dossier economici, primo tra tutti il gasdotto Turkish Stream. Che insieme alla centrale nucleare russa ad Akkuya sembra l’argomento centrale dell’incontro di tre ore tra lo Zar, il Sultano e i rispettivi ministri e consiglieri. Putin parla di «meticoloso lavoro» per ricostruire le relazioni e aprire una nuova fissa. Fissa poi una road map per il gasdotto, chiedendo «garanzie di cemento armato» anche alla Bulgaria e all’Ue.

«Per ora non abbiamo parlato di Siria», rivela il Presidente russo alla conferenza stampa, ammettendo che «le nostre posizioni divergono». Non si è parlato nemmeno della compensazione per il caccia abbattuto. La nuova versione di Ankara, secondo la quale i piloti turchi, arrestati come golpisti, avessero sparato contro i russi su ordine degli Usa, non è stata commentata in pubblico. Sembra che Putin, nonostante le affinità, avesse deciso di non dare una sponda alla retorica anti-occidentale del leader turco, come avevano auspicato alcuni esponenti dei falchi di Mosca, entusiasti all’idea di Ankara che lascia la Nato per un’alleanza euroasiatica con i russi. Anche perché la rottura che la Turchia sta rischiando con Bruxelles avrebbe ripercussioni sui gasdotti diretti nell’Ue. Che per ora appare irremovibile rispetto alle polemiche di Erdogan. Anzi, fonti riservate di Bruxelles fanno capire che un’eventuale revoca dell’accordo di marzo con Ankara non influirebbe più di tanto sull’emergenza profughi: «Non sono i turchi a fermare i migranti, è la rotta balcanica che è chiusa».

Francesco Semprini: "Un Paese Nato non può stringere alleanze con la Russia"

Ecco un esempio di analisi intelligente, vedremo se qualche governo occidentale saprà trarne le opportune valutazioni.

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Francesco Semprini

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David Frum

«Erdogan punta a normalizzare i rapporti con Putin per avere le mani libere nel sistemare le questioni interne al Paese». A dirlo è David Frum, politologo di orientamento neoconservatore autore dei discorsi di George W. Bush e coniatore dell’accezione «asse del male» per intendere i Paesi sponsor del terrorismo con arsenali di armi di distruzione di massa.

La normalizzazione tra Turchia e Russia è davvero in nome della lotta al terrorismo o c’è dell’altro?
«Tutti dobbiamo essere felici se si prospetta un futuro di pace tra Russia e Turchia. C’è stata molta aggressività tra i due Paesi, nel passato entrambi si sono comportati male, la Turchia è un membro della Nato e ha sbagliato a non risolvere alcuni problemi interni come è richiesto ai membri dell’Alleanza. Un cammino verso la pacificazione fa tutti felici per prima la Nato».

C’è un però?
«Quando Turchia e Russia parlano di lotta al terrorismo non gli conferiscono lo stesso significato che gli danno Paesi come l’Italia, la Germania o gli Stati Uniti. Loro definiscono tante normali attività che rientrano nella vita democratica di un Paese come terrorismo. La Turchia, sulla scia del fallito golpe, sta compiendo azioni repressive nel nome della lotta al terrorismo».

Cosa intende?
«I direttori dei giornali non sono terroristi, e licenziarne a centinaia non significa fare la lotta al terrorismo».

Non è un modo per infastidire Stati Uniti ed Europa?
«La Russia ha sempre cercato di creare problemi a Usa ed Europa, Erdogan ha invece un obiettivo diverso, alienare lo spazio politico a lui non allineato all’interno del Paese. E in questo momento non avere problemi con la Russia è funzionale a tale obiettivo».

Anche perché c’è ancora la Siria a dividere i due ...
«Certo, i tentativi di accordo sono sempre falliti e non credo che assisteremo a grandi cambiamenti in questo senso».

Però parlano di cooperazione in campo energetico e militare.
«La Turchia ha le strutture per offrire ad altri Paesi dell’Asia centrale un canale di fornitura del gas naturale all’Europa. La Russia ha sempre avuto l’ambizione di fare in modo che nessuna fornitura di gas raggiunga l’Europa senza transitare sul suo suolo e pertanto la Turchia è vista come un concorrente con cui è meglio trattare. Questo mostra come l’Europa debba sviluppare tecnologie per trasporto del gas liquido e sfruttare le enormi riserve Usa».

E la cooperazione militare?
«Mi chiedo come un membro della Nato possa sviluppare per conto proprio alleanze militari con un Paese terzo, in particolare la Russia, senza discuterne a Bruxelles».

Quindi non crede che questa alleanza abbia futuro?
«I regimi autoritari guidati da uomini pieni di ego e con grandi interessi economici di solito danno vita ad alleanze fragili. Preoccupa il fatto che Ankara cerchi un cambiamento strategico».

Teme un nuovo asse del male?
«Anche se si tratta di due Paesi che ci hanno abituato a situazioni non piacevoli in passato non dobbiamo pensare subito che qualsiasi cosa accada sia la peggiore».

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