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La Stampa Rassegna Stampa
08.08.2016 In Iran si impiccano gli scienziati in piazza: il silenzio dell'Occidente
Mentre Erdogan minaccia la pena di morte in Turchia

Testata: La Stampa
Data: 08 agosto 2016
Pagina: 15
Autore: la redazione
Titolo: «Impiccato a Teheran scienziato nucleare: 'Era una spia americana'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/08/2016, a pag. 15, la breve "Impiccato a Teheran scienziato nucleare: 'Era una spia americana' ".

Di fronte all'impiccagione dello scienziato iraniano Shahram Amiri, insieme a molti altri, il silenzio dell'Occidente è ignobile. Il regime degli ayatollah con cui l'Europa e gli Usa di Obama sono venuti a patti (consentendogli sul medio-lungo termine di giungere al possesso di armi nucleari) vìola ogni giorno i più elementari diritti umani, ma non c'è nessuno in Occidente che leva la voce.

Ieri Erdogan in Turchia ha annunciato l'introduzione della pena di morte: ecco un altro regime sempre più islamista, sul modello di quello fondato da Khomeini in Iran quasi quarant'anni fa.

Ecco l'articolo:

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Lo scienziato iraniano Shahram Amiri

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Le autorità iraniane hanno messo la parola fine al giallo di Shahram Amiri, scienziato nucleare da anni detenuto in gran segreto nelle carceri di Teheran. È stato giustiziato, impiccato. Molto probabilmente insieme ai tanti condannati a morte saliti sul patibolo alcuni giorni fa.

La prima a dare notizia della morte di Amiri è stata la madre, raccontando ai media di aver riavuto il corpo di suo figlio con i segni di una corda attorno al collo. Poi è arrivata la conferma ufficiale dell’esecuzione, per bocca di un portavoce del ministero della giustizia iraniano citato dall’agenzia di stato Irna: Amiri, che aveva 40 anni, «ha fornito al nemico informazioni vitali sul Paese». Il nemico nello specifico sono gli Stati Uniti. E la presunta attività di spionaggio risale a molto prima dell’accordo sul programma nucleare iraniano.

Fatto sta che dal 2009 la vicenda di Amiri è stata costantemente avvolta da un fittissimo mistero. La sua scomparsa avvenne durante un pellegrinaggio alla Mecca. Lo scienziato riapparve poi all’improvviso 13 mesi dopo, nella sezione di interessi iraniana a Washington, presso l’ambasciata del Pakistan. Al suo rientro a Teheran denunciò di essere stato rapito dalla Cia che lo aveva sottoposto a «intense pressioni psicologiche per fargli rivelare informazioni sensibili» e raccontò di essere riuscito a scappare.
L’amministrazione Obama ha sempre sostenuto che Amiri si era trattenuto nel Paese di sua volontà. Il suo arresto risale al 2011, seguito da un processo per tradimento di cui non si è mai saputo nulla. E da allora Amiri è «scomparso», detenuto in una località segreta.

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