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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.07.2016 Il mondo arabo dalle dittature semi-laiche all'integralismo religioso
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 luglio 2016
Pagina: 23
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Il 'nasserismo' laico un lontano ricordo»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/07/2016, a pag. 23, con il titolo "Il 'nasserismo' laico un lontano ricordo", il commento di Lorenzo Cremonesi.

Il 'nasserismo' era una forma di dittatura filosovietica e antisemita. Nessun rimpianto per quella forma di regime, dunque, ma se guardiamo da che cosa è stato sostituito - il fondamentalismo islamico - possiamo affermare che quello che è seguito è stato peggio.

Ecco il commento:

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Lorenzo Cremonesi

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A Gaza sino ai primi anni Ottanta i comitati delle donne dell’Olp rivendicavano i valori e messaggi delle femministe nei movimenti studenteschi delle università occidentali. Oggi di tutto ciò non resta neppure il ricordo. Il velo domina incontrastato e Hamas vieta alle ragazze persino di andare in bicicletta. A Kabul quarant’anni fa non era difficile bere vino e birra anche nei ristoranti popolari, le minigonne erano la norma per le figlie della borghesia urbana. Adesso se chiedete alcolici o provate ad uscire con una ragazza che mostra le gambe rischiate il linciaggio. Lo stesso vale in forma meno accentuata al Cairo, Bagdad, o la Tripoli libica. Ma questi sono dettagli. I giovani e meno giovani kamikaze che si fanno esplodere per uccidere gli infedeli lo fanno convinti di andare in paradiso in nome di Allah.

Cominciò in Libano negli anni Ottanta, proseguì tra i palestinesi una decade dopo, lo rilanciò Al Qaeda e Isis ne ha fatto il perno delle sue strategie di guerra e propaganda. Le moschee, ovunque da Dacca a Marrakech, da Bassora a Marsiglia, Milano e Bruxelles sono piene di giovani. Un fenome-no ormai non più nuovo e in continua crescita. Un giornalista straniero nel mondo arabo una volta era trattato con rispetto e addirittura venerazione. Oggi spesso è visto come un nemico, un «kafir», magari una spia, da trattare con sospetto. Non vogliamo chiamarla «guerra di religione?» Ma allora cosa sarebbe? Chiunque abbia seguito e lavorato nel mondo musulmano dagli anni Settanta in poi non può non aver visto crescere sotto i suoi occhi il fenomeno dell’esplosione dell’Islam, religioso e poi politico.

Nell’arco di una generazione siamo passati dall’imperare del nasserismo laico, pan-arabo e socialista, al jihad più radicale. Ci sono potenze politiche e interessi economici che lo sostengono? Indubbiamente. Però il fenomeno è molto più complesso, difficile da capire nell’Europa laica e disincantata. Una vera guerra di religione, che come tale va affrontata e combattuta.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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