Haredim: indigenti e ignoranti
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Israele è uno stato dove diritti e doveri sono uguali per tutti. Ma c’è un campo, quello religioso, dove le regole vengono adattate alla volontà di chi le applica. Sono le scuole ‘haredì’ – ultra ortodosse – dove l’insegnamento di alcune materie è proibito: scienze, matematica, inglese. Eppure sono finanziate dallo stato, che però non esercita alcun controllo. Quei giovani diventeranno adulti senza una preparazione che consenta loro l’inserimento nella società civile a un livello accettabile, la loro ignoranza della modernità li obbligherà ad accettare mestieri non qualificati per sopravvivere.
Generazioni di giovani ai quali è stato insegnato soltanto a pregare, per tenerli lontano dal pericolo più grande, essere contaminati dalla società contemporanea. Ne deriverà un danno enorme anche al paese intero, è stato chiamato un “suicidio economico”, perché toccherà alla collettività provvedere al loro sostentamento. Indigenti e ignoranti, ma legali.
Il comitato ministeriale legislativo ha infatti approvato un progetto di legge che legalizza quanto avveniva già prima. Il ministro delle scienza e tecnologia Ofir Akunis (Likud) si è riutato di partecipare al voto. Uri Regev, rabbino e avvocato, direttore della lobby per il pluralismo religioso ha dichiarato “la decisone del governo creerà una generazione di elettori poveri e obbedienti agli ordini dei partiti haredì”. Netanyahu lo sa bene, ma la sua coalizione senza il voto dei religiosi, cadrebbe. Purtroppo la storia insegna che non è solo un problema di numeri. Della precedente legislatura – sempre a guida Netanyahu - i partiti religiosi non facevano parte, eppure l’argomento, giudicato evidentemente da tutti ‘delicato’, non venne affrontato. Lo spettro dei partiti laici è molto affollato, e la speranza è sempre l’ultima a morire. Anche in Medio Oriente.
Angelo Pezzana