Disinformazione
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
scusatemi, mentre si moltiplicano gli attentati in Europa, a me viene da pensare alla mafia. Non perché i terroristi siano crudeli come i mafiosi: lo sono, anche peggio, basta pensare alle torture di Dacca o alle barocche macchine riprese nei video dell’Isis, ma non è questo il punto. A me viene in mente la mafia degli anni Cinquanta e Sessanta, prima di Falcone, Borsellino e tanti bravi poliziotti. Sapete che cosa aveva in comune quella mafia con il terrorismo attuale? Che non esisteva, non doveva esistere, assolutamente. Parlare di mafia era proibito. C’erano sì gli assassinii, i ricatti, il pizzo, il potere criminale sul territorio. Ma chi subiva faceva bene a non parlarne, per non averne conseguenze peggiori. E per il potere pubblico, per i giudici ma anche per i politici “era sbagliato generalizzare”, si trattava di “teppismo”, “criminalità comune”, gesti di squilibrati. E dunque, era sbagliato fare scandali, non bisognava generalizzare e se proprio non si poteva fare a meno di ammettere che erano in azione delle bande criminali, bisognava capire che ognuna agiva per conto suo e dire “mafia” al singolare non coglieva “la complessità” dei fenomeni.
E’ quel che ci dicono oggi. Ogni azione sta per conto suo, i terroristi sono “depressi”, “squilibrati”, “individui isolati”. Obama, che in questo non ha nulla da imparare dai vari politici siciliani di quel tempo, ha ufficialmente proibito alla “sua” amministrazione, che poi sarebbero i diversi rami del governo americano, di usare non solo le parole “terrorismo islamico”, ma anche “islam radicale” e simili. La polizia svedese e quella tedesca hanno avuto istruzioni simili.
Che volete, io i terroristi li odio e li disprezzo, ma anche li capisco. Sono qui per ammazzare gli infedeli, che volete che facciano se non accoltellare, esplodere, investire, sparare? Capisco i poliziotti che tacciono come viene loro ordinato, capisco perfino i politici che mentono e ciurlano nel manico (anche se naturalmente mi batto perché personaggi come Bergoglio, Merkel, Hollande siano costretti a dimettersi con disonore): che volete, hanno provocato un disastro senza fine, stanno distruggendo l’Europa che dicono di voler difendere, hanno sulla coscienza una scia senza fine di morti, volete che non facciano confusione, che non mentano, che non giochino all’azzeccagarbugli per tirarsene fuori?
Quel che non capisco è la complicità dei giornalisti, purtroppo quasi tutti. Perché negare l’evidenza? Se Merkel dice che gli immigrati non c’entrano con il terrorismo, perché assentire con sussiego invece di riderle in faccia? Su che base continuano a farci i predicozzi sull’accoglienza, la tolleranza, il non fare di tutt’erba un fascio, del non esagerare? Perché l’Ansa ieri mattina ha dato la notizia dell’accoltellamento di un prete in Normandia, parlando di squilibrati? Non aveva le prove che si trattasse di terrorismo islamico, capisco, anche perché la polizia arriva addirittura a falsificare i nomi degli assassini pur di occultare la loro identità. E non voleva diffamare gli islamisti, che correttezza! Ma allora perché prendersela con gli squilibrati? La prossima volta che vedo uno dei molti squilibrati che incontro nel mio percorso verso l’università, quelli che fanno strani gesti, parlano da soli, anzi urlano, si vestono in maniera bizzarra, potrei pensare che siano degli assassini, potrei addirittura diventare squilibrofobo... Vi sembra giusto?
E tornando alle cose più serie, perché il sito web della Stampa (http://www.lastampa.it/2016/07/26/esteri/francia-ostaggi-in-una-chiesa-vicino-a-rouen-dBcbYXY2AdHwqGWZ1xSkYJ/pagina.html) ha messo nel titolo (la sola cosa che la maggior parte della gente legge) che i due “assalitori” (non terroristi, per carità) erano nati a Rouen, e nel sottotitolo che “erano francesi”, mettendo solo dentro il testo alla riga 13 la rivedicazione dell’Isis e alla riga 20 che uno dei due terroristi era stato condannato a un anno di prigione per aver cercato di arruolarsi nel suo esercito, e liberato solo un paio di mesi fa? Non è informazione questa, ma il suo contrario: disinformatjia di puro stile sovietico. O mafioso. Perché anche i giornalisti di Palermo negli anni d’oro della mafia si affrettavano a coprirne le tracce, a distanziarsi dai diffamatori, a ostentare neutralità ed equilibrio contro gli “esagitati” che parlavano a ogni piè sospinto di onorata società.
Devo dirlo? C’è complicità, complicità morale e intellettuale da parte dei politici, dei media, degli intellettuali con questo terrorismo. C’è la volontà precisa di mistificare la sua origine, la sua natura, il suo pericolo. Di negare, cancellare l’informazione, creare nebbie protettive. C’è omertà. Arriveranno i giudizi degli storici (e magari anche quelli dei tribunali, è accaduto a Andreotti e ad altri che sembravano onnipotenti, perché non a Merkel?). Ma per ora, sappiano questi molto progressisti politici e giornalisti che la loro volontaria inazione, la loro incapacità di riconoscere il nemico stanno ottenendo il risultato opposto a quello che si prefiggevano. I disinformatori cercano di mantenere quei governi “progressisti” che hanno aperto le porte all’invasione islamica, cercano di sostenere l’Europa, di non disperdere l’eredità di Obama. E’ probabile che fra un anno l’America sarà governata da Trump, la Francia dalla Le Pen, la Germania dall’Alternative für Deutschland. Io non ne sono contento. Ma penso che il terrorismo, cioè l’islamismo sia peggio. E vivo in una città (Milano) dove un sindaco PD ha dato una posizione chiave a una consigliera comunale con fittissimi rapporti con l’internazionale che è la principale organizzazione dell’islamismo nel mondo (no, non è l’Isis, sono i più pericolosi Fratelli Musulmani, quelli di Erdogan e di Hamas), senza che nessuno alzasse un dito per impedirlo. Credo che di queste cose bisogna parlare, che non si può tacere né dell’appartenenza dei terroristi né di quella degli islamisti in politica. Questo sarebbe il compito dei giornali, non la disinformazione.
Ugo Volli