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La Stampa Rassegna Stampa
25.07.2016 Germania: il terrore islamico è appena cominciato
Cronaca di Paolo Colonnello

Testata: La Stampa
Data: 25 luglio 2016
Pagina: 10
Autore: Paolo Colonnello
Titolo: «Baviera, esplosione in un ristorante; Monaco, il killer aveva un complice»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/07/2016, a pag. 10, con il titolo "Baviera, esplosione in un ristorante; Monaco, il killer aveva un complice", la cronaca di Paolo Colonnello.

Rimandiamo alla pagina pubblicata ieri sul terrorismo islamico in Germania e al nostro commento sull'operat della polizia tedesca e sul "politicamente corretto" di cui sono succubi i nostri media: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=63189

Ecco l'articolo:

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A sole 48 ore dalla strage di Monaco in Germania torna la paura. Ieri sera, intorno alle 22, c’è stata un’esplosione in un ristorante di Ansback, in Baviera. Le prime notizie parlavano di una fuga di gas, ma a tarda notte il sindaco della città ha detto che a causarla sarebbe stato un ordigno e la polizia, poco dopo, ha parlato dell’azione di un kamikaze. Nell’esplosione l’uomo sarebbe rimasto ucciso e avrebbe ferito almeno dieci persone. Il ristorante si trova poco distante dal luogo in cui si stava tenendo un concerto con 2.500 spettatori, che sono stati evacuati. Secondo le prime informazioni sembra che un ragazzo con uno zaino avesse tentato di entrare al concerto e fosse stato respinto. Poco dopo l’esplosione.

La strage di Monaco
Intanto la polizia ha rivelato che il giovane autore della strage di Monaco, in cui sono morte 9 persone, di cui 4 minorenni, aveva iniziato a pianificare la strage già un anno fa quando, armato di macchina fotografica, era andato per due giorni a Winnenden, a visitare i luoghi dove un altro diciassettenne tedesco si era fatto largo nella sua scuola a colpi di mitragliatore uccidendo 15 studenti prima di togliersi la vita. Quasi la fotocopia di quanto Ali ha poi messo in pratica venerdì sera, facendo coincidere la sua strage con il quinto anniversario di un’altra carneficina, quella nell’isola di Utøya, 69 ragazzi uccisi da Anders Breivik.

Ieri, inoltre, la polizia ha fermato un sedicenne di origini afghane, un amico del killer di Monaco conosciuto in un ospedale psichiatrico: l’avrebbe aiutato a creare il falso profilo Facebook (utilizzando la fotografia di una ragazza turca) che ha funzionato da trappola per attirare i giovani da McDonald’s. Tutto fa pensare che il ragazzo sapesse delle intenzioni omicide di Ali.

Gli inquirenti svelano anche il mistero dell’arma in mano a Sonboly: una Glock 9 millimetri, con la matricola del 2014 semi cancellata. Un’arma proveniente dalla Slovacchia, usata a salve per spettacoli teatrali e poi modificata per sparare, acquistata al mercato nero di quell’Internet parallelo chiamato «darknet» e pagata probabilmente con i soldi guadagnati distribuendo giornali nei fine settimana. Per uno smanettone come Ali, che trascorreva le sue giornate studiando le stragi nelle scuole ed esercitandosi ai «killergame» con la playstation, un gioco da ragazzi. Così come procurarsi i 300 proiettili che sono stati ritrovati nel suo zainetto rosso: un arsenale che rivela la volontà di voler uccidere più persone possibile. La polizia ha raccolto 58 proiettili nell’area tra il McDonald’s, da cui è partita la sparatoria (5 i ragazzini uccisi nel locale), e il centro commerciale, verificando che di questi 57 sono stati sparati da Ali, che ha avuto tempo di cambiare più volte il caricatore della sua pistola, mentre un colpo solo è stato esploso dalla polizia, che lo ha mancato. E ora il ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, e il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Sigmar Gabriel, chiedono una revisione delle leggi sulle armi.
È un odio nato sui banchi di scuola quello di Ali, che nel 2010 aveva subito un furto e nel 2012 insieme ai genitori aveva presentato una denuncia verso tre compagni che nel percorso casa-scuola lo avevano insultato e forse aggredito.

Il padre lo riconosce in tv
Il padre, Masoud Sonboly, venerdì sera, tornato a casa durante la sparatoria come tutti gli abitanti di Monaco, ha riconosciuto il figlio nel filmato trasmesso dalle televisioni di mezzo mondo in cui lo si vedeva aprire il fuoco davanti al McDonald’s. Le gambe un po’ a «x», la postura incerta: quando il signor Sonboly ha rivisto per l’ennesima volta quell’immagine, non ha avuto dubbi. E si è recato al commissariato più vicino per raccontare che «il terrorista» a cui tutta la polizia della città stava dando la caccia era suo figlio, il suo Ali, così fragile e depresso. Quando ha finito di spiegare, è arrivata la notizia che il giovane si era ucciso. L’uomo è stato portato sul luogo in cui Ali giaceva in una pozza di sangue e ha dovuto aspettare altre tre ore prima di potersi avvicinare al cadavere del figlio, affinché il robot della polizia escludesse che nello zainetto fosse nascosto un ordigno. Masoud è ora è ricoverato in stato di choc.

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direttore@lastampa.it

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