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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/07/2016, a pag. 39, con il titolo "Il messaggio del Gay Pride di Gerusalemme", il commento di Angelo Pezzana.
Caro Direttore, è dal 2002 che Gerusalemme celebra il Gay Pride, certo la capitale non è Tel Aviv, che un sondaggio mondiale ha eletto città più gay friendly del mondo. Qui il mese scorso erano 200.000 a rivendicare quei diritti che ancora non ci sono, un mare di persone, gay e non, che vivono nel Paese dove comunque le istituzioni dello Stato garantiscono l’eguaglianza attraverso un sistema legislativo che non avendo una Costituzione può permettersi di adeguare le leggi ai cambiamenti che una società moderna esige. È quello che avviene in Israele, dove ciò che manca alle persone Lgbt è soltanto il matrimonio, che però - laico - non è previsto neppure per gli etero, c’è solo quello religioso così come impone il rabbinato ultra ortodosso.
I giovani che studiano nelle loro accademie religiose preparatorie al servizio militare vengono «educati» da rabbini all’odio verso gli omosessuali, un vero incitamento alla persecuzione. Per fortuna Israele è una vera democrazia, i media, la politica, dal Presidente dello Stato Reuben Rivlin in giù, hanno dichiarato tutti da che parte stanno. Il fanatismo non ha mai attecchito, né politico né religioso. Le bandiere che hanno accolto il Pride a Gerusalemme - 25.000 partecipanti, cinque volte in più dello scorso anno - non hanno sventolato invano durante la marcia dell’orgoglio. Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante direttore@lastampa.it |
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