Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/07/2016, a pag. 12, con il titolo "Bruxelles: 'L'Intifada dei coltelli colpa dell'occupazione d'Israele' ", la cronaca di Marco Bresolin.
Ecco la cronaca dell'ennesimo atto unilaterale della UE contro Israele. Anziché difendere l'unica democrazia del Medio Oriente contro il nemico comune, l'estremismo islamico, l'Europa preferisce attaccare Israele e sottovalutare la guerra dell'islamismo ormai dichiarata contro tutto l'Occidente.
Riprendiamo perciò le parole del "portavoce del ministro degli Esteri, Emmanuel Nahshon", che "ha colto l’occasione per augurare «buone ferie ai diplomatici Ue, nella speranza che durante le loro vacanze in Europa non incappino in atti di violenza compiuti da estremisti islamici»".
Ecco l'articolo:
Marco Bresolin
I recenti attentati terroristici palestinesi «sono dovuti in gran parte all’occupazione israeliana». A sostenerlo non è una Ong umanitaria, ma un report della Ue. L’accusa è contenuta in un documento interno, steso e firmato da tutti i diplomatici dei Paesi europei che hanno una rappresentanza a Gerusalemme o Ramallah. Non è stato ancora reso pubblico e probabilmente non lo sarà nemmeno in futuro. Ma il dossier di 39 pagine, steso nel dicembre del 2015, servirà come «riferimento per gli incontri ministeriali» e per «indirizzare le politiche europee».
A pochi mesi dalle tensioni legate alla volontà espressa da Bruxelles di adottare etichette per contrassegnare i prodotti provenienti dai territori occupati, il report potrebbe portare a nuove frizioni tra l’Unione e Israele. Sulle radici del terrorismo palestinese, infatti, c’è una totale differenza di vedute. Secondo Israele non c’è distinzione tra il terrorismo contro Israele e quello che colpisce il resto del mondo, perché entrambi «hanno radici nell’estremismo islamico». Secondo l’Ue, invece, gli attacchi con coltelli e auto-ariete sono una risposta all’occupazione dei territori. Il report parla di «radici psicologiche» del terrorismo, dovute alla perdita di speranza di vedere realizzato il progetto dei due Stati, alimentata dalle «condizioni di vita in povertà». Tanto che «i giovani palestinesi», autori degli attentati, «sono apparentemente slegati da fazioni politiche o gruppi militanti». Per i diplomatici europei la risposta del governo israeliano «non fa altro che peggiorare le cose».
Il report citato da «EuObserver», che ne ha visionato il contenuto, dice che «entrambe le parti» sono colpevoli di una «retorica incendiaria». E aggiunge altre accuse, sostenendo che l’occupazione israeliana «ha spinto ad alti livelli di abuso di droghe, sradicamento delle famiglie, violenze domestiche, perdita di identità, alti livelli di stress e depressione».
Torna poi sul capitolo dell’etichettatura dei prodotti provenienti dai territori occupati, chiedendo all’Ue di implementare un nuovo codice per differenziare i prodotti israeliani da quelli delle zone contestate. I diplomatici scrivono che l’Europa è «contro il boicottaggio», ma gli Stati membri dovrebbero «avvertire» le loro imprese dei «rischi» che comporta il fatto di operare in quelle aree.
Il governo israeliano, interpellato dal «Jerusalem Post», ha fatto sapere che risponderà a queste accuse solo se e quando saranno rese pubbliche. E il portavoce del ministro degli Esteri, Emmanuel Nahshon, ha colto l’occasione per augurare «buone ferie ai diplomatici Ue, nella speranza che durante le loro vacanze in Europa non incappino in atti di violenza compiuti da estremisti islamici».
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