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Lettera a un amico francese di Michèle Mazel (Traduzione di Angelo Pezzana, The Jerusalem Post, edizione francese, 20/07/ 2016) Ancora una volta la Francia è stata colpita nel profondo delle proprie viscere. Uomini, donne e bambini che festeggiavano il 14 luglio, simbolo di un paese il cui motto è « Liberté,Egalité,Fraternité » sono stati falciati senza pietà in nome di una ideologia che non conosce pietà. Pensiamo alle famiglie distrutte, ai bambini uccisi, mutilati, feriti e piangiamo con te. Amico francese, abbiamo pianto per Ilan Halimi, il rabbino Sandler, i suoi bambini Ariyeh e Gabriel, la piccola Miriam Monsonego e ci hai detto « non mischiamo, l’islam è una religione di pace ». Abbiamo pianto e detto con te « Je Suis Charlie » ma tu non hai detto « Je suis Hyper Casher ». Il presidente della repubblica è corso all’Istituto del Mondo Arabo per dire che i musulmani sono – cito – « le prime vittime del fanatismo, del fondamentalismo e dell’intolleranza ».
« Non confondiamo » hai ancora ripetuto quando degli individui « di fede musulmana ma chiaramente sconvolti » hanno attaccato dei poliziotti all’arma bianca o investendo con un camion la gente. Quando la folla ha urlato « morte agli ebrei » nelle strade di Parigi hai alzato le spalle. « Tutto questo è a causa dell’occupazione delle colonie », hai aggiunto. Abbiamo ancora pianto con te nel novembre 2015, dicendo « Je suis Paris » e abbiamo illuminato i nostri monumenti con i colori della Francia. Quest’anno, quando da Bruxelles a San Bernardino e Orlando una nuova ondata di terrore islamico colpiva l’Occidente, tu non hai voluto vedere che questo stesso terrore colpiva anche noi. Auto contro la folla, attacchi all’arma bianca contro donne e bambini, sparatorie nei caffè, bombe Molotov – tutto questo ti ha lasciato di marmo. « Niente a che vedere con l’islam, è l’occupazione », hai ripetuto con insistenza. E’ vero che intorno a te certi giornali e innumerevoli commenti hanno evocato « la resistenza » e l’eroismo dei palestinesi, utilizzando l’arma del povero contro l’occupante. La Resistenza, un tempo sinonimo di azioni eroiche contro l’occupante tedesco, utilizzata per « spiegare », se non giustificare, l’assassinio di una bambina che dormiva serena nel suo letto selvaggiamente massacrata a colpi di coltello. Terrorismo non è resistenza. Com’è lontano il tempo in cui il Cardinale Saliège, un giusto fra le nazioni, dichiarava solennemente : « uccidiamo l’uomo che disturba. Uccidiamo l’uomo che ha opinioni diverse. Uccidiamo senza motivo, uccidiamo con un motivo. Uccidiamo denunciando, uccidiamo calunniando. Diffondiamo parole di odio attraverso la radio, i giornali (…) Tutti i terroristi sono disumani e il mondo cristiano li condanna » Sì, piangiamo con te e con le vittime, ma ti diciamo anche, amico, che il terrorismo islamico ha preso l’Occidente come bersaglio. E’ arrivato il tempo di guardare la realtà in faccia.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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