Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 16, con il titolo "Scuola tedesca per i prof di islam", l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
L´imam lo educhiamo noi. Non si sa che cosa si predica nelle moschee in Germania. I giovani vengono aizzati alla guerra santa contro i cristiani, al terrorismo? Per tenere sotto controllo i possibili focolai di violenza, qualcuno pretende che gli imam predichino in tedesco. Ma quest´obbligo violerebbe la costituzione. Nessuno può essere obbligato a parlare in una lingua che non sia la sua. Neanche un imam. Non bisogna generalizzare, sulle migliaia di moschee esistenti in Germania, solo in poche si reclutano ragazzi per l´Isis. Ma gli estremisti, i seguaci del salafismo, aumentano.
Secondo il Vergassungsschutz, uno dei tre servizi segreti, responsabile per il controllo interno, appena il tre per cento dei musulmani che risiedono in Germania, appartengono al gruppo radicale, tuttavia aumentano: erano circa quattromila nel 2012, oggi sono oltre settemila. Uno dei centri considerati più pericolosi è la moschea Sahaba, nel cuore di Berlino, nel quartiere di Wedding. Da qui proveniva il rapper Denis Cuspert, morto combattendo per l´Isis, e Reda Seyam, ritenuto uno dei responsabili dell´attentato a Bali nel 2002. L´imam Abdul Baraa predica violenza, definisce i cristiani delle bestie, cpme gli ebrei, e gli sciti. Le sue parole vengono diffuse su youtube, e sono seguite da migliaia di giovani arabi e turchi nel paese.
“Meglio morire che dare la mano a una donna”, ammonisce Baraa, invitando a non integrarsi nella società tedesca. Gli studenti musulmani nelle scuole sono 320mila e hanno diritto a lezioni di religione, la loro. Come trovare docenti non fanatici, controllabili? A Münster, in Westfalia, la professoressa Ursula Nelles, rettore dell´Università, ha creato nel 2010 un corso per insegnanti di religione musulmani, con la collaborazione del teologo Mahmoud Khorchide, che si batte per un Islam pacifico, che possa convivere con le altre confessioni. All´iniziativa hanno partecipato i rappresentanti della chiesa luterana e cattolica (a Münster i fedeli protestanti e cattolici sono quasi alla pari, e all´Università si alternano i rettori delle due chiese). Il governo federale ha stanziato per l´iniziativa venti milioni di euro.
All´inizio, ricorda Frau Nelles, si sono iscritti ai corsi solo pochi studenti, ma all´inizio dell´ultimo semestre si sono presentati 1600 candidati per duecento posti. “La teologia islamica ha colmato un vuoto nelle nostre università”, dichiara la ministra cristianodemocratica, Johanna Wanka. “Proprio di questo avevamo bisogno”, commenta la sua collega, la ministra all´integrazione, la socialdemocratica, Aydan Özoguz, una moderna istruzione teologica islamica per tedesco, il miglior mezzo per rispondere alle discussioni su un Islam che rappresenta per noi una minaccia.” Belle parole, commenta la “Süddeutsche Zeitung”, che non tengono conto della realtà. L´unità scientifica e religiosa nelle facoltà di islamismo è solo apparente, e i docenti sono confrontati con la conflittualità delle diverse comunità religiose e dei loro rappresentanti.
La Ditik, che rappresenta la comunità islamica turca, cerca di prendere il sopravvento, imponendo un maggior numero di suoi docenti e di suoi impiegati alla facoltà. Le comunità arabe più fondamentaliste a loro volta non intendono cedere, e pretendono docenti meno disponibili a quello che viene ritenuto un compromesso religioso. “Ma rappresentano solo una minoranza dei fedeli, sono in prevalenza sunnite,” commenta il teologo Abdel-Hakim Ourghi, docente all´Università di Friburgo. I docenti islamici dovrebbero collaborare con il consiglio d´Università e sottoporsi a un controllo, ma di fatto continuano a lavorare in modo indipendente. Gli studenti continuano a litigare tra loro, con violenza. E parecchi si oppongono a che le ragazze frequentino i corsi. Le donne dovrebbero essere tenute lontane, ma ovviamente la Costituzione tedesca garantisce uguali diritti. E si gira in tondo, tra tolleranza e estremismo.
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