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La Stampa Rassegna Stampa
20.07.2016 'Europa sotto attacco e non lo sa: serve la collaborazione di tutti i cittadini'
Francesco Olivo intervista Boaz Ganor, israeliano, direttore dell’Istituto internazionale per l’Anti terrorismo

Testata: La Stampa
Data: 20 luglio 2016
Pagina: 7
Autore: Francesco Olivo
Titolo: «'L'Europa è sotto attacco e non lo sa, rinunci a Schengen o unisca i servizi'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/07/2016, a pag. 7, con il titolo "L'Europa è sotto attacco e non lo sa, rinunci a Schengen o unisca i servizi", l'intervista di Francesco Olivo a Boaz Ganor, israeliano, direttore dell’Istituto internazionale per l’Anti terrorismo.

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Francesco Olivo

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Boaz Ganor

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L'Europa sotto attacco

Professor Boaz Ganor, israeliano, direttore dell’Istituto internazionale per l’Anti terrorismo, come fa l’Europa a difendersi da questi lupi solitari?
«Intanto serve prendere consapevolezza del fatto che l’Europa, specie quella centrale, è al centro di un’ondata di terrorismo e questo, peraltro, non è il picco. Bisogna che gli europei se ne rendano conto».

Non ce ne rendiamo conto?
«Non completamente».

L’ondata di cui parla è caratterizzata dalle azioni dei cosiddetti lupi solitari, come a Nizza e sul treno tedesco?
«Le tipologie di attacco sono fondamentalmente due: gli attacchi pianificati nei dettagli da gruppi organizzati e quelli di matrice indipendente, i lupi solitari. È evidente che l’intelligence, che lavora soprattutto intercettando le comunicazioni, è fondamentale nel primo caso e molto meno nel secondo».

Come ci si difende dai lupi solitari?
«Bisogna formare i corpi di polizia e convincere le società europee che facendo attenzione a quello che ci circonda ogni giorno si possono sventare molti attentati».

Non si rischia di creare psicosi? Gli europei dovranno rinunciare ai diritti civili?
«I rischi esistono. La grande sfida del nostro tempo è trovare un equilibrio tra democrazia e sicurezza. L’obiettivo del terrorismo è proprio cambiare il nostro modello politico e sociale».

Se è vero quello che dice, che senso ha fare la guerra all’Isis in Siria e in Iraq?
«Resta fondamentale. Perché anche i lupi solitari si ispirano alle azioni dell’Isis. Quindi colpire lo Stato islamico significa contrastare l’arma della propaganda».

Il lavoro dell’intelligence è meno utile di un tempo?
«No, perché gli attentati pianificati continuano a essere molti, pensiamo al Bataclan, a Bruxelles o all’aeroporto di Istanbul».

C’è un modello che l’Europa può seguire?
«Israele: una democrazia liberale che ha sviluppato sistemi efficaci per difendersi».

Dove sbaglia l’Europa?
«Il vostro continente ha un grande problema: Schengen ha abolito le frontiere. Così, se c’è uno Stato debole, come nel caso del Belgio, i problemi ricadono su tutti gli altri».

Quindi l’unica strada è abolire un trattato che è stato simbolo dell’Unione?
«Un’alternativa esiste. Se l’Europa, legittimamente, non vuol rinunciare a Schengen, allora l’unica strada è uniformare le intelligence, così da compensare ile debolezze di alcuni degli Stati membri».

L’attentato di Nizza sarebbe potuto accadere in Israele?
«No. L’attentatore sarebbe stato fermato molto prima. Nel giorno in cui si celebra l’indipendenza un camion che prima sosta in una zona chiusa, poi supera i varchi dicendo alla polizia di portare dei gelati avrebbe destato sospetti non solo negli agenti, ma anche nelle persone comuni».

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direttore@lastampa.it

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