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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Facebook, Youtube, Twitter: fine della loro complicità con il terrorismo 18/07/2016
Facebook, Youtube, Twitter: fine della loro complicità con il terrorismo
Lettera da Gerusalemme di Angelo Pezzana

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L'incitamento al terrorismo palestinese sui social network

Una proposta di legge per denunciare i social media che incitano al terrorismo è stata approvata dal Comitato Ministeriale Legislativo in Israele, prima firmataria la deputata dell’Unione Sionista Revital Swid, che ha però raccolto anche l’adesione della coalizione di governo. Sotto accusa Facebook, Twitter, Youtube e altri social, che finora hanno consentito la pubblicazione della propaganda che incita al terrorismo, palestinista o islamico che sia. Se entro 48 ore dopo che è stato online non viene cancellato, scatta la denuncia con la richiesta di 300.000 shekel (circa 80.000 euro) per ogni post denunciato. Se non viene rimosso. Se viene dimostrato che il contenuto era conosciuto e malgrado ciò non era stato cancellato, la somma sale a 400.000 shekel.

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Un provvedimento a lungo atteso, visti i contenuti di questo tipo di propaganda, che non solo incita al crimine, ma spesso dà anche indicazioni su come compierli. Lo strumento online è stato dimostrato essere alla radice di molti crimini avvenuti in Israele. I potenziali terroristi vengono indottrinati con la promessa di diventare martiri, il massimo scopo di una vita secondo l’islam. Molti post diffondono registrazioni di imam nelle moschee che danno indicazioni precise sulle armi da usare, a fuoco ma anche coltelli, in questo caso vengono descritte quali parti del corpo della vittima vanno colpiti.

Ayelet Shaked, Ministro della Giustizia e Gilad Erdan, Ministro della Pubblica Sicurezza, avevano già annunciato una proposta di legge che consentiva ai tribunali la rimozione di questi siti senza nemmeno emettere una notifica ai portali che li ospitano. Le due proposte di legge, dell’opposizione e del governo, è probabile che verranno unificate in una unica legge. La sicurezza dei cittadini è prioritaria di fronte a qualsiasi protesta che si richiami alla ‘libertà di espressione’. Pubblicizzare il crimine è altro. Mark Zuckerberg, ovvero Facebook, era stato accusato a inizio mese proprio da Erdan, subito dopo un attentato, di “avere le mani coperte di sangue”. Un aspetto curioso: Facebook sta già provvedendo a cancellare questa propaganda che incita al crimine in Europa, non in Israele. Anche se da mesi la richiesta era partita proprio da Revital Swid. Che farà adesso Mark Zuckerberg ?


Angelo Pezzana


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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