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La Stampa Rassegna Stampa
18.07.2016 La responsabilità dell'odio
Alan Dershowitz intervistato da Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 18 luglio 2016
Pagina: 2
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «'C'è un clima ormai esasperato, colpa dei movimenti di protesta'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/07/2016, a pag. 2, con il titolo "C'è un clima ormai esasperato, colpa dei movimenti di protesta", l'intervista di Francesco Semprini a Alan Dershowitz, un'autorità tra le più competenti al mondo per quanto riguarda le risposte legali.

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Francesco Semprini

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Alan Dershowitz

«La responsabilità di quanto sta accadendo è del comportamento irresponsabile di organizzazioni come Black Lives Matter il cui obiettivo è far credere che le cosa vadano peggio per alimentare la strategia della tensione». A dirlo è Alan Dershowitz-, avvocato e giurista, professore di Harvard ed esperto di dinamiche socio-politiche degli Stati Uniti.

Perché questo inasprimento dello scontro razziale proprio ora?
«L’inasprimento è dettato dal fatto che cittadini neri vengono uccisi da poliziotti, in particolare bianchi, in circostanze controverse, talvolta anche se disarmati. Ebbene posso dire che questo tipo di episodi è in calo rispetto al passato».

Vuol dire che non esiste razzismo tra le forza dell’ordine?
«Voglio dire che le forze dell’ordine oggi sono meglio addestrate, sono in grado di gestire situazioni delicate più responsabilmente, hanno armi non letali e indossano telecamere».

Allora come spiega la situazione attuale?
«Perché ci sono telecamere ovunque, agli angoli delle strade, nei negozi, sui telefoni cellulari, ogni cosa è documentata e documentabile».

Prima c’erano più neri uccisi dalla polizia ma non si sapeva?
«Esatto. A questo poi si aggiunge il comportamento irresponsabile di alcune organizzazioni come Black Lives Matter, che esasperano il clima e strumentalizzano dicendo che le cose vanno peggio».

Come contrastare l’escalation?
«Innanzi tutto evitando nella maniera più categorica di paragonare l’uccisione di neri da parte delle forze dell’ordine nel corso di controlli con l’esecuzione di poliziotti come quella avvenuta a Dallas e forse a Baton Rouge. Spesso la morte di un afro-americano, ma non solo, è causata da una reazione eccessiva del poliziotto perché spaventato o provocato. A volte si tratta di un atteggiamento dettato da incoscienza da parte della persona fermata, talvolta è figlio di un consapevole senso di sfida alle istituzioni e per di più bianche. Al contrario gli agenti uccisi, come quelli di Dallas, stanno facendo solo il proprio lavoro e vogliono solo tornare a casa dalla propria famiglia».

Quindi la discriminazione è da parte dei neri?
«Non è il caso di generalizzare. Dico solo che il cecchino di Dallas non può essere considerato colpevole come il poliziotto che si trova ad aver a che fare con una persona che sembra nascondere una pistola e non alza le mani, e così è costretto a sparare. C’è discriminazione piuttosto quando si dice Black Lives Matter o anche Police Lives Matter, ritengo invece che All Lives Matter».

C’è chi dice che sia colpa di Trump?
«Non credo, io non sono un suo simpatizzante, io sono con Hillary Clinton, ma non credo proprio che Trump abbia responsabilità».

C’è chi parla di paradosso per Obama...
«Il paradosso è che le cose vanno meglio ma sembra che vadano peggio. Chi gli rema contro sono gruppi come Black Lives Matter».

Intanto però rispuntano le Pantere Nere...
«Dovrebbero essere inserite tra le organizzazioni terroristiche. Il rischio è che si ritorni al clima di piombo degli anni Sessante e Settanta».

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direttore@lastampa.it

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