Un Rabbino Capo militare e uno Stato laico
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Gadi Eisenkot
Il rapporto fra Stato e fede si presta a molte interpretazioni. Quando coincidono – come nel caso della maggior parte dei paesi musulmani - il risultato può essere disastroso, gli esempi sono davanti ai nostri occhi ancora oggi. Ma anche nei paesi democratici, laici per definizione, la religione può diventare un fattore da tenere sotto costante osservazione. Nel caso degli ebrei, per duemila anni, la loro persecuzione si è basata su fattori religiosi, dove menzogne e false interpretazioni sono servite a giustificare l’odio contro di loro come popolo. Se la storia è cambiata dopo la nascita di Israele – anche se l’antisemitismo ha assunto la nuova veste dell’anti-sionismo – non per questo il tema “religione” ha cessato di creare divisioni all’interno del nuovo Stato. Ortodossia contro riformatori è spesso oggetto forti contese, sia sul piano della dottrina che su quello sociale. Una delle più ricorrenti è la discussione sull’assenza del matrimonio civile, ma non solo, come dimostra il caso della nomina a Rabbino Capo delle Forze di Difesa del colonnello Eyal Karim.
Eyal Karim
Rifacendosi ai testi della Halacha (la legge religiosa), Karim si è espresso su alcuni temi come se fossero da applicarsi ancora oggi, ad esempio ha detto che in tempo di guerra è permesso ai soldati di violentare donne non ebree, che l’omosessualità è qualcosa che va cambiato, anche con l’aiuto delle ‘terapie coercitive’ approvate da alcuni rabbini, oppure che le testimonianze di donne in tribunale non sono valide perché le donne sono sentimentali, quindi inattendibili. In un’altra affermazione ha anche detto che va disobbedito un ordine contrario alla legge ebraica, dando per scontato che la ‘legge’ ebraica sia rimasta quella dei testi sacri. Ragionamenti in un paese dove la realtà è opposta a queste sue citazioni. Una cosa è lo studio dei testi sacri, un’altra è ‘dimenticare’ la loro datazione, che non va mai disgiunta dall’interpretazione. Pratica seguita anche dalla maggioranza dell’ortodossia in Israele, che non è mai in contraddizione con i principi democratici che fanno di Israele uno dei paesi più avanti in quanto modernità.
Ciò malgrado, Gadi Eisenkot, che guida le forze di difesa israeliane, ha ritenuto ugualmente di nominarlo Rabbino Capo Militare. Dopo le proteste, arrivate da tutti gli schieramenti politici, Eyal Karim ha parzialmente ritrattato, dichiarandosi del tutto subordinato alla gerarchia militare dell’IDF, specificando di “ riconoscere le differenze che esistono fra i soldati israeliani, uomini e donne, sui loro orientamenti sessuali, etnici o nazionali”. Eisenkot ha giudicato questa spiegazione sufficiente e l’ha riconfermato nella carica. Le polemiche non si sono fermate, il compito di un rabbino militare dovrebbe consistere nel controllare che tutte le pratiche religiose vengano osservate per coloro che vogliono seguirle, ad esempio il rispetto dello Shabbat o mangiare cibo non kasher. La discussione sui poteri del Rabbinato in uno Stato laico andrà avanti, il tema fa discutere gli israeliani, concordi secondo i sondaggi all’85% che fede e Stato devono essere separati.
Isi Leibler
Il caso Eyal Karim è una puntata di una vicenda complessa, la cui soluzione non è ancora dietro l’angolo. A conclusione, l’opinione di Isi Leibler, che condivido, e che rappresenta la posizione del liberale Jerusalem Post, comune peraltro a gran parte dei media israeliani. “L’abisso scandaloso nel quale sono sprofondati gli estremisti ultra-ortodossi abusando della loro autorità rabbinica appare senza limiti. È tempo per gli ebrei in Israele e nella Diaspora che dimostrino apertamente la loro rabbia e insistano affinchè questi imbrogli abbiano fine. Il popolo ebraico non può più restare ostaggio di un gruppo di estremisti spirituali i quali, nell’assenza totale di comprensione, monopolizzano il controllo delle vite degli ebrei e cercano di imporre sull’intera comunità le rigide interpretazioni della legge ebraica che persino gli ebrei più osservanti considererebbero eccessive”.
Angelo Pezzana