Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/07/2016, a pag. 3, con il titolo "Cosa ancora non sappiamo", il commento di E. Cap.; dal CORRIERE della SERA, a pag. 8, con il titolo "Il 'giorno dopo' quale Turchia?", il commento di Davide Frattini, Danilo Taino.
Ecco gli articoli:
La Turchia di Ataturk trasformata dall'islamista Erdogan
LA STAMPA - E. Cap.: "Cosa ancora non sappiamo"
Perché i golpisti hanno ignorato l’aereo di Erdogan?
Venerdì durante il golpe il presidente turco Recep Tayyip Erdogan era dato «prigioniero» nel suo aereo sopra i cieli d’Europa. In fuga verso la Germania, poi Londra. Infine il Qatar. In realtà la mattina dopo si è scoperto che il Gulfstream 4 del Sultano, decollato da Bodrum all’1,43, ha volato per ore sui cieli a Nord-Ovest della Turchia, con tanto di trasponder acceso e identificativo internazionale. Perché allora i caccia F-16 turchi in mano ai golpisti e tutta l’aviazione militare di Ankara hanno «ignorato» il volo, nonostante fossero stati spediti elicotteri e aerei a bombardare la residenza presidenziale a Bodrum?
Perché i muezzin hanno richiamatoi turchi alla preghiera?
Non è stato solo l’appello del presidente Erdogan via smartphone a spingere i turchi in piazza. Di rilievo è stata anche la chiamata alla preghiera diventata un’esortazione a manifestare contro i militari. Mezz’ora dopo che il golpe era iniziato, intorno alle 23, dai minareti di Istanbul i muezzin hanno recitato l’adhan. I sostenitori di Erdogan hanno risposto e sono scesi in massa in strada. L’orario di preghiera però era passato. Chi ha dato pertanto l’ordine ai muezzin?
Che ruolo ha avuto Fethullah Gulen?
Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti l’estradizione di Fethullah Gulen, l’ex imam che vive in America, accusandolo di aver organizzato il fallito tentativo di golpe. I complottisti si sono spinti oltre arrivando a pensare che sia stata Washington a organizzare la sommossa, con l’aiuto proprio di Gulen. La replica dell’ex imam non si è fatta attendere: «Il golpe potrebbe essere tutta una messa in scena di Erdogan per accusare i miei sostenitori e stringere ulteriormente sui diritti», ha detto.
CORRIERE della SERA - Davide Frattini, Danilo Taino: "Il 'giorno dopo' quale Turchia?"
Davide Frattini, Danilo Taino
Festa (troppo prematura) al Cairo e a Damasco, Ankara sosterrà gli islamisti
I giornali egiziani che si affrettano in prima pagina a dare Erdogan per deposto, i siriani del clan Assad che nella notte sparano in aria per celebrare la caduta del Sultano. Nei palazzi del potere al Cairo e a Damasco il risveglio ha portato la notizia che per ora la situazione non cambia. Ankara continuerà a sostenere gli islamisti della regione: a finanziare i palestinesi di Hamas a Gaza (che il presidente egiziano Al Sisi considera avversari), a sostenere i ribelli in Siria. Forse con più cautela: già nelle scorse settimane Erdogan si era mosso per riportare alla normalità i rapporti con Putin (alleato di Assad) e aveva addirittura aperto alla possibilità di riallacciare le relazioni diplomatiche con Damasco.
La tentazione autoritaria polarizzerà lo scontro. L’esercito resta un problema
Il golpe fallito non può che ridimensionare il sentimento di possesso verso l’intera Turchia nutrito dai generali. Erdogan sa però che il malumore nell’esercito è diffuso: ai funerali militari in questi ultimi tre anni i soldati hanno protestato, sono loro a pagare negli scontri sulla frontiera la decisione del governo di aver lasciato libero transito verso la Siria ai fondamentalisti. Dovrebbe cercare di ricomporre la frattura, ma non è nel suo stile non è nei suoi obbiettivi: è probabile che continui a esaltare la polarizzazione nel Paese. Gli analisti sono convinti che sfrutterà il colpo di Stato per intensificare la repressione e accentrare il potere.
Bullo, sempre alleato, ma adesso più debole. Anche con Merkel
Saranno in pochi, in Europa, a dire «povero Erdogan». Nemmeno Angela Merkel, che con lui ha fatto un accordo utile sui rifugiati, lo ha detto. La cancelliera tedesca ha appoggiato con forza il governo legittimo, contro i golpisti. Ma ha anche avvertito l’uomo forte di Ankara che, con loro, dovrà rispettare le regole dello Stato di diritto. Significato: niente pena di morte e piano con lo stravolgimento della democrazia. Approccio condiviso un po’ in tutta Europa, dove il bullismo autoritario di Erdogan ha raggiunto un livello di guardia. Continuerà a essere un partner chiave per l’accordo sui rifugiati. Da oggi, però, è visto come più debole, uomo in bilico in un Paese diviso.
Capitali e turisti in fug.a E la repressione peggiorerà la situazione
Lo choc del colpo di Stato tentato sarà consistente anche per l’economia turca. La lira è caduta del 5%, ma questo è il meno. Sono la credibilità del quadro politico e l’instabilità del Paese i rischi maggiori che ormai sono annidati nelle menti degli investitori. Fino a poco tempo fa, la Turchia era considerata un mercato emergente portentoso. Ancora oggi, le imprese e la voglia di crescita della società sono ammirate ovunque. Il problema è che tra terrorismo, autoritarismo e incertezza futura, molti investimenti saranno in ritirata. Come già lo sono i turisti, voce essenziale nel bilancio del Paese. La probabile risposta repressiva di Erdogan peggiorerà la situazione.
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