sabato 19 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.07.2016 Terrorismo: si avvicina l'ora anche per l'Italia, non si può navigare a vista
Analisi di rav Giuseppe Laras

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 luglio 2016
Pagina: 31
Autore: Giuseppe Laras
Titolo: «Il terrorismo, l'islam e la coscienza nazionale di un'Italia distratta»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/07/2016, a pag. 31, con il toitolo "Il terrorismo, l'islam e la coscienza nazionale di un'Italia distratta", l'analisi di rav Giuseppe Laras.

Immagine correlata
Giuseppe Laras

Niente di nuovo sotto il sole, diceva Qohelet. Drammaticamente è accaduto di nuovo, con profanazione idolatrica di vite, con strage di corpi, con terrore e in mondovisione. Non è la prima volta e neppure l’ultima, siamo solo agli inizi. Non è nemmeno nuova l’idea di lanciarsi con mezzi motorizzati, più o meno grandi, contro la popolazione inerme: l’attentatore l’ha imparato dagli attentati di Hamas contro gli ebrei israeliani (per chiarire che Fratelli Musulmani, Hamas, Hezbollah e Daesh, pur diversi e concorrenti, rispondono a dottrine mortifere non dissimili). Non è nuova neppure l’impreparazione di politici, critici televisivi e intellettuali, anche blasonati, a decifrare i fatti.

Continua la politica suicida e ostinatamente ideologica per cui l’Islam non c’entra nulla. Persiste anche l’attenuante del disagio delle periferie, della drammaticità dell’emigrazione, della mancata integrazione e così via. Si rivisita la storia con paragoni alla Shoah per l’emigrazione islamica incontrollata in Italia e in Europa. Gli ebrei però non fuggivano dai loro correligionari, queste persone sì; gli ebrei non hanno ucciso in massa o fatto stragi di civili tedeschi, austriaci, italiani o ungheresi nel corso della Seconda guerra mondiale, gli attentatori invece sì, e peraltro non mi risulta che ora ci siano in Europa nazisti o fascisti ai governi.

Immagine correlata
Armi e Corano: ecco come l'islam vuole imporsi in tutto il mondo

Vi è poi il paragone più che improprio con l’emigrazione italiana in America nel ‘900: gli italiani, disagiati e poveri, non compivano queste oscenità e i terroristi islamici con i loro crimini non sono accostabili ai mafiosi italoamericani. L’Italia da cui emigravano gli italiani, infine, era un Paese povero: molti Paesi islamici sono invece Stati ricchissimi. Molti di questi stessi Paesi, che foraggiano il terrorismo, investono in Europa, condizionando l’economia e dunque, specie in tempi di crisi come i nostri, le scelte politiche e persino valoriali (si pensi alle statue velate per non turbare la sensibilità di un politico iraniano, talmente morale da pubblicamente uccidere le persone omosessuali, negare i diritti civili, voler distruggere i milioni di ebrei che vivono in Israele e altre amenità).

Quando si hanno così enormi capitali da investire, l’investimento legale e manifesto non è certamente l’unico a disposizione: si possono infatti agilmente addomesticare a cascate di petrodollari giornalisti, politici e intellettuali occidentali. E i paradisi fiscali non tracciabili in questi Paesi oggi non mancano. Tutto questo, che pure è vero, non rende però veritiera l’equazione falsa e razzista che tutti gli immigrati musulmani siano terroristi o potenzialmente tali. La domanda da farsi in Italia circa i fatti francesi, quindi, non è se accadrà anche da noi, bensì quando, dove e come accadrà. E questo pone questioni pesanti. La prima sul generale cattivo stato della nostra coscienza nazionale. È bastato l’evento della partita dell’Italia per circoscrivere lo choc e il lutto per i connazionali uccisi in Bangladesh: questo è un immenso problema culturale e democratico.

Vi è poi il fatto catastrofico di una classe dirigente non educata all’impegno e alla fatica, inclusa quella del pensiero e della strategia. Questo purtroppo riguarda, generalmente, a livello culturale, il mondo cattolico, con intellettuali spesso ottusi dal pacifismo panbuonista e con l’incidenza pressoché nulla di un episcopato rarefatto, ove si avverte l’assenza di personaggi eminenti e di genio, pur tra loro in dissonanza (da C. M. Martini e G. Biffi, da Dossetti a Giussani, da Paolo VI a Giovanni Paolo II). Questo riguarda gli intellettuali, in teoria coscienza critica, strategica e orientativa di un Paese: molti, oltre ad aver abdicato al loro difficile e impegnativo ruolo, svilendolo a salotto radical chic, hanno educato ideologicamente, anche quando non più organici di partito, al terzomondismo più acritico e arrendevole (salvo essere iperaggressivi con Israele, il Sionismo e gli ebrei).

Questo riguarda, latitando personaggi di spessore e di sostanza, la politica — e dunque la tenuta democratica del Paese — , con una destra priva di un leader, inchiodata alla parabola medica di Berlusconi, e con una sinistra moderata prossima all’implosione se dovesse cadere il governo Renzi. Quando avverrà in Italia l’analogo dei fatti francesi, è in siffatto contesto che accadrà. Se non è ancora accaduto, è anche merito dei nostri servizi di intelligence e di antiterrorismo, tra cui la Digos, i Ros e alcuni reparti dell’Esercito. Quando accadrà ciò che non è ancora accaduto, ci troveremo tuttavia dinanzi a politici, scandalizzati e moralisti, pronti a chiedere loro ragione, a opinion makers critici e sdegnati, a giornalisti che parleranno di falle nell’antiterrorismo.

Non si può chiedere solo alle forze dell’ordine di salvare la situazione: servono la politica e la cultura; serve non soltanto navigare a vista, ma pensare al futuro e quindi anche alla massiccia crescente demografia islamica in Italia e in Europa; servono e serviranno scelte coraggiose e severe e politiche molto dure. Serve uscire dall’irenismo ottundente e dal vezzo narcisista e nichilista di voler apparire buoni e tolleranti quando però il sangue versato è quello altrui. Resta una speranza, a suo modo messianica: l’essere umano è capace sì di bassezze abissali e di grande stupidità, ma anche di insperati riscatti. Per continuare a vivere dobbiamo impegnarci fattivamente per rendere possibile un necessario domani, migliore dell’oggi.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT