Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/07/2016, a pag. 1, con il titolo "Jihadisti alla campagna d'Europa", l'editoriale di Maurizio Molinari; con il titolo "Il Califfo disse: 'Investiteli con l'auto' ", il commento di Giordano Stabile.
A destra: l'incitamento alla "Car Intifada" del terrorismo palestinese contro gli israeliani. E' lo stesso metodo impiegato dal terrorista di Nizza. Ancora una volta i fatti dimostrano che la guerra difensiva di Israele e dell'Occidente contro il terrorismo islamico è la stessa.
Maurizio Molinari: "Jihadisti alla campagna d'Europa"
Maurizio Molinari
Attacco alla Francia nella notte del 14 luglio. Per colpire i jihadisti scelgono il giorno in cui i francesi celebrano la presa della Bastiglia e il momento in cui centinaia di persone affollano la Promenade des Anglais sul lungomare di Nizza. Le modalità dell’attacco svelano l’intento di umiliare la Francia lì dove si sente più forte: nel ricordo della rivoluzione, nella celebrazione delle proprie libertà, sulla spiaggia della Costa Azzurra simbolo del suo fascino. I jihadisti conoscono il calendario e l’identità del Paese che colpiscono e li usano come strumento per diffondere il terrore al fine di «farvi temere la morte anche quando dormite» come aveva promesso Abu Bakr al-Baghdadi, il Califfo dello Stato Islamico (Isis).
Lo strumento dell’assalto è un camion lanciato ad alta velocità contro la folla inerme: un metodo già testato più volte da singoli jihadisti in località minori della Francia nonché emulazione di una delle tattiche dei jihadisti della «Car Intifada» contro Israele. Se la strage del Bataclan a Parigi ha segnato l’inizio della campagna di attacchi all’Europa e gli assalti a Bruxelles e Istanbul hanno rivelato l’esistenza di una vasta rete di cellule, la carneficina di Nizza suggerisce che l’offensiva è in pieno svolgimento. Imponendo ad ogni Paese di reagire con forme di integrazione nella sicurezza di efficacia tale da generare una nuova dottrina per la difesa collettiva.
Giordano Stabile: "Il Califfo disse: 'Investiteli con l'auto' "
Giordano Stabile
Strage islamista sul lungomare di Nizza
Gli appelli si erano intensificati nelle ultime settimane, assieme alla diffusione di liste con le persone e gli obiettivi da colpire. Circolavano soprattutto su Telegram, divenuto il canale di propaganda preferito dallo Stato islamico. Lo stesso canale dove ieri notte sono apparse le prime rivendicazione dell’Isis, assieme a messaggi di gioia ed esultanza.
Erano appelli ai «cari lupi solitari», come li aveva chiamati il portavoce del Califfato Mohammed al-Adnani nel messaggio del 21 maggio che aveva dato il via alla lunga scia di attentati duranti il Ramadan.
Ma anche dopo il Ramadan gli appelli erano continuati. «O lupo solitario in tutto il mondo - uccidi la croce ovunque - uccidili con forza, colpiscili duramente, vendetta per i musulmani». E poi, con le fotine, come in un grafico per esemplificare meglio il messaggio, gli islamisti indicavano che cosa usare per la mattanza: pistola, coltello, esplosivo, ma pure veleno, pietre. E l’automobile per investire le vittime. Lo stesso tipo di messaggio diffuso in un video di propaganda del 2014 contro gli «sporchi francesi»: «Schiacciategli la testa con un masso, uccideteli con un coltello, o investiteli con la vostra macchina».
Dopo quell’appello, due attacchi, sottostimati come episodi isolati, si erano verificati in Francia pochi giorni prima della strage a Charlie Hebdo, a ridosso del Natale del 2014. Il 20 dicembre a Digione, quando un automobilista «con gravi problemi psicologici», a bordo della sua Renault Clio aveva deliberatamente investito tredici passanti in diversi angoli della città dopo aver urlato «Allah Akbar».
Due giorni dopo, a Nantes, un altro terrorista a bordo di un camioncino bianco si era schiantato contro la folla, ferendo almeno 11 persone, di cui cinque in modo grave. Anche lui, al momento di lanciarsi contro il chioschetto del vin brulé, l’uomo, 44 anni, aveva gridato «Dio è grande». Poi aveva tentato di uccidersi con 9 colpi di pugnale.
La strategia dell’usare «tutto quello che avete sotto mano», dalle pistole, ai coltelli, alle pietre e alle auto è stata per la prima volta teorizzata dal terrorista di Al-Qaeda con cittadinanza americana Anwar al-Awlaki, ucciso poi da un drone Usa nello Yemen. Al-Awlaki aveva invitato gli aspiranti jihadisti a «stare a casa», nel proprio Paese in Occidente, e combattere lì con ogni mezzo.
Ora la strategia viene ripresa dallo Stato islamico. Nel discorso di Al-Adnani era stata anticipata la svolta. Il Califfato, attaccato da tutte le parti, si restringe, gli islamisti braccati dai raid cominciano a capire che presto potrebbe sparire. Al-Adnani ha avvertito che potrebbe anche perdere «Raqqa e Mosul». Ma non per questo essere sconfitto. Ci «ritireremo nel deserto», ha spiegato, «e di lì colpiremo fino alla vittoria finale».
La stessa strategia di immergersi, nascondersi e colpire, è stata ingiunta ai lupi solitari e alle cellule infiltrate in Europa. Colpire con «ogni mezzo a disposizione». Colpire nei momenti altamente simbolici che moltiplicano l’effetto e trasmettono ancora maggiore insicurezza nel nemico. Come la festa del 14 luglio in Francia, il momento di massima vigilanza e assieme di orgoglio nazionale.
L’uso delle auto come ariete, ramming nel gergo militare inglese, è uno sbocco naturale in tutti i teatri dove è alta la sorveglianza ed è difficile procurarsi armi da fuoco per le leggi restrittive. Su tutti Israele che, nonostante un apparato di sicurezza capillare, una grande esperienza nella lotta al terrorismo, si è scoperta vulnerabile agli attacchi con le auto o altri mezzi. Come quello con un bulldozer il 4 agosto a Gerusalemme, che fece due vittime e una decina di feriti, con il guidatore abbattuto alla fine sul sedile di guida da un poliziotto.
Gli attacchi con le auto si sono moltiplicati poi durante l’Intifada dei coltelli, scoppiata lo scorso autunno. Una minaccia che ora si concretizza nel cuore dell’Europa, la Francia, che aveva appena vissuto con serenità i Campionati di calcio europei e si apprestava a revocare lo stato di emergenza, il 26 luglio. Ma con lo Stato islamico non si può mai abbassare la guardia. E di nuovo Parigi si trova a sperimentare una nuova fase di terrore e cercare le contromisure in una lotta che non finirà probabilmente neanche quando le bandiere nere del Califfato saranno spazzate via da Raqqa e Mosul.
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