Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 12/07/2016, a pag. 10, la risposta di Furio Colombo a una lettera.
Della prudenza e delle buone intenzioni Furio Colombo è da sempre campione, ma delle buone intenzioni è lastricata la strada dell'inferno. Pur criticando le dichiarazioni della delegazione M5S in Israele, Colombo non si sbilancia. Eppure, siamo di fronte a parole - quelle dei grillini - antisioniste e antisemite, era lecito attendersi una condanna più dura.
Ecco lettera e risposta:
Furio Colombo
Beppe Grillo con il turbante degli ayatollah
CARO FURIO COLOMBO, Luigi Di Maio, che pure è vicepresidente della Camera, sembra non sapere che la Palestina, nella sua doppia veste di Palestina-Ramallah e Palestina-Gaza, non riconosce lo Stato e l'esistenza di Israele. Come potrebbe l'Italia, che riconosce Israele, riconoscere la Palestina?
Vincenzo
LA DICHIARAZIONE infatti è strana, perché contraddice i propositi e l'intento di questo viaggio, che erano, finalmente, di restituire esistenza, presenza, azione utile e attiva alla politica estera italiana. L'Italia, come è noto, è priva quasi del tutto di una sua politica estera, e segue quasi sempre gruppi europei o americani che dicono di tanto in tanto cose vaghe sul problema. Come tutti i Paesi europei, tende a star fuori dalla "questione palestinese", fa all'occorrenza cordiali dichiarazioni di amicizia per Israele, senza alcun seguito politico o economico (o anche solo simbolico). E sul versante dell'amicizia per la Palestina, si nota una aggiunta fervida di sentimenti di guerra, un "sostegno alla resistenza" che automaticamente fa un'unica cosa dei palestinesi che vogliono il loro Stato e di quelli che sono impegnati nel terrorismo, fra uomini, donne e bambini in cerca di pace e chi li costringe a combattere in nome di un mondo arabo che non tollera l'esistenza di Israele e non ha alcun interesse per uno Stato palestinese.
Purtroppo il gruppo M5S è apparso impreparato. Sembrava non sapere nulla del prima, e avere informazioni generiche su un solo lato di una storia dolorosa e difficile. Ha mancato il passaggio nel quale poteva chiedere ai palestinesi la fine della negazione di Israele come condizione per legittimi passi avanti che portano inevitabilmente alla pace. Ancora una volta il fine della missione è sembrato di voler considerare e discutere solo le responsabilità di Israele, come se nel frattempo l'intero mondo arabo intorno alla Palestina non fosse impegnato in un violentissimo confronto armato, e una ragazzina di tredici anni non fosse appena stata pugnalata nel suo letto.
Dunque, ancora una volta, niente politica estera, niente volontà di lavorare per far finire il conflitto (che è fra due parti, di cui una vasta, militarmente attiva e ricca al punto da finanziare chi vuole e come vuole, oltre ai pesanti acquisti industriali e immobiliari in Italia) e il desiderio di far bella figura nel mondo fittamente abitato (porta a buone amicizie) degli anti-israeliani nel mondo.
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