Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/07/2016, a pag. 19, con il titolo "Enel a Tel Aviv per puntare sulle estart-up dell'energia", il commento di Giuseppe Bottero.
I compagni di scrivania, quelli più prestigiosi, si chiamano Hp e Uber, la crema dell’hi-tech globale. Ma tra gli ingegneri in t-shirt e occhiali spessi che inventano il futuro del digitale in un palazzone di quattro piani nella zona est di Tel Aviv, da ieri, si parla anche l’italiano. Enel, infatti, accelera sull’innovazione e apre un “hub” nel cuore della Israele Valley: la multinazionale guidata da Francesco Starace, 61 milioni di clienti e un giro d’affari da 75,6 miliardi, selezionerà ogni anno fino a 20 start-up israeliane per sviluppare nuove soluzioni energetiche.
L’obiettivo, garantisce l’amministratore delegato, non è fare shopping tra le piccole imprese più promettenti, ma lavorare fianco a fianco con i pionieri 2.0. Ecco perché, spiega, «non investiamo direttamente nel capitale delle start up ma collaboriamo con fondi e venture capitalist». L’elenco è lungo: dal francese Aster Capital allo statunitense True North fino a Invitalia Ventures. Loro mettono i capitali, Enel il know how industriale. E la strategia verrà replicata in fretta: dopo Tel Aviv, Enel aprirà un polo in California e uno a Singapore. «C’è uno tsunami di tecnologia: dobbiamo capire in che direzione va e cercare di trarne dei benefici», sorride Starace. «Se non lo facessimo, rischieremmo di prendere gli schiaffi senza sapere da che parte vengono».
Il top manager è consapevole che c’è oltre un miliardo di persone che quasi non ha accesso all’energia elettrica, una platea straordinaria di clienti potenziali che potrebbe essere raggiunta già nei prossimi anni. «La crescita economica – avvisa – però deve essere sostenibile». La parola d’ordine del progetto, condiviso con la community locale Sosa &The Junction, è “innovazione aperta”. Significa che le aziende cresciute nel laboratorio Enel potranno sviluppare i loro prodotti e poi fare business anche con altre società. Puntare su Israele, capace di attirare investimenti al ritmo record di oltre 10 miliardi l’anno, non è casuale: «E’ uno dei Paesi più innovativi al mondo che ogni anno vede la nascita di centinaia di start up. C’è un sistema che permette alla gente di lavorare assieme senza troppi intralci – prosegue Starace - Qui esiste una authority dell’innovazione, è un modello intelligente».
Le start up che lavoreranno con il gruppo italiano avranno la possibilità di ricevere ulteriori finanziamenti da parte del ministero dell’Economia israeliano. «Qui si vede come sarà l’Italia tra dieci anni» spiega Ernesto Ciorra, direttore innovazione e sostenibilità di Enel. Per il gruppo, ragiona, il polo dell’innovazione non è una novità assoluta, ma un tassello nella strategia di digitalizzazione. In America del Sud sono partiti i progetti con trenta start up, mentre in Italia, assieme a Smart-I, il gruppo ha già lanciato un algoritmo per aumentare l’efficienza energetica nei Comuni. E con Athonet Smartgrid, fondata da un gruppo di ragazzi con esperienze nel Nord Europa, ha messo le mani su un sistema in grado di creare una rete dati privata per coprire gli impianti nelle zone più complicate.
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