Iran: 100.000 missili in Libano per colpire Israele
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Il raggio di azione dei missili di Hezbollah
Al momento della firma che metteva fine alle sanzioni verso l’Iran ( luglio 2015 ), Obama dichiarò “ Teheran non avrà la bomba atomica”. Con l’eccezione degli abituali giornali che non si accodarono all’applauso che avrebbe dovuto garantire il ritorno alla normalità dei rapporti con repubblica dei mullah, tutti i media nostrani si felicitarono per il risultato raggiunto. Obama affermò poi “ se Teheran violerà l’accordo, tutte le sanzioni verranno ripristinate”.
Terroristi di Hezbollah
Una dichiarazione di nessun valore, scrivemmo. Infatti nulla sta succedendo dopo la scoperta che l’Iran sta cercando di procurarsi la tecnologia per produrre armi chimiche-biologiche direttamente dai vari Laender che compongono la Germania federale. Il capo delle guardie rivoluzionarie iraniane, il generale di brigata Hossein Salami, ha dichiarato che 100.000 missili sono pronti in Libano per annientare Israele, quel “maledetto punto nero” sulle mappe geografiche. In sostanza in Iran sta andando avanti il programma nucleare, come afferma anche l’agenzia di intelligence tedesca nell’ultimo rapporto annuale “ gli sforzi di Teheran di procurarsi illegalmente tecnologia nucleare, continuano al massimo livello”.
L’ambasciatore israeliano in Germania, Yakov Hadas-Handelsman, ha dichiarato “ i nostri sospetti sono stati confermati, ora anche da parte tedesca”. Non stupisce il silenzio della Casa Bianca, né quello dei nostri media, ai quali non interessano evidentemente i 100.000 missili puntati contro Israele dal Libano, né la mai cessata proliferazione nucleare dell’Iran.
Anzi, se dovesse esserci un ripristino delle sanzioni, il business occidentale, che aveva applaudito alla riapertura dei commerci, accoglierà con disappunto il cambiamento. Né muoverà un dito l’Unione Europea, raffigurata nel sorriso smagliante della Mogherini a Vienna, quando diede il massimo impegno per riaprire porte all’Iran. L’unica speranza è nel Congresso americano, via Obama, sarà decisiva la scelta del nuovo inquilino della Casa Bianca.
Angelo Pezzana