Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/07/2016, a pag. 13, con il titolo "Di Maio: il nostro governo riconoscerà la Palestina", la cronaca di Ilario Lombardo.
Tutti i quotidiani oggi riportano le insulse dichiarazioni dei grillini in viaggio in Israele e nei territori contesi. Quello che Di Maio, Grillo ecc. vorrebbero è un ritorno di Israele ai "confini di Auschwitz", per citare la celebre frase di Abba Eban. Una domanda sorge spontanea: soltanto irresponsabili pericolosi o antisemiti consapevoli? Di certi contro Israele.
Per approfondire rimandiamo al commento di Angelo Pezzana dell'8 luglio scorso: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=24&sez=120&id=62993
Ecco l'articolo:
Luigi Di Maio
Luigi Di Maio siede su un divanetto, a Hebron, quando per la prima volta nel suo viaggio tra Israele e i Territori si libera dei toni prudenti indossati finora: «Se il M5S arriverà al governo riconosceremo lo Stato della Palestina». Il vicepresidente della Camera, già proiettato alla sfida per Palazzo Chigi, parla tra il deputato Manlio Di Stefano e la senatrice Ornella Bertorotta, colleghi e compagni di viaggio. Attorno a loro i carabinieri che partecipano al Tiph (Temporary international presence in Hebron). Questo viaggio nasce da un invito di Israele, ma non ci sono concessioni alla diplomazia dell’ospite. Di Maio è chiaro: «L’indirizzo politico che avevamo all’opposizione sarà lo stesso in maggioranza». Per il M5S la questione israelo-palestinese si deve risolvere con lo schema dei due popoli, due Stati, ma con un’unica direttiva. «La risoluzione Onu. Gli attori internazionali impegnati fin qui si sono usurati. L’Italia deve spingere l’Ue ad agire riconoscendo la Palestina secondo i confini del 1967». Compresa Gaza, e compreso il Golan: «Sì, gli israeliani devono lasciare anche le alture del Golan» precisa Di Stefano, il deputato che firmò la mozione bocciata dalla Camera nel febbraio 2015, quando invece passarono quella del Pd e quella di Ncd, tra loro in contraddizione.
La prima impegna il governo al riconoscimento entro i confini del ’67, la seconda lo subordina al raggiungimento di un’intesa tra il gruppo islamico di Hamas e il laico Fatah. «Noi non avremo queste ambiguità– assicura Di Maio – Non abbiamo una posizione ideologica. Riconoscere uno Stato è una volontà politica e non può essere legata ad alcune condizioni». I 5 Stelle ne hanno parlato anche con i sindaci di Hebron, Doaud Zatari, e di Betlemme, Vera Baboun, quest’ultima molto incuriosita dalla vittoria della sua omologa a Roma, Virginia Raggi. «Abbiamo promesso che se andremo al governo il riconoscimento ci sarà» spiega Di Stefano. Nella canicola violenta che illumina i Territori, il terzo giorno dei grillini è di nuovo dedicato alla Palestina. Prima il campo profugo di Aida, poi i ragazzi di Youth against settlements a Tel Rumeida, infine il passaggio a Hebron. Per Di Maio non c’è il timore di uno sgarbo verso gli israeliani che li hanno invitati. Quando lunedì saranno alla Knesset, «se ci chiederanno del riconoscimento, non ci tireremo indietro».
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