Riprendiamo da SETTE di oggi, 08/07/2016, a pag. 97, con il titolo "Cibi kosher contro le intolleranze", il commento di Caterina Calabrese, Giorgio Calabrese.
Caterina Calabrese, Giorgio Calabrese
Le intolleranze alimentari sono oramai così diffuse che sembra impossibile difendersi, se non con regimi alimentari che prevedano l'esclusione di alimenti che causano intolleranze. Per difendersi da queste, sta emergendo una nuova scelta alimentare: consumare i cibi kosher, cioè quelli consentiti nell'alimentazione degli ebrei osservanti.
Tutta la normativa sul cibo è detta kasherut. Per seguire queste regole si compra cibo in negozi specializzati, con marchi specifici. Sono considerati impuri crostacei e molluschi, specie quelli che filtrano e trattengono le impurità delle acque. Sono taref (proibiti) anche equini, suini, scimmie, rettili e insetti, molte di queste specie si nutrono anche di carcasse animali, che potrebbero essere veicoli di batteri. Il rabbino controlla che ogni bestia da macellare sia sana, con i polmoni integri e che non abbia ferite. Ciò aggiunge garanzia per la salute.
In passato, all'epoca delle peste, per evitare il contagio i più abbienti acquistavano i cibi kosher, a prescindere dalla religione. Uno dei punti di forza è la tracciabilità che interessa un pubblico ben più vasto del circa 24 mila ebrei che vivono in Italia (dato Ucei) e poiché gli ebrei non possono mescolare carne e latte, controllano non solo il prodotto finito ma tutta la filiera. La doppia certificazione kosher parve, la si attribuisce a quei cibi che non contengono né came né latte, è una garanzia, ad esempio, per vegani e vegetariani perché implica la totale assenza di carne, di latticini e delle proteine che li compongono.
La "dieta biblica". Il marchio che garantisce i celiaci è kosher passover. Chi deve evitare i lieviti ricorre a pane azzimo, biscotti e tortini e prodotti da forno col marchio kasher le Pesach. Al nuovo (per noi) regime alimentare è stato dato un nome appropriato battezzandolo: "dieta biblica" e promette di annoverare un buon numero di seguaci. L'esercito può comprendere anche musulmani, induisti e avventisti del settimo giorno, con alcuni tabù alimentari simili alla religione ebraica, fra tutte la più restrittiva.
Ma il core business del kosher non è la salvezza dell'anima, bensì il desiderio di trovare cibi maggiormente controllati. La novità è che a fine giugno Il ministero dello Sviluppo Economico ha lanciato anche l'applicazione con l'elenco di tutti i prodotti in commercio; l'app permette di vedere la lista di prodotti certificati BOOM di kosher per tablet e smartphone dove verranno elencati tutti i prodotti kosher italiani in commercio con relativa certificazione. Essendo sempre più numerosi i consumatori che si affidano alla dieta ebraica, il ministero dello Sviluppo Economico italiano ha intuito le potenzialità di questo mercato in piena espansione e ha supportato il progetto dell'Unione delle comunità ebraiche italiane che ha creato un ente certificatore nazionale con il marchio K.it, dedicato a tutte le imprese del Paese e utile per chi cerca sugli scaffali dei negozi un prodotto kosher. Tutti i grandi produttori alimentari italiani si stanno facendo certificare per allargare la propria capacità di marketing sia in Italia che all'estero. In America il prodotto kosher vende il 40% in più rispetto a un prodotto non certificato dello stesso prezzo.
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