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La Stampa Rassegna Stampa
07.07.2016 Il 'male islamico' uccide gli infedeli: ecco come
Commento di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 07 luglio 2016
Pagina: 14
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Dacca, lenta agonia per gli ostaggi: 'Torture e mutilazioni sui corpi'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/07/2016, a pag. 14, con il titolo "Dacca, lenta agonia per gli ostaggi: 'Torture e mutilazioni sui corpi' ", il commento di Francesca Paci.

Per combattere il male bisogna conoscerlo, anche se può essere spiacevole. Quello di cui rende conto Francesca Paci è un film dell'orrore.

Ecco l'articolo:

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Francesca Paci

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Non sono morte subito le nove vittime italiane di Dacca. Secondo le autopsie eseguite ieri al policlinico Gemelli di Roma il commando che venerdì sera ha scatenato l’inferno all’Holey Artesan Bakery ha infierito sugli ostaggi con armi affilate, probabilmente con quello stesso machete utilizzato già nei mesi scorsi per terrorizzare la società bengalese più liberal con l’omicidio di professori, blogger, attivisti per i diritti umani. L’équipe medico-legale guidata da Vincenzo Pascali e Antonio Oliva parla di evidenti «segni di torture», «mutilazioni», «corpi con tracce di esplosivo e proiettili». L’impressione degli inquirenti è che gli assassini abbiano ritardato il colpo di grazia per rendere più lunga e dolorosa la fine.

La ricostruzione di quanto avvenuto la settimana scorsa nel quartiere residenziale di Gulshan è materia d’indagine e dipenderà dalla collaborazione tra le intelligence di Dacca e Roma (il ministro degli esteri Paolo Gentiloni riferirà stamattina nell’Aula del Senato mentre la procura di Roma prepara la rogatoria internazionale per la richiesta degli atti delle indagini e i carabinieri hanno iniziato a sentire Gian Galeazzo Boschetti, sopravvissuto alla moglie).

L’ispettore generale della polizia Shahidul Haque insiste con la testimonianza dei connazionali superstiti secondo i quali gli ostaggi sarebbero stati uccisi nel giro di venti minuti. Una versione confermata dal quotidiano bengalese «The daily star» - che a proposito delle vittime giapponesi parla di «morte per dissanguamento e pochi segni sui corpi, come se non ci fosse stato il tempo di resistere» - ma nella quale restano mille interrogativi. Se li pongono anche Nazrul Islam e Laila Bilkis, i genitori del killer Nibras che ieri sono tornati a scusarsi con il mondo.

Le autorità bengalesi si concentrano sulle biografie dei terroristi, il loro network reale e virtuale, i viaggi da verificare nei santuari della radicalizzazione islamica. Il capo dell’unità anti-terrorismo Monirul Islam rivela al sito informativo «Bdnews24.com» che venerdì sera «uno dei miliziani ha parlato al cellulare con qualcuno all’esterno del ristorante informandolo del massacro» compiuto. Era una telefonata nazionale? Internazionale? Sin dall’inizio i servizi bengalesi hanno puntato l’indice sui terroristi locali del Jama’atul Muhjahideen Bangladesh (Jmb) tendendo a minimizzare le infiltrazioni straniere, ma resta aperta la pista che conduce al Califfato e all’offensiva integralista nel cuore dell’islam asiatico. Proprio ieri pomeriggio il sito investigativo Site ha intercettato un video postato dallo Stato Islamico in cui tre giovani uomini ringraziano in bengalese i “martiri” dell’Holey Artesan Bakery e annunciano nuovi eccidi. Nel filmato, che pare sia stato girato a Raqqa, la capitale del jihad, i tre, due dei quali a volto coperto, ripetono che quello di Dacca «è stato solo un assaggio». Intanto il pm romano Francesco Scavo, titolare degli accertamenti, ha autorizzato la restituzione delle salme alle famiglie che nei prossimi giorni, nelle rispettive città, celebreranno privatamente i funerali.

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direttore@lastampa.it

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