I palestinesi a corto d’immaginazione?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione dal francese di Angelo Pezzana)
dal Jerusalem Post, edizione francese
Il dittatore "moderato" Abu Mazen accolto con tutti gli onori al Parlamento europeo, poco importa se rifila bufale
Abu Mazen, intervenendo al Parlamento Europeo lo scorso 23 giugno, con toni eroici, ha denunciato uno spaventoso – e immaginario- complotto israeliano : avvelenare l’acqua dei pozzi della Cisgiordania. Ripescava una antica accusa, smentita mille volte, ma che fa sempre un certo effetto. Qualche giorno prima, il suo ministro degli esteri aveva già dichiarato che un certo « Rabbino Mimad » -presentato come « presidente del consiglio dei rabbini delle colonie della riva occidentale » - aveva decretato l’avvelenamento dei pozzi della Cisgiordania. Non esiste nessun rabbino con quel nome come non esiste nessun consiglio, ma questo non ha impedito la pubblicazione sul sito ufficiale dell’Anp di un testo incendiario, presentato come l’ accusa più grande contro un crimine rituale rivolto contro l’intera umanità.
L’Anp chiedeva l’arresto immediato del cosiddetto rabbino e si rivolgeva alla comunità internazionale per salvare dalla morte migliaia di palestinesi. Si sa quanto l’acqua sia importante nella regione e questa accusa senza fondamento, diffusa durante il mese del Ramadan e ripetuta davanti al Parlamento Europeo non può che infiammare gli animi. Oltre al fatto che l’Anp, il 16 giugno, non aveva già esitato a accusare Israele di avere impedito a migliaia di palestinesi di rifornirsi d’acqua « durante il sacro mese del Ramadan». Tutto falso, ovviamente, la società Mekorot, che provvede a rifornire l’acqua in Cisgiordania, aveva invece aumentato il quantitativo proprio per le esigenze di questo mese. Invece questa accusa è nella pagina ufficiale del ministero palestinese dell’informazione ; peggio, è stata ripresa da al-Jazeera – ma questo non stupisce- e anche dal quotidiano inglese « the Indipendent » del 17 giugno, che titola : « Ramadan 2016 : Israele taglia improvvisamente i rifornimenti d’acqua nel West Bank durante il mese sacro musulmano ». Il giornale poi, può anche citare la smentita israeliana, ma all’interno del pezzo, dove però l’accusa occupa la parte centrale. Manna per i detrattori d’Israele e per il movimento BDS. Ritorniamo ai pozzi e all’accusa di avvelenarli.
All’inizio degli anni ’80, un fenomeno curioso era in cima all’interesse dei media palestinesi. In tutta la Cisgiordania, delle ragazze si erano sentite male, svenivano dopo aver bevuto l’acqua dai pozzi. Nessuno si era preoccupato di analizzare l’acqua di quei pozzi : il colpevole era già noto, non era una nascosta manovra israeliana per colpire le future madri palestinesi, introdurre nei pozzi degli intrugli avvelenati ? Nessuno che si sia chiesto quali effetti avrebbero prodotto quegli strani intrugli, nessun esperto palestinese si chiese in che modo Israele era riuscito a inventare un prodotto che non avvelenava nè gli uomini nè le donne sposate, nuocendo soltanto a ragazzine innocenti. Sarebba stata una scoperta straordinaria, da brevettare, visto che poteva interessare molti padri di famiglia, sia in Medio Oriente che nel resto del mondo.
Quella storia inventata morì di morte naturale dopo qualche settimana, in Israele venne giudicato un episodio di isteria collettiva e di auto-suggestione. Solo in Israele, però, nel resto del mondo arabo quelle accuse pubblicate su tutti i giornali, non sono mai state smentite e riappaiono regolarmente, come si è visto, in una forma o in un’altra. I grandi organi di stampa europei hanno preferito il silenzio sulle dichiarazioni del vecchio leader, ma non hanno avuto il coraggio di condannarlo. Eppure, davanti alle forti proteste di Israele, un piccolo miracolo si è avverato, Mahmoud Abbas ha scritto una rettifica, riconoscendo che le sue accuse non erano fondate. Rimane un mistero sapere se i media arabi che avevano diffuso il suo intervento pubblicheranno la smentita, cosa che appare fortemente improbabile.
Michelle Mazel è una scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. Le sue recensioni sono pubblicate sull’edizione settimanale in lingua francese del Jerusalem Post.