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Dietro gli assassini... le scuole che li hanno educati Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici, nell’affrontare una guerra sanguinosa bisogna riflettere anche sui termini. Questo vale naturalmente per tutto l’attacco islamico all’Occidente, che va chiamato (e trattato) come tale. Bisogna rifiutare tutti i meschini sotterfugi linguistici usati per occultare quel che sta accadendo. Ma vale soprattutto per l’assedio di Israele. Dunque cerchiamo di dire le cose con chiarezza. Non vi è affatto “un’ondata di violenza”. Sono passati dieci mesi dalle feste ebraiche di settembre, che sono state convenzionalmente indicate come l’inizio dell’”ondata”. In questi mesi sono morte uccisi dai terroristi palestinesi 40 persone (neanche tutte israeliane, hanno preso in mezzo anche dei turisti). Ogni morto è un mondo che muore, una tragedia irrimediabile. Ma facendo volgarmente i conti della spesa, fanno quattro vittime al mese, una alla settimana. Una cifra che rende questo periodo purtroppo comparabile agli anni precedenti, quando non era stata perfezionata la macabra liturgia dell’attacco coi coltelli, non era stata creata la propaganda della “terza intifada”, ma il livello del terrorismo era più o meno uguale. Se mettiamo nel conto anche i circa 180 assassini (o i tentati assassini) neutralizzati durante il crimine o la sua preparazione, il costo in vite umane resta inferiore a quello dovuto al traffico, o se volete del solo attentato dell’altro giorno a Baghdad (autore l’Isis, vittime gli sciiti) che è costato 250 morti. Per non parlare della Siria. Mi rendo conto che una contabilità del genere può sembrare insensibile e crudele. Ma bisogna farla, proprio perché fra i mezzi del terrorismo c’è l’amplificazione mediatica della sua azione. E non c’è, naturalmente, “ciclo di violenza”, espressione che è il dentifricio degli ipocriti. Ci sarebbe un modo molto semplice e immediato per azzerare le vittime “da una parte e dall’altra”: che i terroristi smettessero i loro assalti. Le centinaia di episodi di violenza degli ultimi mesi (e anni e decenni) hanno tutti lo stesso copione: i terroristi attaccano, gli israeliani si difendono ed eventualmente prendono dei provvedimenti per neutralizzare l’origine dell’attacco (chiusure di villaggi, check point, nei casi dei razzi bombardamento delle loro basi). Non è solo una questione di civiltà e di educazione politica. Si tratta semplicemente del fatto che lo scopo di Israele è mantenere la calma, con cui gli israeliani possono fare quel che amano, cioè arte, scienza, industria, commercio, sport, religione, vita familiare - dunque Israele si difende e smorza per quel che può la tensione; mentre lo scopo degli arabi è di sovvertire Israele, dunque attaccano, uccidono cercano di far montare la tensione. Nessun ciclo di azione-reazione: ci sono attacchi, il loro blocco, nuovi attacchi. Come disse Golda Meir una volta: se gli arabi deponessero le armi, non ci sarebbe più guerra; se Israele deponesse le armi, non ci sarebbe più Israele.
In questa fase c’è però una novità, bisogna riconoscerlo. Ed è questa. I terroristi sono per lo più ragazzi fra i 15 e i 25 anni, di solito non inquadrati in formazioni terroriste strutturate. L’assassino di Kyriat Arba aveva 17 anni. Questo fatto ha indotto a cercare le origini di questo terrorismo in diversi fattori: la “mancanza di speranza economica e politica” di questa generazione (ma è una sciocchezza, purtroppo i giovani per lo più mancano di speranza anche in in Europa e in mezzo mondo, senza commettere queste atrocità); l’uso dei social media, che però sono solo amplificatori, “echo chamber”, per cui vale il vecchio motto “garbage in, garbage out”, la spazzatura che ci metti dentro e quella che sputano fuori - e dunque bisogna spiegare quella che entra. Si è poi parlato giustamente dell’incitamento ininterrotto dei media dei religiosi (https://www.youtube.com/watch?v=Bf_2LlsndTY&feature=youtu.be) e dei politici dell’Autorità Palestinese, oltre che di quelli di Hamas: non puoi spiegare notte e giorno che gli ebrei sono riufiuti umani, avvelenatori di pozzi, scimmie e maiali, assassini di bambini, che bisogna liberarsi di loro, ammazzarli, distruggerli... volete che qualcuno non ci provi? Specialmente poi se si sa che il tentativo comporta uno stipendio per sé e per la famiglia, onore sociale, stima, rispetto (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=18302). Pensate che uno che esce di casa con un coltello per cercare di ammazzare la preda più vicina ed innocua (una donna incinta, una bambina di tredici anni, un anziano) sia pazzo? Forse, ma non necessariamente. Ha fatto i suoi bravi conti e sa che quel coltello lo trasformerà, se tutto va bene, da disoccupato a stipendiato a vita, che la famiglia avrà la casa abbattuta ma l’Iran la ricostruirà, che tutti gli amici e i vicini lo tratteranno da eroe (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4823654,00.html)... e se va male, comunque avrà salvato per sempre le finanze della sua famiglia. Uno scambio piuttosto conveniente, non credete? Ma questo tipo di incitamento è il più superficiale e visibile. C’è dell’altro, molto peggio. E’ la scuola. I video come questo(https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/videos/1019493148127046/) in cui si mostra l’educazione all’assassinio dei bambini piccoli arabi in Giudea e Samaria e a Gaza sono innumerevoli: guardate altre immagini qui (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=339), qui (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=455) qui (http://www.timesofisrael.com/gaza-kids-put-on-play-about-stabbing-killing-israelis/), qui (http://mfa.gov.il/MFA/ForeignPolicy/Issues/Pages/Palestinian-incitement-and-terrorism-Oct-2015.aspx). E’ una violenza tale fatta a bambini, che non si può non commiserarli. Ma sono semi velenosi che sbocciano e danno frutto: la grande maggioranza dei terroristi omicidi di questi mesi è appena uscito da scuola (molto probabilmente da scuole gestite dall’agenzia dell’Onu dedita in teoria a soccorrere i “rifugiati palestinesi”, in pratica a trasformarli in terroristi, l’Unrwa. Ciascuno di loro ha subito centinaia di ore di incitamento e lavaggio del cervello. Diciamocelo, il primo responsabile di questo stillicidio di sangue sono le scuole, chi le organizza (l’Unrwa), chi vi insegna, chi le finanzia (noi cittadini occidentali).
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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