Riprendiamo dalla NAZIONE/CARLINO/GIORNO di oggi, 05/07/2016, a pag. 29, con il titolo "Ciak sulla segretaria di Goebbels: 'Non sapevamo nulla degli ebrei' ", l'analisi di Roberto Giardina.
Il film verrà proiettato sabato e domenica al Festival internazionale del Cinema a Gerusalemme.
Roberto Giardina, a destra il suo recente libro "Pfiff" (Imprimatur ed.)
Frau Brunhilde Pomsel
UNA VITA tedesca, è quella di Frau Brunhilde Pomsel. Una lunga vita. È stata la fedele segretaria di Joseph Goebbels, il ministro della propaganda del III Reich, e da poco ha compiuto 105 anni. Sempre lucida: hanno girato un film documentario "Ein deutsches Leben", una vita tedesca per l'appunto, di cui Brunhilde, nome wagneriano, è una delle voci più importanti. Il regista le dedica una lunga intervista, e lei sostiene: «I campi di sterminio, la morte di milioni di ebrei, vi assicuro, noi non sapevamo nulla, neanch'io che ero a contatto quotidiano con Goebbels».
Un'assoluzione per milioni di tedeschi. Le dobbiamo credere? Intervistai nel 1969 Albert Speer, l'architetto di Hitler, che gli diede pieni poteri quando aveva appena 28 anni. Era appena uscito dal carcere di Spandau dove aveva trascorso vent'anni. Non lo impiccarono a Norimberga perché fu l'unico a dichiararsi colpevole. Ero giovane e inesperto alla mia prima intervista importante, e gli feci la domanda sbagliata, e ottenni la risposta giusta: Sapeva dei lager? «Non sapevo», mi rispose mentre la moglie mi offriva una torta alle visciole fatta con le sue mani, «ma se avessi voluto sapere, avrei saputo». Ed era una confessione.
«CI È SEMPRE stato tenuto nascosto tutto», ribadisce Frau Brunhilde. Per decenni gli storici non hanno voluto parlare con i piccoli testimoni, coloro che «vissero fianco a fianco con i mostri». Nel timore, forse, che i loro racconti banalizzassero le figure di Hitler e dei suoi collaboratori, mostrandoli come uomini normali. Traudl Junge era la segretaria di Hitler e non trovò un editore per le sue memorie, fin quando girarono "Der Untergang", la caduta, il film sugli ultimi giorni del Führer nel Bunker di Berlino, grazie al suo manoscritto, con protagonista Bruno Ganz. Una testimonianza preziosa.
Joseph Goebbels
«GOEBBELS era vanesio», ci confida Brunhilde, «ogni giorno si faceva la manicure». Era piccolo, e fragile, niente affatto un eroe ariano. Ma era il terrore delle dive del cinema nazista: chi non cedeva, veniva cacciata dagli studios. E se parlava faceva una brutta fine. Goebbels aveva una fiducia assoluta nella sua segretaria: «Mi consegnò gli atti dei fratelli Scholl, quelli della Rosa bianca, giustiziati a Monaco. Erano segreti ma si fidava di me. Ne sono ancora orgogliosa».
Perché seguì il suo capo fino all'ultimo? le chiedono nel documentario: «Non potevo opporre alcuna resistenza... Sono troppo vigliacca». «Oggi — continua — molti sostengono di essersi adoperati a favore degli ebrei. Voglio credere alla loro buona fede, ma eravamo tutti come sotto una campana, eravamo in un certo modo tutti rinchiusi in un campo. Non si poteva far nulla».
Alla fine della guerra, i russi non credettero alla sua innocenza. La rinchiusero per cinque anni a Buchenwald, e quando ne uscì, ricominciò da dove aveva iniziato: prima di venir assunta da Goebbels era stenografa alla radio, riuscì a farsi assumere dalla Sudwestfunk, l'emittente della Baviera. Fece carriera e andò in pensione come segretaria capo all'ARD, il primo canale pubblico televisivo. Una lunga vita da segretaria.
BRUNHILDE è figlia di un imbianchino di Berlino. Il padre di Traudl Junge era un birraio di Monaco. Ragazze modeste, e per loro — confessano — fu una grande fortuna venire scelte dai grandi del nazismo. Traudl sognava di diventare ballerina, ma nel 1933, l'anno della presa di potere di Hitler, rinunciò alle ambizioni, la famiglia non aveva mezzi, e si iscrisse a una scuola per segretaria. Raggiunse nel 1942 la sorella a Berlino, ballerina di fila al Deutsches Theater, partecipò a una selezione per il personale della Cancelleria, sostenne una prova di dettatura nella "Tana del Lupo", piacque al Führer che la scelse come segretaria particolare.
LAVORÒ al suo fianco per tre anni, e fu a lei che il Führer il 28 aprile del '45 dettò il testamento prima di togliersi la vita con Eva Braun. Trauld aveva 23 anni, riuscì a fuggire dal Bunker, e fu più fortunata di Brunhilde: cadde nelle mani degli americani, che la giudicarono troppo giovane per essere colpevole. Anche lei tornò a lavorare come segretaria, presso la rivista "Quick". Le sue memorie vennero pubblicate solo postume, in Italia con il titolo "Fino all'ultima ora". Non fece in tempo a vedere se stessa sullo schermo interpretata da Alexandra Maria Lam. I suoi ricordi furono confermati dall'autobiografia di Rochus Misch, la guardia del corpo di Hitler. Per anni lo seguì passo per passo: «Non era un bruto, scrisse, non era un mostro, non era un superuomo». E la soluzione finale, e Auschwitz? «Non era una argomento di conversazione». Un Adolf uomo normale, uno come noi, fa più paura di un mostro. "
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