Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/07/2016, a pag. 11, con il titolo "Arabia Saudita nel mirino dei terroristi: attentato suicida a Medina, uccisi due agenti", la cronaca di Giordano Stabile.
Il percorso di uno Stato, da finanziatore del terrorismo islamico a vittima. L'Arabia Saudita farà tesoro della lezione?
Giordano Stabile
L'attentato di ieri a Medina
Il Ramadan di sangue dell’Isis arriva nel secondo luogo più sacro dell’Islam, la moschea Al-Haram al-Nawabi della Medina, fondata dallo stesso Maometto e dove si trova il suo sepolcro. Alla preghiera della sera, Isha, che comincia subito dopo il tramonto, c’erano due milioni di fedeli musulmani, molti in pellegrinaggio da altri Paesi per la fine del mese sacro del digiuno.
L’attentatore suicida ha parcheggiato la macchina vicino alla moschea, detta anche dei dieci minareti. Aveva l’intenzione di mescolarsi alla folla per far strage ma gli agenti di guardia l’hanno notato e hanno cercato di bloccarlo. Il kamikaze ha azionato la cintura esplosiva e ha ucciso almeno due guardie.
Un massacro peggiore è stato evitato, ma l’Arabia Saudita si è trovata di colpo in prima linea nell’offensiva dello Stato islamico, che in sei giorni ha colpito a Istanbul, 45 morti, Dacca, 22 vittime, Baghdad, oltre duecento. Quasi alla stessa ora un altro attacco, il terzo della giornata, è avvenuto nella città di Al-Qatif, sulla costa del Golfo Persico. L’obiettivo era la moschea Al-Omran, dell’importante comunità sciita che vive nella provincia orientale.
Prima dell’alba, invece, un kamikaze aveva tentato di far strage al consolato americano di Gedda. Anche qui il kamikaze è arrivato in auto, ha parcheggiato accanto all’edificio, e poi ha cercato di avvicinarsi. Quando si è visto scoperto dagli agenti ha fatto detonare la cintura: feriti due poliziotti.
L’attacco è avvenuto alle 2 e 15 locali, all’alba del 4 luglio, festa nazionale americana. Ma nel quartiere c’era ancora parecchia gente in giro, come in tutte le notti di Ramadan. L’attacco non è stato rivendicato. I principali sospetti sono nei confronti dello Stato islamico. Due mesi fa, il 5 maggio, una cellula dell’Isis era stata smantellata in un sobborgo della Mecca. Tutta la fascia costiera del Mar Rosso, dove ci sono i luoghi santi e le città storiche dell’Arabia, è nel mirino dello Stato islamico.
Dopo la proclamazione del Califfato, uno dei principali obiettivi di Abu Bakr al-Baghdadi è destabilizzare l’Arabia Saudita per puntare sulla Mecca e Medina. Il loro controllo è imprescindibile per assumere la guida del mondo islamico. Il re saudita è «custode delle due sacre moschee» ed è considerato anche una guida spirituale. Per questo nei suoi discorsi il Califfo si riferisce alla casa dei Saud storpiando il nome in quello dispregiativo di «Saul».
Anche se l’ideologia estremista dell’Isis ha radici nel salafismo wahhabita che domina in Arabia, Al-Baghdadi vede nel Regno un ostacolo maggiore per i suoi disegni. E considera eretici persino i pellegrinaggi alla tomba del Profeta, in quanto solo Dio, e nessun uomo, dev’essere venerato. Ma finora non è riuscito a mettere a segno grossi attentati. Il controllo capillare del territorio rende difficile una penetrazione, a meno che una o più tribù voltino le spalle ai Saud.
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