Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2016, a pag. 31, con il titolo "Marina Jarre, tra valdesi e diaspora ebraica", il ricordo di Mario Baudino.
Mario Baudino
Marina Jarre
Marina Jarre si è trovata a essere scrittrice all’incrocio tra due passati, entrambi fieri e dolorosi: quello dei valdesi perseguitati dal Medioevo fino all’editto di Carlo Alberto, e quello della diaspora ebraica, dalla Spagna del Cinquecento allo sterminio. Li ha ripercorsi entrambi, in un’opera di ricerca e di tenerezza, tra romanzi e memoir come Un leggero accento straniero o Padri lontani, Ascanio e Margherita o La principessa della luna vecchia. È morta a Torino, alla soglia dei 91 anni, cinquanta dei quali dedicati alle scrittura e culminati idealmente in uno dei suoi titoli più famosi, Ritorno in Lettonia, lungo viaggio alla ricerca del padre divorato dall’Olocausto.
Era nata a Riga, nel ’25, dall’erede, ebreo lettone, di una dinastia industriale, Samuel Gersoni, e da madre italiana e valdese, lettrice all’università. Ben presto però i genitori si separarono, e Clara Coïsson - grande traduttrice dal tedesco e dal russo - portò con sé a Torre Pellice lei e la sorellina Annalisa. Dall’incontro tra due culture, molte lingue e una riflessione continua sul peso della storia è nata una scrittrice (edita per lo più da Einaudi e Bollati Boringhieri, in una fedeltà tutta torinese) che aveva in sé una non rinnegata filigrana cosmopolita e una forte adesione alla tradizione italiana.
Marina Jarre sapeva guardare alla storia (come nei romanzi dedicati ai valdesi) e insieme a un’umanità spoglia nella sua semplice verità, eroicamente traversata dal quotidiano. Sono, i suoi, libri che resteranno. I libri dei «padri lontani».
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