Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2016, a pag. 9, con il titolo "Salah, detenuto vip a Parigi: un bilocale tutto per sé nel carcere sovraffollato", la cronaca di Leonardo Martinelli.
Evidentemente vivere in prigione, in Francia, comporta grandi piaceri. Non per tutti, però: soltanto per i terroristi islamici che, come Salah, hanno compiuto stragi al grido "Allah huAkbar". E' il Grand hotel la giusta ricompensa per uno dei terroristi più sanguinari degli ultimi anni?
Ecco l'articolo:
Leonardo Martinelli
Salah Abdeslam
È il più grande carcere d’Europa: Fleury-Mérogis, una cinquantina di km a sud di Parigi. E anche uno dei più sovraffollati di Francia, con i detenuti talvolta ammassati nelle celle, che dormono sui materassini per terra. Al detenuto più famoso della prigione, però, è andata decisamente meglio: Salah Abdeslam, franco-belga, 26 anni, l’unico jihadista sopravvissuto agli attentati del 13 novembre a Parigi. A lui è stato riservato un piano intero, il quarto, dell’edificio D3, con ampio spazio disponibile e una piccola palestra personale.
Abdeslam è arrivato qui in elicottero dal Belgio lo scorso 23 aprile. Era stato catturato il 18 marzo a Bruxelles, nel quartiere di Molenbeek, lo stesso dove era cresciuto. Della sua detenzione in Francia finora si sapeva ben poco: solo che si è sempre rifiutato di parlare durante gli interrogatori. Poi aveva protestato perché nella sua cella di massima sicurezza è sottoposto a una videosorveglianza 24 ore su 24.
Pochi giorni fa Thierry Solère, deputato dei Repubblicani, è stato autorizzato a visitare il carcere e gli spazi occupati dal terrorista. È stato accompagnato da due giornalisti del «Journal du dimanche», che hanno poi raccontato la loro esperienza in un articolo apparso ieri nel giornale. Ne viene fuori il profilo di un detenuto Vip. Abdeslam vive in due stanze, ben confortevoli. Una terza sala è stata convertita, su sua domanda, in uno spazio dove potersi dedicare ad attività fisiche: ha già a disposizione un vogatore ma altri attrezzi stanno per essere installati. Una quarta sala, invece, è occupata dai secondini che lo controllano costantemente, con sei videocamere che possono zoomare su tutto. L’obiettivo principale è che il jihadista, personaggio ambiguo e misterioso, non si tolga la vita, prima di rivelare i tanti segreti su quella maledetta sera del 13 novembre.
Secondo Solère, Abdeslam appare «affaticato e nervoso». Non ha potuto parlargli ma osservarlo a lungo, assieme a chi lo stava controllando. Si sveglia ogni mattina alle 11 e trascorre molto tempo a cucinarsi dei piatti. Poi guarda la televisione, «poco le partite dell’Euro 2016 – hanno sottolineato i secondini -, molto invece i reality della tv francese, per ore e ore». Ogni tanto legge il Corano. E in queste settimane sta seguendo gli obblighi del Ramadan. Il suo atteggiamento? «Agli inizi era educato – ha sottolineato Mario Guzzo, responsabile dei controlli in quell’ala del carcere -, ma oggi non parla più: si è chiuso in uno strano mutismo». Da poco, durante una perquisizione corporea, si è rivoltato con aggressività al personale.
Il deputato Solère ha già protestato presso il ministro della Giustizia, Jean-Jacques Urvoas, per quella minipalestra. Va detto che Abdeslam non può uscire nel cortile: si temono reazioni violente da parte degli altri detenuti (la sorella di uno di loro è una delle vittime del 13 novembre). Ma il suo trattamento personalizzato in un carcere, dove vivono 4532 detenuti invece dei 3036 posti letto disponibili, sta inorridendo una parte dell’opinione pubblica.
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