Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2016, a pag. 2, con il titolo "L'eroe e il carnefice, destini incrociati", il commento di Niccolò Zancan.
E' Faraaz Hossain l'eroe di Dacca, che Abu Mazen dovrebbe citare invece di esaltare le "gesta" dei terroristi palestinesi assassini di ragazzine israeliane tredicenni. Perché non dedica a Faraaz Hossain una piazza, una scuola, un giardino? Una domanda che non leggeremo oggi su nessun giornale.
Abu Mazen non lo farà di certo, preferendo ancora una volta glorificare i terroristi assassini di ebrei.
Ecco l'articolo:
Niccolò Zancan
Faraaz Hossain
Ti chiami Faraaz, sei uno studente bengalese di 19 anni pieno di talento. Sei musulmano e conosci il Corano. E quando un altro ragazzo bengalese e musulmano come te, ti punta il mitra addosso per chiederti la prova - la prova della tua purezza - tu reciti un versetto a memoria e sei salvo. Eccolo, infatti: Faraaz Hossain adesso è libero.
Laggiù c’è la porta. Può uscire dal ristorante Holey Artisan Bakery insieme alle donne velate, può scampare alla mattanza e riprendersi la sua vita bellissima. Ma lui si ferma. Non va da nessuna parte. Non vuole abbandonare due amiche musulmane, però vestite all’occidentale. Sono due studentesse di Economia come lui, compagne di college alla Emory University degli Stati Uniti. È con loro che vorrebbe andarsene, Faraaz. Così torna al tavolo con Tarishi Jain e Abinta Kabir. Nessuno dei tre si salverà.
La storia di Faraaz Hossain dovrebbe entrare subito nei libri di scuola di tutto il mondo. Poche altre hanno il potere di spiegare meglio la libertà di scelta, il coraggio e la religione: nel senso più profondo del termine, quello in cui si crede. Non è soltanto il sacrificio di Faraaz Hossain a colpire diritto al cuore, ma è anche quello che la sua scelta ha il potere di svelare per contrasto. Come uno specchio rovesciato. C’era tutto, dentro quel ristorante: il bene e il male assoluto parlavano la stessa lingua e professavano la stessa religione. Faraaz Hossein è stato trucidato da un ragazzo con cui aveva molti punti in comune, eppure niente a che spartire.
Il suo assassino si chiama Rohan Imtiaz, 21 anni, famiglia ricca, scuole ottime, livello A. Prima della foto che accompagna il massacro - lui, sorridente con il mitra - ce n’è un’altra altrettanto significativa su Facebook. Rohan Imtiaz con una frangia da adolescente, beve un milkshake e sorride accanto al padre. Era la foto con cui la sua famiglia stava cercando di ritrovarlo. «Rohan, baby, dove sei? Torna a casa», c’è scritto nel messaggio. Dove hanno perso quel figlio?
I terroristi del commando entrato in azione all’Holey Artisan Bekery erano scomparsi da alcuni mesi. Tutti erano ricercati dalle forze dell’ordine. Erano anche loro studenti di buona famiglia, prima che succedesse qualcosa al ragazzo del milkshake. Capire esattamente cosa è la risposta che serve al mondo. Ma se serve un eroe, quello è Faraaz Hossain. Oggi, domani e sempre.
«Era un ragazzo straordinario, pieno di talento, a scuola era uno dei migliori», raccontano gli amici. Sul web in molti lo stanno celebrando: «In mezzo a tutta quella oscurità, Faraaz Hossain ci mostra che esistono ancora degli uomini». Jim Wagner, il presidente dell’Emery University ha scritto un messaggio di cordoglio.
Faraaz Hossein era tornato a casa il 18 maggio per pochi giorni di vacanza da passare con la sua famiglia. Rohan Imtiaz era scomparso ormai da tre mesi, senza che nessuno sapesse trovarlo. Dove hanno iniziato a separarsi la strada dell’eroe musulmano e quella dell’assassino jihadista?
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