Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/06/2016, a pag. 13, con il titolo "La Francia socialista taglia le tasse agli amici del Qatar", il commento di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
François Hollande, Nicolas Sarkozy
Due anni fa, erano stati due giornalisti coraggiosi e controcorrente come Pierre Péan e Vanessa Ratignier a raccontare i ripetuti inchini della Francia al Qatar, all’interno di un libro, Une France sous influence, che provocò parecchie turbolenze nell’area neogollista dell’ex presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy.
Questa settimana, in un’inchiesta altrettanto esplosiva, è il magazine Marianne a sollevare il velo di ipocrisia che copre i rapporti torbidi tra la Francia e l’emirato. Il titolo dell’inchiesta, curata da Bruno Rieth, è inequivocabile: «La Francia, paradiso fiscale dell’emirato». Si scopre così, grazie al più battagliero e smarcato dei settimanali francesi, che i qatarioti godono in Francia di benefici fiscali che nessun altro partner e Paese amico può vantare. Si scopre, insomma, che il Paese guidato dal socialista François Hollande, quello della superaliquota al 75%, quello che diceva «la finanza è il mio nemico», è per il Qatar un vero e proprio paradiso, una sorta di Isole Cayman europee. Ma andiamo con ordine.
La storia d’amore fiscale tra la Francia e il Qatar risale al 2008, sotto la presidenza di Sarkozy. L’allora capo di Stato si adopera con ogni mezzo per stendere i tappeti rossi agli amici qatarioti (gli stessi che hanno in seguito acquistato il “suo” Paris Saint-Germain), e per ringraziarli, dopo l’intervento dei loro emissari nel celebre affaire diplomatico-giudiziario che ha portato alla liberazione delle infermiere bulgare in Libia, decide di ritoccare una già vantaggiosa convenzione fiscale tra Parigi e Doha (risalente al 1990) per esonerare gli emiri dal pagare tasse sulle plusvalenze derivanti da compravendite immobiliari. Ma non solo: nel gesto di favore di Sarko alla famiglia al-Thani, è inclusa anche l’esenzione dalla pesantissima Isf, l’imposta sul patrimonio, che in questi giorni sta facendo litigare il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, e il ministro delle Finanze, Michel Sapin (il secondo, forse per un regolamento di conti, avrebbe spifferato ai media che Macron ha qualche problemuccio con l’Isf).
Lo sceicco del Qatar al-Thani
La mossa di Sarko passa in sordina, i media parigini, tranne lo stesso Marianne, non alzano neppure un dito per protestare contro il regime fiscale ad hoc che l’ex capo di Stato aveva prodotto per i suoi amici del Golfo, ma soprattutto la “convention fiscale” resta intatta anche sotto la presidenza socialista di Hollande. «Con questa riforma, Nicolas Sarkozy ha manifestamente costruito una fiscalità senza regole per i suoi amici. Il problema è che noi socialisti abbiamo proceduto nella stessa strada», deplora a Marianne Jean-Yves Leconte, senatore del Partito socialista. Quando c’è di mezzo il Qatar, a Bercy, sede del ministero dell’Economia, si parla poco, a bassa voce, e spesso si cambia subito discorso: regna un vero e proprio clima di omertà. «Ho inviato una domanda per iscritto, ma non ho avuto risposte. Per questo, ho deciso di contattare direttamente il segretario di Stato, per obbligarlo a rispondermi», spiega Leconte.
Al momento, nessuna missiva è arrivata al domicilio di Leconte, per chiarire una situazione a dir poco ambigua. «L’esecutivo socialista tace», scrive Marianne. Tace Hollande, che continua a vendere i caccia Rafale a un Paese che finanzia l’islamismo, e tace la gauche tutta, solcando la stessa via che Sarkozy aprì nel 2008 tra Parigi e Doha. Sullo sfondo, restano solo le cifre: il regime fiscale particolare accordato al Qatar costerebbe tra i 150 e i 200 milioni all’anno alle casse dello Stato.
Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante