Contro le barriere ideologiche
IC7 - Il commento di Davide Romano
Dal 19 al 25 giugno 2016
Qualche mese fa mi è capitato, in occasione della festa di indipendenza di Israele, di incontrare un gruppo di giornalisti. Stavo spiegando loro il senso della festa, e del perché dovevamo festeggiare tutti insieme la ricorrenza: è l’unico posto in Medio Oriente dove vengono riconosciuti i diritti di tutte le diversità: di genere, di religione, di opinione, oltre che di preferenze sessuali. La maggior parte dei presenti mi pone domande normali: “Ma quelli vestiti di nero, chi sono?”, “quanto conta la religione in Israele?”, “perché la tecnologia è tanto sviluppata?”, ecc. ecc. Io spiego, faccio esempi, e così via. Quando arrivo a spiegare come in Israele si rispettano i diritti dei gay più che in Italia, uno di loro mi inizia a parlare in tono aggressivo di “pinkwashing”. Tradotto dal gergo del marketing politico: Israele farebbe operazioni di facciata pro gay al solo fine di apparire aperta, senza esserlo. L’accusa mi ha molto divertito. Avrei voluto mandare quest’uomo da Giovanardi o Gasparri per convincerli a votare a favore del matrimonio gay e delle adozioni, al fine di mandare un messaggio al mondo che l’Italia è un Paese aperto…. Così al volo però, non ho potuto che ribattergli “Guarda che in Israele i gay sono riconosciuti nei loro diritti perfino nell’esercito, e poi considera che molti gay del mondo arabo si rifugiano in Israele per non rischiare la morte”.
L’interlocutore a quel punto fa coming out e mi dice “Io sono gay e Israele ci usa per fare propaganda”. Io gli ho risposto: ”ma scusa, se Israele vi accoglie per propaganda, allora perché Hamas vi uccide pubblicamente? Cosa vuole propagandare Hamas, secondo te?”.
Al di là della battuta, è evidente come quando il pregiudizio si scontra con la realtà, taluni preferiscono imbrogliare se stessi e restare nei propri pregiudizi. Purtroppo capita che anche tra i gay (come tra gli ebrei o i cattolici o altri gruppi) l’ideologia prevalga sulla verità, perfino quando a pagare è il tuo gruppo di appartenenza.
Non una novità, peraltro. Pensiamo a come tanti ebrei erano pronti a criticare aspramente Israele negli anni ’80, in nome di un’ideologia anticapitalista per fortuna ormai morta.
O anche a come tanti cattolici erano pronti a difendere l’Unione Sovietica, nonostante fosse un luogo poco ospitale per chi avesse fede. Per tutti costoro è stato importante nascondere la verità o imbrogliare le carte. Molti peraltro, ci credevano davvero.
Oggi con i media moderni, è più difficile imbrogliare.
Ma le barriere ideologiche restano, e su queste bisogna lavorare ancora tanto. Basta solo guardare a come ancora oggi vengono proposti boicottaggi solo per un Paese democratico come Israele. Mentre questi stessi gruppi di boicottatori sono totalmente silenziosi verso dittature sanguinarie che pure, nell'area mediorientale, non mancano
Davide Romano
Portavoce della sinagoga Beth Shlomo di Milano, conduttore televisivo, scrittore, autore di opere teatrali, collabora con La Repubblica - Milano