Che succede a Bruxelles ? Riprendiamo oggi, 26/06/2016, due servizi, il primo di Gian Micalessin sul prossimo presidedente di turno della UE, il secondo di Marco Zatterin sull'olandese Geert Wilders, entrambi preceduti da un nostro commento.
Il Giornale-Gian Micalessin: " Lo slovacco anti islam si prende le redini Ue, tegola per Bruxelles "
Robert Fico Gian Micalessin
Augurandoci che lo slovacco Robert Fico non sia un duplicato del suo omonimo 5 stelle italiano, siamo curiosi di vedere come darà seguito alle sue opinioni in ambito UE. Naturalmente avrà tutti contro, lo si prevede dai primi commenti, a Bruxelles sono ancora convinti che l'islam sia una religione di pace, è naturale che desti scandalo un politico che dell'islam ha invece capito chiaramente il pericolo.
Ecco il pezzo:
L'Islam? «Ogni musulmano va controllato... i loro rappresentanti sono virtualmente responsabili per ogni attacco terrorista». Il multiculturalismo? «Una finzione... Se fai entrare dei migranti preparati ad affrontare dei problemi». Le quote europee per la distribuzione obbligatoria dei migranti? «Non faremo entrare un solo musulmano sulla base di quelle quote» perché «l'Islam minaccia di cambiare il volto del nostro paese». Pensate a Matteo Salvini? A Marie Le Pen? A Donald Trump? 0 a Nigel Farage? Sbagliato. Lui si chiama Robert Fico e rappresenta la seconda tegola pronta a cadere sulla testa di un'Europa già tramortita ed in ginocchio dopo l'addio inglese. Fico è un 5lenne ex-comunista, milita come Matteo Renzi e Federica Mogherini nel partito dei Socialisti europei ed è il primo ministro della Slovacchia, che dal primo luglio assumerà la presidenza di turno della Ue e giocherà un ruolo chiave nelle trattative con Londra per l'uscita dall'Unione. Ma uno così - per dirla con Tonino Di Pietro - che c'azzecca con quest'Europa? Se lo chiedeva anche il presidente dei Socialisti europei Gianni Pittella deciso, mesi fa, a ottenerne l'immediata espulsione dal gruppo di Bruxelles. Un'espulsione inevitabile, secondo Pittella, dopo le proposte di Fico per la «restrizione delle libertà dei musulmani in Europa», le innumerevoli dichiarazioni in difesa di una «Slovacchia costruita per gli slovacchi e non per le minoranze» e l'impegno a «non tollerare le migrazioni di massa dei musulmani pronti a costruire moschee». Le proposte del bellicoso Pittella sono però rimaste largamente ignorate. E così dal prossimo primo luglio Renzi, la Mogherini, Hollande e gli altri gli integerrimi alfieri del socialismo europeo potranno soltanto turarsi il naso davanti alle uscite di una presidenza di turno affidata un premier poco in sintonia con l'asfissiante retorica e il monocorde «politically correct» di Bruxelles. Neppure la sacra ipocrisia istituzionale basta però a far capire come l'Europa riuscirà a conciliare la prosopopea sull'accoglienza con le sferzate di un Fico, implacabile nel definire un «completo fiasco» le politiche dell'Unione sui rifugiati. «Le quote - ripete da sempre - sono prive di senso... mentre ogni giorno sbarcano in Europa migliaia di migranti noi restiamo a cuocere nel nostro brodo. Se qualcuno ci costringerà ad importare 50mila persone con religioni e abitudini completamente diverse dalle nostre dovrà anche spiegarci come integrarli... perché noi non siamo in grado di farlo. Finirebbero in spazi ristretti riservati a loro e alle loro regole e questo rende impraticabile l'idea». Idea che Fico - al pari del premier ungherese Viktor Orban, altro vigilato speciale in seno all'Europa «perbene» - non esita ad attribuire ai «complotti» di George Soros e di altri oscuri magnati della finanza. Ma il vero pallino di Fico è quel concetto di sovranità nazionale che i leader europei hanno, a suo dire, tentato di cancellare. «Dal momento che la Slovacchia è un paese cristiano non possiamo - ripete da un anno - tollerare un afflusso di 300 o 400mila migranti musulmani». E a dissuaderlo non basta l'autolesionismo di un'Europa sempre pronta ad autoflagellarsi. «Chi ha bombardato la Libia? Chi ha creato problemi nel nord Africa? Non certo la Slovacchia» - replica imperturbabile Fico ogni qualvolta una esponente dell'Ue pretende la sua solidarietà. Da quelle parti, però, qualcuno incomincia a preoccuparsi. E non poco. Anche perché venerdì il rude e politicamente scorretto Robert Fico diventerà il volto e la voce di un'Europa già messa in ginocchio dalla Brexit. E sotto le sue sferzate gli ipocriti burocrati di Bruxelles rischiano di riscoprirsi ancor più deboli e inadeguati.
La Stampa-Marco Zatterin: " Wilders, il crociato olandese che vuole cacciare i musulmani "
Marco Zatterin Geert Wilders
Del pezzo sulla Stampa va criticato prima di altro il titolo. Non si capisce come possa essere definito 'crociato' Wilders, quando nel pezzo c'è scritto che prende ispirazione da Boris Johnson, conservatore inglese, già sindaco di Londra e oggi forse in corsa per sostituire Cameron. Perchè la Stampa non lo chiama 'crociato', come fa con Wilders ? Che palle,poi, con i capelli di Widers ! e se fossero anche tinti, non saranno affari suoi ? Credevamo che un giornale serio dovesse prendere in considerazione quel che c'è nella testa, non il colore dei capelli ! Ci sbagliavamo, evidentemente. Meglio i toni pettegoli, così si evita di prendere in considerazione il reale pericolo dell'invasione silenziosa dell'islam in Europa, un tema che sfugge all'attenzione dei giornaloni italiani, nessuno escluso. L'argomento è tabù, come tutte le notizie sull'Autorità palestinese che rivelerebbero ciò che realmente avviene nei territori governati da Abu Mazen e nella Gaza di Hamas.
Chi vuole informarsi legge Ugo Volli su informazione corretta.
Ma tutto il pezzo di Zatterin è un attacco totale a Wilders, con toni inaccettabili su un quotidiano che non esprima l'ideologia di un partito, come non ci risulta essere la Stampa. " Si comporta lui stesso da «dio», non esita a offrirsi di decidere i destini degli altri uomini scegliendoli e punendoli solo per il colore della pelle o la fede. Ha costruito il consenso sul conflitto, sfidando chiunque dichiarasse di credere nel dialogo quale ricetta per risolvere le tensioni etniche e religiose" O Zatterin dà i numeri, cosa che escludiamo, o il livello del giornale su cui scrive ha superato ogni misura tollerabile. Si può essere d'accordo o meno con le idee poltiche di Wilders, ma i toni da comizio elettorale è bene lasciarli alle piazze, non spalmarli in un articolo che dovrebbe informare.
Ecco il pezzo:
Il suo programma è da sempre quello di «cacciare i musulmani». Adesso, Geert Wilders lo rafforza prendendo ispirazione da Boris Johnson - un politico che ammira e col quale condivide il colore (nel caso artificiale) dei capelli - e auspicando di poter cacciare anche l'Europa dai suoi Paesi bassi. «Se sarò premier, per prima cosa convocherò un referendum per uscire dall'Unione», ha promesso mentre commentava l'inizio della fine delle difficili nozze fra Londra e Bruxelles. Difficile che diventi capo del governo, anche se quest'anno i sondaggi sulle intenzioni di voto gli hanno stabilmente attribuito fra 30 e 40 dei 150 seggi della Camera bassa Orange, gli stessi assegnati ai due principali partiti di governo messi assieme, i Liberali di Rutte e i Laburisti di Samsom. Gli altri partiti sono pronti a qualunque coalizione pur di fermarlo. Almeno a parole. Wilders si ritiene un crociato, predestinato alla guerra contro Allah. Si comporta lui stesso da «dio», non esita a offrirsi di decidere i destini degli altri uomini scegliendoli e punendoli solo per il colore della pelle o la fede. Ha costruito il consenso sul conflitto, sfidando chiunque dichiarasse di credere nel dialogo quale ricetta per risolvere le tensioni etniche e religiose. Tutto questo gli ha reso possibile un'alleanza con la Lega di Matteo Salvini, uno che vorrebbe essere come lui. Occhi di ghiaccio, cinquantadue anni, un viso da ragazzino, Wilders gira sotto scorta per la Fatwa lanciatagli da Al Quaeda nel marzo 2008, quando giurò di «odiare il mondo islamico» e affermò «la netta superiorità della cultura cristiana su quella musulmana». A chi gli chiede se non tema di creare un terremoto fra le comunità religiose offre un classico «Me ne frego!». Risposta che, secondo i sondaggi, lo rende gradito al 15-20 per cento dell'elettorato olandese. «Vogliamo essere responsabili per le scelte del nostro Paese, il nostro denaro, i nostri confini, le nostre politiche per l'immigrazione», proclama il politico che ha paragonato il Corano al «Mein Kampf» di Hitler. Vuole blindare i Paesi Bassi e non risponde mai direttamente a chi gli fa notare che la chiusura dei confmi ammazzerebbe il porto di Rotterdam, la macchina della ricchezza nazionale. «Al più presto dobbiamo esprimerci sulla partecipazione all'Unione», insiste. Giovedì mattina un sondaggio ha detto che il 55 per cento dei suoi concittadini è d'accordo sul principio. «Propaganda», dicono fonti del governo Rutte, prima di ribadire che le consultazioni popolari sono ammissibili solo sulle nuove leggi e non su quelle già in vigore. Wilders non se ne cura. Nel mondo in cui chi urla di più è il più ascoltato, lui continua imperterrito a raccogliere le simpatie fra chi teme la crisi e le migrazioni. Crocifiggendo l'Islam «totalitario» e l'Unione Europea «matrigna».
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