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Santa Mazie “Cosa mi fa molto male, pensando a questi barboni, è che loro muoiono, e che una volta morti è come se non fossero mai esistiti sulla verde terra di Dio … Beh, io li ricordo, li ricordo tutti. Forse quasi per tutti saranno nessuno, ma per me sono stati qualcuno. Io conoscevo tutti i loro nomi…” (Dal diario di Mazie Phillips-Gordon) Pubblicato in questi giorni da Giuntina, l’ultima fatica di Jamie Attenberg è la conferma del talento narrativo di una scrittrice americana che ha già riscosso enorme successo di pubblico e di critica con la sua prima opera “I Middlestein” (Giuntina), la storia commovente di una famiglia della middle class ebraica di Chicago con al centro Edie, brillante avvocata dalla mente acuta, dipendente dal cibo che porta avanti la sua lenta autodistruzione, mettendo in luce la solitudine e la fragilità dei rapporti familiari. La profonda empatia e l’umanità con cui descrive i personaggi dei suoi romanzi emergono anche nell’ultima opera, “Santa Mazie”, ispirata ad una figura femminile realmente esistita, Mazie Phillips Gordon, proprietaria del cinema Venice nel Lower East Side di Manhattan che fra gli anni Venti e Sessanta ha offerto consigli ed elargito denaro e amicizia agli homeless di New York City. Di questa donna straordinaria conosciuta come “Regina della Bowery” si parla per la prima volta nel saggio di Joseph Mitchell apparso sul New Yorker nel dicembre 1940, il testo da cui Jamie Attenberg ha tratto ispirazione per il suo romanzo. Perché “Santa Mazie”, pur avendo una struttura storica, è un’opera di fantasia che si declina fra l’immaginaria autobiografia inedita di Mazie e le interviste a personaggi che l’hanno conosciuta, anch’esse frutto della creatività della Attenberg. Documentandosi su testi dell’epoca e percorrendo le stesse strade frequentate da Mazie Phillips, l’autrice coglie in modo vivido lo spirito di quegli anni, le difficoltà economiche sopraggiunte dopo la Depressione, l’incertezza sul futuro e li racconta con prosa empatica e umana attraverso le vicende di personaggi indimenticabili. Come nel precedente romanzo anche in Santa Mazie la famiglia ha un ruolo centrale nello svolgimento della trama; dal diario di Mazie conosciamo la sorella maggiore Rosie che ha strappato sia lei che la sorellina Jeanie a un padre violento e a una madre succube delle violenze del marito. Con Rosie il rapporto è conflittuale perché Mazie è uno spirito libero che accetta con difficoltà i controlli e le restrizioni imposte dalla sorella, pur consapevole che è l’amore a dettare il suo comportamento. Rosie cresce le due sorelle assieme al marito Louis, un uomo generoso ma dedito a traffici illegali, che offre a Mazie l’opportunità di un lavoro affidandole la conduzione del Venice di cui diverrà proprietaria alla morte improvvisa del cognato. Intensa seppur fugace è la figura di Jeanie che, innamorata della danza e incapace di accettare una vita sedentaria seguirà la sua passione spezzando il cuore della buona Rosie. L’impossibilità di avere figli e la perdita improvvisa del marito trasformano Rosie in una donna disperata e nevrotica il cui disagio si manifesta nel continuo desiderio di cambiare residenza, mentre Mazie, ora a ruoli invertiti, si dedica a lei con quella abnegazione e generosità che la fanno amare da tutti i derelitti della città. Seppur ebrea di nascita Mazie è affascinata dalle monache cattoliche e nel corso della sua vita stringe amicizia con alcuni religiosi e suore cattoliche fra cui Sister Tee, una monaca piccola e magra ma instancabile nell’offrire aiuto e consolazione ai poveri, una figura struggente nata dalla penna delicata di Jamie Attenberg che colpisce il lettore per la forza delle sue convinzioni morali e religiose. Fra gli uomini che Mazie incontra e dai quali si lascia sedurre un posto speciale occupa il capitano Benjamin, un marinaio che rimane a tal punto colpito dal fascino della “Regina della Bowery” dall’inviarle cartoline dai luoghi dove approda e da ritornare di tanto in tanto a New York solo per incontrarla, nonostante la famiglia e il figlio che lo attendono. Mazie Phillips Gordon, che rivive grazie al talento narrativo dell’autrice, è una donna amante della vita, del bere, del sesso, ma anche altruista e generosa nei confronti dei diseredati, pronta a offrire denaro o una sigaretta per alleviare le sofferenze fisiche o psicologiche di quanti hanno perso tutto all’epoca della Grande Depressione. Dalle pagine di Jamie Attenberg emerge la figura di una donna che ha saputo osare, una femminista ante litteram, il cui attivismo nel sostentare le persone in difficoltà, senza distinzione di religione o razza, offre uno spunto per riflettere sui valori della solidarietà e dell’amicizia troppo spesso elusi dall’individualismo e dall’egoismo che albergano nelle nostre società moderne. “Santa Mazie” è il ritratto accurato dell’America degli anni Venti oltre che la storia appassionante e commovente di una leggendaria figura femminile. Un libro da leggere e regalare con gioia agli amici per renderli partecipi di una magnifica esperienza letteraria.
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