La strage compiuta ieri in un locale omosessuale a Orlando, in Florida, da parte di un terrorista aderente allo Stato islamico, impone una triplice riflessione.
1) Il motivo dell'attentato è il fanatismo islamico, da sempre violentemente omofobo. Come sottolinea oggi Carlo Panella in un articolo che pubblichiamo in altra pagina, sono 9 i Paesi musulmani in cui per gli omosessuali vige la pena di morte, e in tutti gli altri essere gay è in ogni caso un crimine punito con carcere e violenze. Di conseguenza una cosa deve essere chiara a tutti: sono l'islamismo e l'omofobia dominanti (proprio come l'antisemitismo) nel mondo islamico i responsabili del massacro.
2) Un secondo responsabile è la vulgata omofoba, ancora presente in Occidente. In Italia questa vulgata è espressa in primo luogo dal cattolicesimo reazionario. Ecco, per esempio, come si è recentemente espresso il fanatico Adinolfi: "Contro la legge Cirinnà bisognerebbe prendere i fucili". Qualcuno, a Orlando, lo ha ascoltato, mentre sono vane e tardive la sua condanna, smentita dalla dichiarazione precedente.
In centro, Mario Adinolfi
Un secondo esempio è quello di un attore romano, tale Alberto Mosca, che ha pubblicato un messaggio in cui invocava l'uso del napalm per sterminare i partecipanti al Roma Pride. E questo a poche ore dalla carneficina di Orlando. C'è perciò poco da stupirsi se qualcuno può imbracciare un fucile per poi mettersi a sparare contro dei ragazzi che si trovavano in un locale gay. L'omofobia è ovunque un linguaggio violento e criminalmente tollerato.
Entrambe le notizie sono riportate dalla Agenzia Stampa Gayburg, il riferimento imprescindibile per capire quandto sia diffusa ancora l'omofobia nel nostro Paese e in Occidente. Ne consigliamo la quotidiana lettura, abbonarsi è gratis, arriva via cellulare o PC: http://gayburg.blogspot.it/
Un omosessuale gettato giù da un tetto da terroristi islamici
3) Alcuni giornali italiani riportano correttamente la notizia della strage. Tra questi La Repubblica, che titola "Strage nel club gay, la firma dell'Is", Il Giornale ("Isis fa strage di gay, l'Occidente guarda la sua sottomissione", anche se tre giorni fa pubblicava un articolo violentemente omofobo, di Anna Rossi), il Corriere della Sera ("Terrore nel locale gay").
Minor spazio è concesso alla notizia da parte di altre testate. Libero non la considera una priorità, anche se pubblica un ottimo commento di Carlo Panella. Peggio fa il Fatto Quotidiano, che non solo dedica soltanto una paginetta interna, ma con il titolo "L'America spara ancora: strage nel locale gay, 50 morti e 53 feriti" attribuisce le responsabilità del fatto all'America e alla diffusione delle armi e non al terrorismo islamico (neppure citato).
La Stampa, infine, titola in prima pagina "Attacco all'America nel nome dell'Isis", ma l'immagine scelta a corredo della notizia è di rilevanza trascurabile. Ci chiediamo se invece di un locale gay si fosse trattato di una sinagoga, con 50 ebrei ammazzati e 50 feriti, la parola ebreo sarebbe anch'essa stata esclusa dal titolo? Anche in quel caso " Attacco all'America nel nome dell'Isis"? Si sarebbe accorto dell'errore anche l'ultimo cronista di cronaca appena assunto. Per fortuna il direttore Maurizio Molinari nel suo breve commento scrive " riconoscere l'identità di un simile nemico è il primo passo da compiere per poterlo battere".
Quello su cui i quotidiani sorvolano è l'odio islamico per gli omosessuali e la libertà di esprimere l'orientamento sessuale che ciascuno preferisce. Ma questo è soltanto una parte dell'odio, è l'insieme delle regole dell'islam - la Sha'ria- che, se verrà applicata come impone il Corano, distruggerà le società democratiche. Con l'aiuto di tutti i fanatici che combattono la stessa idea di progresso. Come dimostrano in Italia i cattolici reazionari.
4. Ultima riflessione, che non rivolgiamo al movimento delle donne nè al movimento Lgbti, ma direttamente alle singole persone che fanno parte, un richiamo alle responsabilità che sono sempre inviduali. E' da vili tacere, eppure è questo il comportamento delle due categorie di persone citate, come se le condizioni di vita inaccettabili nei paesi arabo-musulmani riguardassero 'altri', quindi meglio lasciar perdere, sottovalutare e tacere. Questa è complicità con una religione che cerca di distruggere libertà e giustizia che l'Occidente ha conquistato per tutti dopo secoli di lotte. Come ha scritto Molinari il primo passo è riconoscere l'identità del nemico. E' ora di dirlo a piena voce, il suo nome è islam.