Riprendiamo da SETTE di oggi, 10/06/2016, a pag. 58, con il titolo "All'ultima spiaggia (libera)", il commento di Davide Frattini.
Davide Frattini
Una spiaggia a Tel Aviv
Adesso che di anni ne ha 86 ricorda ancora quella mattina di sole del 1959, quando con un gruppo di amici si è presentato — costume e asciugamano — alla spiaggia di Herzliya, nord di Tel Aviv. Le guardie municipali hanno chiesto ai ragazzi di pagare l'ingresso come sempre, Moshe Puterman questa volta non voleva cedere a quello che gli sembrava un balzello ingiusto: scappa, viene inseguito, preso, resiste, arrestato.
«Ho detto subito che mi sembrava ingiusto dover pagare per uno spazio pubblico, non mi hanno ascoltato». Lo ha ripetuto al giudice, non lo ha ascoltato. Condannato alla multa, ha deciso di fare appello e la seconda sentenza scritta da Jacob Gavison è quella che ancora oggi permette agli israeliani di accedere a quasi tutte le spiagge nel Paese senza dover sborsare uno shekel per il biglietto. Il giudice cita tra le fonti la Mejelle, il codice civile in vigore in Palestina sotto gli ottomani, che proclamava: l'aria, l'acqua e la luce sono di proprietà collettiva e tutti possono godere liberamente dei tre elementi.
«Il dono divino della costa», continua, «e il piacere che deriva dal magnifico spettacolo del panorama e dal bagnarsi nel mare non sono dei beni che possano essere sottoposti a qualsivoglia pagamento. E tantomeno negati alle famiglie indigenti che non possono permetterseli». Addirittura Gavison sostiene che Puterman aveva agito correttamente «nell'usare la forza» per esercitare un suo diritto.
Le parole — che Puterman non ha sentito perché il giorno della sentenza aveva l'influenza — sono diventate legge nel 1964 e sono state ribadite una decina di anni fa dalla Corte Suprema che ha imposto al ministero degli Interni di multare le autorità locali che provano a far pagare il biglietto di ingresso. Moshe è considerato un eroe e un pioniere dagli ambientalisti che ancora adesso combattono in suo nome. Per lui non è abbastanza: la lotta continua fino a quando anche le (poche) spiagge a pagamento non diventeranno libere.
Per inviare la propria opinione a Sette, telefonare 02/6339, oppure cliccare sulla e-mail sottostante