Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/06/2016, a pag. 19, con il titolo "Blitz nel campo dei rifugiati, uccisi tre 007 giordani", la cronaca di Giordano Stabile.
Il regno di Giordania fino ad oggi ha retto, di fronte all'avanzata dei terroristi dello Stato islamico, grazie al sostegno e alla protezione di Israele. Un aiuto decisivo, che non impedisce però al regno hashemita di schierarsi sempre in prima fila contro Israele nelle sedi internazionali - pur intrattenendo con lo Stato ebraico sempre più vaste relazioni commerciali, economiche e ricevendo sostegno militare.
Ecco l'articolo:
Giordano Stabile
Manifestazione a favore dello Stato islamico in Giordania
Un attacco mirato, quasi un’esecuzione. È ancora un mistero chi siano i due terroristi che ieri mattina all’alba, subito dopo l’inizio del Ramadan, hanno fatto strage negli uffici dell’Intelligence giordana al campo profughi di Baqaa, periferia Nord di Amman. I sospetti del governo sono sull’Isis ma le modalità non sono quelle solite del gruppo jihadista.
Nell’attacco sono morti tre agenti dei servizi e due soldati di guardia all’ufficio. Secondo fonti locali, i terroristi sono arrivati in auto davanti all’edificio a due piani, all’ingresso del campo palestinese che ospita oltre 70 mila rifugiati. Uno è sceso e ha aperto il fuoco «con un fucile mitragliatore». Poi l’auto è fuggita a tutta velocità. Secondo un’altra ricostruzione, si sono visti due uomini «armati di bombe a mano e kalashnikov».
Il portavoce del governo giordano, Mohammed Momani, ha fatto capire che si tratta di islamisti, probabilmente dell’Isis: «Gli autori sono elementi criminali che non rappresentano la nostra religione moderata e che hanno versato sangue innocente nel primo giorno del Ramadan».
L’attacco però non è stato rivendicato e manca la «firma» dello Stato islamico, che punta sempre a far più vittime possibile, anche con l’uso di kamikaze. Il campo di Baqaa è popolato soprattutto da profughi palestinesi, la maggior parte giunti dopo il 1948 e il 1967, ma anche alcune migliaia di siriani arrivati dopo lo scoppio della guerra civile.
Amman teme che il campo sia stato infiltrato dall’Isis, che ha cellule dormienti nel Nord del Paese, al confine con la Siria. L’assalto arriva tre mesi dalla battaglia fra le forze speciali giordane e una cellula dell’Isis alla città di confine di Irbid. Sette terroristi islamisti e un agente delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi. La cellula progettava attacchi contro obiettivi militari e civili, in stile Parigi e Bruxelles.
L’Isis ha anche reclutato all’interno dei campi palestinesi decine, se non centinaia, di jihadisti che hanno combattuto in Siria. I servizi di Amman sono convinti che molti siano tornati per compiere attentati. Nei mesi scorsi ci sono state decine di arresti. Lo stesso re Abdullah ha avvertito che i gruppi estremisti sunniti «rappresentano la più grave minaccia alla stabilità» del Paese.
Il confine fra Giordania e Siria, in gran parte desertico, è ora controllato in parte dai ribelli moderati del Free Syrian Army (Fsa) e in parte dall’Isis. Le forze della coalizione anti-Isis stanno cercando di aiutare l’Fsa a occupare tutti i posti di frontiera, per evitare infiltrazioni, specie fra i profughi che bivaccano nella terra di nessuno fra i due Stati, in attesa di essere accolti. Secondo il quotidiano londinese «Times», anche le forze speciali britanniche partecipano alla battaglia per il valico di Al-Tanf, assediato dagli islamisti.
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